ICE, presentato Rapporto 2024/2025: export italiano frenato da incertezze globali, -0,4% nel 2024, €623 mld di merci esportate, +30% sul 2019
In un contesto globale segnato da nuove barriere commerciali, ICE rafforza il supporto alle imprese con 914 iniziative in 109 mercati; +8,4% l’export per le aziende assistite nel biennio 2023-24
ICE, presentato Rapporto 2024/2025: export italiano frenato da incertezze globali, -0,4% nel 2024, €623 mld di merci esportate, +30% sul 2019. È stato presentato il nuovo Rapporto ICE 2024/2025, documento che offre una visione aggiornata sull’evoluzione dell’economia globale e sul ruolo delle imprese italiane nei mercati internazionali. Ad aprire i lavori è stato il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso. A seguire, gli interventi del Presidente dell’Agenzia ICE Matteo Zoppas e del Presidente Istat Francesco Maria Chelli, che ha illustrato i principali dati contenuti anche nell’Annuario Statistico ISTAT-ICE. Le conclusioni sono state affidate al Vicepresidente del Consiglio e Ministro degli Esteri, Antonio Tajani.
Un’economia globale in rallentamento
Nel 2024 l’economia mondiale ha mostrato segnali di stabilizzazione, con un tasso di crescita del PIL pari al 3,3%, in linea con l’anno precedente. Gli scambi globali di beni e servizi sono aumentati del 3,8%, ma i primi mesi del 2025hanno segnato una brusca frenata: l’introduzione di nuovi dazi da parte della nuova amministrazione statunitense ha alimentato tensioni commerciali e incertezza sui mercati. Il Fondo Monetario Internazionale ha rivisto al ribasso le previsioni di crescita per il 2025, stimandole al 2,8%, mentre il commercio globale è atteso rallentare all’1,7%, con possibili ricadute su intere filiere produttive.
In questo contesto, l’Unione Europea ha mantenuto la leadership mondiale come principale esportatore di beni e servizi, con una quota del 16,3%, seguita da Cina (14,8%) e Stati Uniti (11,6%). Gli USA restano però il primo importatore mondiale, con una quota del 15,3% rispetto al 15% dell’UE. Nel settore manifatturiero, l’Europa ha segnato un surplus di 543 miliardi di euro, trainato soprattutto dall’industria farmaceutica, che nel 2024 ha rappresentato il 12,5% delle esportazioni dell’Unione, rispetto all’8,1% del 2015.
L’export italiano: tra flessioni e opportunità
Per quanto riguarda l’Italia, il 2024 si è chiuso con un leggero calo dell’export, pari allo 0,4%, portando le esportazioni di merci a 623,5 miliardi di euro. Nonostante la flessione, il dato è comunque in aumento del 30% rispetto al 2019. La contrazione è stata determinata principalmente dalla flessione delle vendite verso la Germania (-5%), ma anche da un rientro del picco registrato nel 2023 in mercati come Cina (-21%) e Stati Uniti (-3,6%). A bilanciare queste perdite hanno contribuito le buone performance in Arabia Saudita (+29%) ed Emirati Arabi Uniti (+20,4%), grazie alla meccanica e al settore moda. In crescita anche le esportazioni verso la Spagna (+4,6%), sostenute dai prodotti ICT e farmaceutici.
Sul fronte territoriale, la flessione è stata più marcata nel Mezzogiorno (-5,4%), nel Nord-Ovest (-2%) e nel Nord-Est (-1,5%), mentre il Centro Italia ha registrato una crescita del 4%. La Toscana ha segnato un +13,6%, trainata dalla farmaceutica e dalla gioielleria, mentre il Lazio è cresciuto dell’8,5% e l’Umbria del 5,3%. In forte calo invece le Marche (-29,7%). Il Mezzogiorno ha risentito soprattutto del crollo del comparto autoveicoli, con flessioni significative in Basilicata (-64%), Campania (-44,1%) e Abruzzo (-29%).
Il Rapporto sottolinea anche come la quota italiana nel commercio mondiale resti stabile attorno al 2,8%, con piccole variazioni nei mercati principali. Negli Stati Uniti la quota si è attestata al 2,3%, mentre in Francia è salita al 7,9%. In Germania è calata al 5,2% e nel Regno Unito al 3,9%.
L’analisi sui micro-dati condotta insieme all’Istat ha messo in evidenza che le grandi imprese hanno generato oltre la metà delle esportazioni italiane, seguite da quelle di medie dimensioni (29,9%) e da piccole e microimprese, che hanno comunque contribuito per circa un quinto. Le imprese multinazionali a controllo italiano spiegano il 40,4% dell’export, quelle estere il 33,8%. L’85,6% delle esportazioni proviene da aziende integrate nelle catene del valore globali.
Il ruolo dell’ICE: più mercati, più imprese
A fronte del contesto globale più incerto, l’Agenzia ICE ha potenziato la propria attività: nel 2024 ha aperto cinque nuovi uffici all’estero e sei punti di corrispondenza, raggiungendo un totale di 109 mercati con 914 iniziative promozionali. Gli utenti che hanno richiesto i servizi dell’Agenzia sono saliti a oltre 25.000, in aumento di oltre il 50% rispetto al 2018. Sono state inoltre promosse 22 vetrine virtuali del Made in Italy sui principali marketplace internazionali e organizzati percorsi di formazione per imprese ed export manager, coinvolgendo quasi 4.500 partecipanti in 68 iniziative.
L’impatto dei servizi ICE è stato significativo: le imprese che hanno ricevuto supporto personalizzato hanno aumentato le esportazioni dell’8,4%, mentre quelle che hanno usufruito di servizi gratuiti hanno visto un incremento del 4,1%, a fronte di performance inferiori tra le aziende non clienti dell’Agenzia.
In conclusione, il Presidente Matteo Zoppas ha sottolineato come, “nonostante le sfide poste dal contesto internazionale, l’impegno dell’ICE sia stato rafforzato per accompagnare le imprese italiane nei processi di internazionalizzazione, con un’attenzione particolare alla diversificazione geografica e alla valorizzazione delle PMI”.