Scannapieco: "Cdp è motore della crescita; Tlc, necessario accelerare sulla rete unica"

L'intervista a Dario Scannapieco, amministratore delegato di Cassa Depositi e Prestiti

Dario Scannapieco, 56 anni, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti dal 2021 (nominato dal governo Draghi) è sempre stato, come ribadisce in questa intervista «un civil servant». Per questo, già vicepresidente della Banca Europea per gli investimenti dal 2007 al 2021, attende ora con rispetto ciò che il governo Meloni deciderà sulla sua conferma. Comunque vada, è soddisfatto dei risultati ottenuti in questi anni nei quali Cdp è diventata uno strumento di intervento pubblico nell’economia decisivo per lo sviluppo del Paese: 60mila imprese e 2.400 enti della pubblica amministrazione finanziati per 1,6 punti di Pil generati in media nel biennio 2022-23.

Cdp ha chiuso il 2023 con oltre 3 miliardi di utili, un risultato record. Come vengono utilizzati questi utili?
«Il risultato è dovuto all’incremento dei tassi d’interesse, a un’attenta politica dei costi e ai dividendi delle partecipate. L’utile è destinato in parte ai dividendi per il Tesoro e in parte per rafforzare il capitale e i crediti concessi. Un aspetto, quest’ultimo, importante in un momento in cui il sistema finanziaria sta contraendo i crediti alla clientela».

Avete un ruolo importante nella realizzazione del Pnrr. Cosa si può fare per aumentare la capacità di spesa delle amministrazioni?
«Partiamo dicendo che qui ci scontriamo con una difficoltà storica dell’Italia, che oggi necessita anche di un rafforzamento della qualità delle amministrazioni locali. Detto questo, però, vediamo sul territorio un grande impegno. Come Cdp assistiamo 17 amministrazioni centrali nell’attuazione di 90 misure per un valore di circa 50 miliardi e moltissime amministrazioni locali. Sono fiducioso sull’attuazione del Piano e sono convinto che l’Italia post Pnrr sarà un Paese più competitivo, non solo per effetto degli investimenti del Piano ma anche per le riforme e le nuove procedure di spesa che esso ha introdotto».

Cdp è in prima linea anche nel Piano Mattei il programma per l’Africa lanciato dal governo che prevede 5,5 miliardi di investimenti. In cosa siete impegnati?
«Da quello che vedo sul campo, il Piano Mattei è un’iniziativa molto apprezzata, che ritengo possa portare a risultati positivi. C’è un grande desiderio d’Italia in Africa, il continente che, voglio sottolinearlo, vedrà il più forte sviluppo demografico, con la popolazione che nel 2050 sarà più che raddoppiata rispetto al miliardo e 400 milioni di persone di oggi. Per noi è importante accompagnare lo sviluppo dell’Africa, in particolare dando sostegno agli operatori privati, in una prospettiva di medio-lungo periodo».

Veniamo al riassetto delle telecomunicazioni. Cdp ha quasi il 10% di Tim e soprattutto è azionista di maggioranza di Open Fiber che deve posare la rete in fibra ottica nelle aree bianche (senza fibra ottica) entro settembre di quest’anno e nelle zone grigie (solo parzialmente coperte dalla fibra) entro il 2026. Ci sono però dei ritardi, denunciati anche dalla Corte dei Conti. Pensa che la società riuscirà a rispettare i tempi? E a che punto è il negoziato con le banche sulla ricapitalizzazione di Open Fiber?
«La rete digitale di ultima generazione è decisiva per la competitività del Paese. Ci sono state delle difficoltà nella posa della fibra nelle zone bianche e in parte in quelle grigie per la cattiva mappatura delle abitazioni. Ma il lavoro di Open Fiber sta procedendo e penso che non ci saranno ritardi per la realizzazione nelle aree grigie mentre nelle aree bianche la maggior parte dei lavori è stato completato e ci potrà essere solo qualche breve slittamento. Su Open Fiber non parliamo di una ricapitalizzazione, ma stiamo negoziando con le banche lo sblocco dell’erogazione delle ultime rate del finanziamento di 7 miliardi e lavoriamo intensamente affinché la questione venga presto risolta».

Resta fermo l’obiettivo della rete unica con la fusione tra Open Fiber e la Netco di Tim? E che tempi ha questo percorso?
«Sì, questo è un obiettivo strategico e spero che si possa aprire presto un tavolo di lavoro per trovare un assetto ottimale ed efficiente per il Paese. Prima si fa e meglio è».

Il piano industriale di Cdp Venture capital presentato di recente prevede 8 miliardi di risorse in gestione entro il 2028 di cui uno verrà destinato a investimenti sull’intelligenza artificiale. L’Italia e l’Europa sono indietro rispetto a Stati Uniti e Cina. Il nostro sistema produttivo è pronto a investire?
«Siamo un po’ indietro, è vero, ma sono ottimista. Non abbiamo ancora, né noi né gli altri Paesi europei, grandi campioni nel settore dell’intelligenza artificiale. Siamo nella fase della semina per poi raccogliere i frutti. Per questo, in linea con la strategia del Governo, si parte con un miliardo, ma siamo pronti ad accompagnare gli investimenti man mano che essi cresceranno».

Istat dice che nel 2023 la propensione al risparmio è scesa al 6,3%, il minimo dal 1995. C’è un riscontro di questo anche risparmio postale, che fa capo a Cdp?
«Il calo del risparmio non deve sorprendere perché veniamo da anni di forte inflazione e c’è un ritardo fisiologico nell’adeguamento dei salari che costringe le famiglie a intaccare i risparmi. Nel risparmio postale c’è stato un lieve calo nella raccolta, ma restiamo fiduciosi. Del resto sui nostri buoni postali c’’è la garanzia dello Stato e non esiste il rischio di perdita in conto capitale. Si tratta quindi di un prodotto competitivo».

Il suo mandato scade a maggio, le piacerebbe essere riconfermato? E con quale obiettivo?
«È una decisione che prenderanno gli azionisti. Sono e resto un civil servant. Sono soddisfatto delle cose fatte in questi tre anni in Cdp, penso in particolare al ruolo del gruppo in Europa, che ha consentito di portare in Italia più di un miliardo di euro di fondi Ue, anche a testimonianza della percezione positiva del nostro Paese nel contesto internazionale. Un ruolo confermato dalla scelta dei membri di Elti (European Long-Term Investors Association) di nominarmi, lo scorso luglio, presidente dell’associazione. Ma sono consapevole che il lavoro in Cdp non è certo concluso. Bisogna rafforzare l’attività a supporto delle Pubbliche amministrazioni per contribuire ancora di più alla realizzazione degli investimenti e quindi alla crescita del Pil».

Secondo lei, un aiuto alla crescita potrebbe venire anche dall’energia nucleare, come ha detto più volte?
«Parliamo di nucleare di quarta generazione: reattori piccoli che utilizzano le scorie delle vecchie centrali, quindi anche con un elemento di economia circolare. E più a lungo termine parliamo di nucleare da fusione. Credo che l’Italia non debba restare fuori da questi investimenti».

Fonte: Il Corriere Della Sera