Credem e Almed, per l'Osservatorio il 51,5% degli italiani ignora le manovre di soccorso; 1 su 5 ha fatto un corso negli ultimi 5 anni

La nuova ricerca dell’Osservatorio rivela un grave ritardo culturale nella conoscenza delle manovre salvavita e un forte desiderio di maggiore informazione da parte degli italiani

La ricerca è stata condotta dall’Osservatorio Opinion Leader 4 Future, nato dalla collaborazione tra Credem e ALMED – Alta Scuola in media, comunicazione e spettacolo dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’obiettivo è accrescere la cultura informativa sui temi rilevanti della vita. Il lavoro si è avvalso del contributo del Master Health Communication Specialist di ALMED e ALTEMS, Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari, insieme all’istituto di ricerca Bilendi.

I numeri dell’emergenza: conoscenze insufficienti

Dalla ricerca, svolta nel marzo 2025 su un campione di 500 italiani, emerge un quadro preoccupante:

  • il 51,5% degli italiani non conosce o conosce solo superficialmente le manovre di emergenza;

  • solo il 20% ha frequentato un corso di primo soccorso negli ultimi 5 anni;

  • appena il 16% si sente realmente preparato ad agire in caso di necessità.

Le disparità sono marcate anche per genere ed età: solo il 12% delle donne dichiara di conoscere bene le manovre contro il 20% degli uomini. Anche la familiarità cresce con la genitorialità: il 19% dei genitori dichiara di conoscere bene le procedure, contro il 10% dei non genitori.

Focus sulle manovre e i dispositivi più noti

Tra le manovre più conosciute figura quella di Heimlich, con una conoscenza diffusa al 62%, che però cala al 55% tra gli over 65. Più alta la familiarità tra i genitori con le manovre di disostruzione pediatrica (65%).

Quanto ai defibrillatori (DAE), il 65% ne ha “sentito parlare”, ma solo il 36% pensa di saperli usare. Il 10% dichiara di non sapere cosa siano.

Dove si informano gli italiani

I principali canali informativi sulle manovre di emergenza sono:

  • luogo di lavoro (35%)

  • social media (18%)

  • materiali informativi istituzionali (16%)

  • amici e familiari (16%)

Il 98% degli intervistati desidera maggiore copertura di queste tematiche da parte dei media e delle istituzioni. Inoltre, la metà della popolazione non ha mai partecipato a un corso di primo soccorso.

L’evento: un confronto sui linguaggi della prevenzione

I risultati della ricerca sono stati presentati mercoledì 9 aprile presso la sede dell’Università Cattolica di Milano, all’interno del ciclo di workshop “Capire, Partecipare, Agire” dell’Osservatorio.

Sono intervenuti esperti del settore sanitario e della comunicazione:

  • Andrea Scapigliati, professore associato di Anestesia e Rianimazione presso il Policlinico Gemelli e Presidente dell’Italian Resuscitation Council (IRC)

  • Sara Sampietro, coordinatrice dell’Osservatorio

  • Elisabetta Locatelli, ricercatrice e coordinatrice del Master Health Communication Specialist

  • la creator Giorgia Ginevra Nardini (@gregemamma), attiva sulla genitorialità, ha esplorato il ruolo dei mezzi digitali nella sensibilizzazione.

Le parole di luigi Ianesi

"In certe situazioni, sapere cosa fare può davvero cambiare le cose”, ha affermato Luigi Ianesi, Responsabile relazioni esterne di Credem.
Diffondere la cultura del primo soccorso è essenziale per agire rapidamente e consapevolmente quando serve e la ricerca dell'Osservatorio Opinion Leader 4 Future sulle manovre di emergenza va proprio in questa direzione: accrescere il grado di conoscenza delle persone per generare un reale impatto civile e socialePer questo motivo in Credem, attraverso l’erogazione di corsi volontari dedicati che sono risultati i più richiesti e frequentati, ci impegniamo a divulgare la conoscenza di tecniche salvavita, dalle manovre pediatriche alla rianimazione cardiopolmonare (RCP) fino all'uso del defibrillatore anche tra i dipendenti e collaboratori".

Le parole di Andrea Scapigliati

"Ci sono alcune emergenze sanitarie, che noi tecnici chiamiamo tempo-dipendenti, in cui non ci si può permettere di attendere l’arrivo degli operatori sanitari. Chi può fare la differenza tra vita e morte è chi è accanto alla vittima: un familiare, un collega, un passante”, ha dichiarato Andrea Scapigliati, professore associato di Anestesia e Rianimazione dell’Università Cattolica - campus di Roma, dirigente medico nell’Unità Operativa di Cardioanestesia e Terapia Intensiva Cardiochirurgica del Policlinico Gemelli e Presidente dell’Italian Resuscitation Council (IRC).
In Italia ci sono ottime leggi che promuovono l’apprendimento delle manovre di soccorso fin dai primi anni di scuola o nello sport; altre proposte di legge vogliono renderlo obbligatorio per ottenere la patente. I dati del sondaggio rendono ancor più urgente un percorso di costante esposizione all’apprendimento delle manovre salvavita. C’è voglia di imparare, c’è voglia di essere utili agli altri. Non perdiamo questa occasione”.

Le parole di Elisabetta Locatelli

"Questa ricerca ci consente di fare un affondo su un tema importante, che riguarda la quotidianità delle persone, ma che troppo spesso viene sottovalutato”, ha dichiarato Elisabetta Locatelli, coordinatrice scientifica del Master Health Communication Specialist.
I rispondenti hanno un'elevata percezione dell'importanza delle manovre salvavita, ma pochi le conoscono realmente. C'è ampio spazio per creare una cultura della prevenzione usando una comunicazione multicanale, che presidi canali digitali e fisici e soddisfi il bisogno di informazioni qualificate. Questo contribuirebbe anche a una possibile riduzione degli accessi in pronto soccorso, ad esempio nella fascia pediatrica, tramite una corretta informazione ai genitori”.