Renovars in crisi chiede concordato preventivo come Facile Ristrutturare: nel 2023 €38 mln di perdite
La sezione fallimentare del Tribunale, con il giudice Caterina Bordo come relatrice, ha ammesso Renovars alla composizione negoziata della crisi d’impresa: un percorso che prepara la strada a un possibile concordato preventivo
Dopo che il Tribunale civile di Roma ha approvato alcune settimane fa il piano di concordato preventivo proposto da Facile Ristrutturare, società specializzata in ristrutturazioni edilizie in difficoltà dopo la fine del Superbonus, anche la sua società madre Renovars, fondata da Loris Cherubini e Giovanni Amato, ha avviato la stessa procedura.
La sezione fallimentare del Tribunale, con il giudice Caterina Bordo come relatrice, ha ammesso Renovars alla composizione negoziata della crisi d’impresa: un percorso che prepara la strada a un possibile concordato preventivo. È stato nominato Lodovico Zocca come commissario incaricato di seguire la procedura.
Renovars ha chiuso il bilancio 2023 con una perdita superiore ai 38 milioni di euro, principalmente a causa delle svalutazioni e degli ammortamenti legati a Facile Ristrutturare. Questo ha portato il patrimonio netto in negativo per 27 milioni, con debiti pari a 20 milioni. Inoltre, il revisore EY non ha rilasciato alcun giudizio sul bilancio, evidenziando gravi incertezze sulla situazione economico-finanziaria.
Nel frattempo, il piano di concordato di Facile Ristrutturare – che sarà sottoposto al voto dei creditori entro il 30 settembre – prevede tra le entrate principali un contratto di affitto quinquennale di un ramo d’azienda al Gruppo Wow, con successiva vendita. Questa operazione servirebbe a garantire la continuità aziendale e a soddisfare, con percentuali diverse, le richieste delle varie categorie di creditori.
Il bilancio 2023 di Facile Ristrutturare si è chiuso con una perdita di 89 milioni di euro, portando il patrimonio netto in rosso per 75 milioni. Nonostante i ricavi siano cresciuti del 12%, raggiungendo i 163,6 milioni, i costi sono aumentati notevolmente fino a 238,1 milioni, a causa del blocco del mercato dei crediti fiscali e dello sconto in fattura. Solo svalutazioni e ammortamenti hanno inciso per 42 milioni.