Senza eredi con Marcello Veneziani, presentato giovedì 7 novembre 2024 al Teatro Auditorium Angelicum a Milano

Il libro è l’epilogo coerente di una società senza padri divenuta società senza figli; questo vale a partire dagli autori e dalle loro opere

La nostra è la prima epoca senza eredi. Non riconosciamo eredità ricevute e non lasceremo eredità da trasmettere. Il tempo non è galantuomo ma smemorato: non renderà giustizia, nemmeno i posteri. Viviamo tra contemporanei senza antenati né posteri, uniti solo dal vago domicilio nello stesso tempo; non consorti, al più coinquilini occasionali. È l’epilogo coerente di una società senza padri divenuta società senza figli. E questo vale a partire dagli autori e dalle loro opere. Per reagire a questa amnesia, cancellazione ed emorragia e salvare il salvabile, Marcello Veneziani nel suo nuovo libro Senza eredi.

(Ed. Marsilio, p.320, 19 euro) ha raccolto questi ritratti di maestri, veri, presunti o controversi, grandi e piccini in un’epoca che li cancella. Il libro è stato presentato in anteorima a Milano e ora in tutta Italia. Debutto ufficiale a Roma il 14 novembre al Tempio di Adriano.
I settanta ritratti di Veneziani sono il seguito dei cento ritratti raccolti in Imperdonabili. Sono miniature di saggi, succinte biografie, ritratti non convenzionali, in vari casi sconvenienti. Li citiamo in gran parte: Ficino, Pascal, Bruno, Vico, Cuoco, Leopardi, Manzoni, Mazzini, Burke, de Maistre, Baudelaire, Proust, Kafka, Buzzati, Verga, Trilussa, Moravia, Aleramo, Tomasi, Manganelli, Rossi, Vattimo, Ratzinger, Sermonti, Cau, Dugin, Byung chul han, Miglio, Sartori, Reale, Hadot, Cacciari, Agamben, Faggin
Autori che non lasciano eredità, ma prima di loro, senza eredi sono i classici, i grandi del passato, cancellati o abbandonati. Siamo nani discesi dalle spalle dei giganti.

Senza eredi non è possibile nemmeno un pensiero nuovo, rivolto all’essenziale, in grado di superare la nostra società smemorata. La vera sciagura dell’umanità non è l’avanzata dell’Intelligenza Artificiale ma la ritirata dell’Intelligenza Umana. Non resta che ribellarsi a questa china e tentare una nuova strada che da un verso recupera il valore della tradizione e delle sue eredità e dall’altra si cimenta con le nuove sfide e i nuovi territori del pensiero. 

Con spirito critico, coraggio avventuroso e amor del vero.