Deloitte Private Equity, nel primo semestre del 2025 chiusi 249 deal, per il secondo semestre previste 221 operazioni

AI e criteri ESG guidano i trend nel Private Equity: l’84% considera l’AI nei deal, mentre il 57,1% userà fondi UE; manifatturiero, Food & Beverage e Life Sciences i settori più attrattivi del secondo semestre

Nel secondo semestre 2025, il sentiment degli operatori del Private Equity e Venture Capital in Italia si mostra più cauto rispetto all’inizio dell’anno. A pesare sono l’instabilità geopolitica e le incertezze macroeconomiche globali: oltre il 90% degli intervistati segnala effetti negativi dai conflitti in corso. Tuttavia, circa il 70% ritiene che le politiche monetarie espansive possano avere un impatto positivo sul mercato italiano nei prossimi 12 mesi.

Permane la preferenza per il credito bancario come fonte di finanziamento, anche se si segnala una progressiva apertura al private credit, che guadagna terreno rispetto al semestre precedente. Il primo semestre 2025 ha registrato 249 deal, il numero più alto mai rilevato in una prima metà dell’anno. Per il secondo semestre, Deloitte Private prevede 221 operazioni. L’86% degli operatori si aspetta una stabilizzazione o un miglioramento dell’economia italiana.

Quanto alle dimensioni delle operazioni, cresce l’interesse per i deal tra 16 e 30 milioni di euro (30,4%) e tra 51 e 100 milioni (26,8%), mentre cala quello per la fascia 31–50 milioni (16,1%).

"Le attuali tensioni e incertezze sul piano internazionale continuano a influenzare le aspettative degli operatori, rendendo il contesto più impegnativo. Allo stesso tempo, però, le attuali condizioni monetarie favorevoli e il supporto dei programmi europei come il PNRR e il Next Generation EU stanno creando spazi di manovra per nuovi investimenti e strategie di crescita", commenta Elio Milantoni, Senior Partner M&A di Deloitte. "In questo scenario complesso ma in evoluzione, il Private Equity in Italia si orienta verso una maggiore selettività, privilegiando imprese resilienti e aperte all’innovazione, con una crescente attenzione a tecnologie come l’intelligenza artificiale, ormai elemento chiave nelle scelte strategiche degli investitori".

Focus su AI, ESG e settori emergenti

Tra i trend in crescita, spiccano intelligenza artificiale e criteri ESG. L’84% degli operatori considera l’AI nei processi di valutazione, mentre il 23,1% monitora il rispetto di standard ESG già durante la due diligence. Anche le risorse europee come PNRR e Next Generation EU continuano a influenzare le strategie d’investimento: il 57,1% prevede di utilizzarle fino al 25% del portafoglio.

I settori più attrattivi del secondo semestre 2025 sono:
- Manifatturiero: 23,8% (+2,7 p.p.)
- Food & Beverage: 14% (in lieve calo)
- Life Sciences & Healthcare: 12,8% (+0,6 p.p.)

Calano invece l’interesse per ICT (11,6%), Pharma e Consumer Goods (7,9%). Geograficamente, il Nord Italia resta centrale con l’85,7% dei deal, ma crescono Centro Italia (+3,3 p.p.) e operazioni all’estero (5,4%).

Maggioranza preferita, crescita dei deal piccoli

Le operazioni di maggioranza si confermano nettamente preferite, salendo all’83,9%. Le partecipazioni di minoranza scendono al 14,3%, mentre i co-investimenti restano stabili (1,9%).

Aumentano le operazioni sotto i 15 milioni di euro (25%), mentre calano quelle oltre i 31 milioni (44,6%). Le banche commerciali restano la principale fonte di finanziamento (53,6%), ma il private credit è in forte crescita (28,6%).

Il 69,6% degli operatori prevede un aumento del valore dei portafogli nel semestre, mentre il 33,9% prevede un aumento del numero di deal. Solo l’8,9% si aspetta un calo nei disinvestimenti, in lieve aumento rispetto alla rilevazione precedente.