Snam accelera sul biometano, affidati a Rothschild e BNP Paribas i piani per la vendita controllata Bionerys

Il portafoglio della società comprende 40 impianti con una produzione attesa di 150 milioni di mc di gas green, la cessione è obbligatoria entro il 2027 per rispettare le direttive UE sul mercato dell’energia

Snam si prepara a voltare pagina sul fronte del biometano. La società ha scelto di avviare la cessione di Bioenerys, azienda controllata che si occupa di biometano. Per raggiungere questo obiettivo, si affiderà a Rothschild e BNP Paribas, che saranno incaricate di esaminare i tempi e le procedure di un'operazione che avrà un impatto significativo sul futuro del gruppo.

Le regole europee

La decisione arriva dopo l’obbligo imposto dall’Unione Europea: Bruxelles ha infatti stabilito che i gestori di reti energetiche non possono produrre direttamente gas, per garantire un mercato più aperto e concorrenziale.

L’autorità di regolazione italiana ha quindi imposto a Snam tempo fino al 2027 per uscire dal settore. Un vincolo che spiega la decisione di accelerare i tempi affidandosi a due advisor importanti come Rothschild e BNP Paribas.

Bioenerys e i suoi impianti

Oggi Bioenerys conta 40 impianti distribuiti in Italia. Di questi dieci già producono biometano partendo dai rifiuti organici, mentre gli altri trenta, provenienti dal settore agricolo e zootecnico e sono destinati a essere convertiti nel prossimo futuro.

A regime la produzione stimata è di circa 150 milioni di metri cubi di gas green all’anno. La valutazione del perimetro di vendita sarà un altro argomento che dovrà essere trattato: non è escluso che la vendita avvenga in più fasi, distinguendo le diverse tipologie di impianti.

Investimenti e prospettive

Nonostante l’obbligo di vendita, Snam non ha smesso di investire sul biometano destinando 270 milioni di euro, che salgono a 350 con i fondi pubblici, con l’obiettivo di aumentare la capacità dagli attuali 40 MW fino a 78 MW entro il 2027.

Un passaggio strategico

La vendita di Bioenerys rappresenta quindi un passaggio strategico: da un lato un lato obbligatorio per rispettare le regole europee, dall’altro occasione per valorizzare un portafoglio di impianti in crescita in un settore centrale per la transizione energetica italiana.