Chiara Ferragni, Fenice srl chiude "in perdita di qualche milione di euro nel 2023, serve aumento di capitale", entro 15 marzo assemblea degli azionisti
Nel 2022 Fenice aveva utili per 3,4 milioni di euro e ricavi per 14,3 milioni; il bilancio del 2023 non è ancora stato depositato
L’esercizio 2023 della Fenice srl di Chiara Ferragni “dovrebbe chiudersi in perdita per qualche milione di euro“. Entro il 15 marzo 2025 dovrebbe essere convocata l’assemblea degli azionisti per dare il via libera al bilancio del 2023, non ancora deposito, e ad eventuale aumento di capitale necessario per rimettere i conti in sicurezza.
Chiara Ferragni, Fenice srl chiude "in perdita di qualche milione di euro nel 2023"
Fenice Srl è l’ammiraglia della rete di imprese di Chiara Ferragni. È infatti la società che gestisce il marchio Chiara Ferragni Brand, ossia quello che vende decine di prodotti con il logo di Chiara Ferragni e soprattutto quello che collabora con le altre aziende per linee temporanee.
L’esercizio 2023 “dovrebbe chiudersi in perdita per qualche milione di euro, a singola cifra“, secondo le ultime indiscrezioni. Vista la situazione finanziaria, la ricapitalizzazione da parte dei soci potrebbe essere l’unica strada possibile. A decidere sarà Paolo Barletta, fino allo scorso anno presidente della società e primo azionista con il 40% tramite Alchimia, seguito da Chiara Ferragni con Sisterhood e dal socio di minoranza Pasquale Morgese.
Nel 2022 Fenice aveva utili per 3,4 milioni di euro e ricavi per 14,3 milioni, ma dopo il caso "Pandoro-gate" molte cose sono cambiate, con la necessità di ripensare la società in scala ridotta. Un primo passaggio per contenere i costi sarebbe stato l’abbandono degli uffici in affitto di via Turati a Milano. Ma per capire la direzione che prenderà il percorso di Fenice occorrerà attendere la prossima assemblea degli azionisti che dovrebbe tenersi entro metà marzo.
A causare il “rosso” sarebbe stato soprattutto lo scandalo del Pandoro: dalla sanzione da 400mila euro dell’Antitrust per pratica commerciale scorretta, al forte calo dei ricavi legato anche al danno reputazionale, passando per tutta una serie di cause e contenziosi. In questo contesto, Claudio Calabi, il nuovo amministratore chiamato per gestire il gruppo, potrebbe aver disposto una serie di accantonamenti per far fronte alle spese legali, alle multe e ai contratti saltati nel nel 2024.
La ripatrimonializzazione, nell’ordine di qualche milione, si renderebbe necessaria perché è altamente probabile che le perdite abbiano eroso per oltre un terzo il capitale sociale.