Overtourism: stato d’animo o metodo scientifico? Ne hanno parlato a Firenze esperti del settore alberghiero e turistico

Il tema dell’Overtourism è di particolare attualità per città di medie-piccole dimensioni, dove gli spazi sono ridotti e le strutture ricettive si concentrano in pochi chilometri quadrati

Overturism: ne hanno parlato all’Hotel Bernini di Firenze il professor Antonio Preiti, economista, docente dell’Università di Firenze, esperto nel campo delle ricerche socio economiche con particolare attenzione alle tecnologie digitali applicate e il Presidente Federalberghi Firenze Francesco Bechi, da anni impegnato in numerose attività turistiche. Già da giovanissimo coadiuva la proprietà di cui il padre era socio ed amministratore nell’attività gestionale. (Gilli, Harry’s Bar, Hotel Tornabuoni Beacci). Nel 1994 diventa amministratore e gestore dell’Hotel Tornabuoni Beacci, sviluppando nel corso dei successivi anni un progetto volto alla crescita dell’attività alberghiera, raddoppiando nel 2010 la capacità ricettiva iniziale dell’Hotel. Nel 2006 ha acquisito il controllo dello storico locale Harry’s Bar di Firenze sviluppandone l’attività nel mantenimento della tradizione e divenendo Amministratore dello stesso. Dal 1994 partecipa attivamente al sistema sindacale Federalberghi Firenze, ricoprendo prima il ruolo di componente di Giunta, poi Vicepresidente Vicario e dal 2008 di Presidente dello stesso Sindacato, ricoprendo anche per alcuni anni il ruolo di Vicepresidente Vicario del Sindacato Regionale Albergatori della Toscana (URAT), e per vari anni quello nel Consiglio Nazionale di Federalberghi, ed ancora per 7 anni in Giunta Nazionale, dove continua a ricoprire tale ruolo per ulteriori 5 anni. Il tema dell’Overtourism è di particolare attualità per città di medie-piccole dimensioni, dove gli spazi sono ridotti e le strutture ricettive (siano esse alberghiere o case vacanze) si concentrano in pochi chilometri quadrati. Di particolare attualità perché indica un’elevata concentrazione di visitatori in città come Firenze, Venezia  e Roma e spesso “illustrato” con immagini di strade storiche ultra affollate di turisti, dove i residenti faticano a camminare o utilizzare mezzi ecologici e poco invasivi come ad esempio le biciclette. Queste rappresentazioni hanno innescato infuocate reazioni sui social media, tingendosi persino, in alcuni casi, di aperta avversione nei confronti dei turisti. Di fronte a questa situazione emerge una problematica di riconfigurazione della narrativa del turismo. Un settore che ha tradizionalmente promosso la connessione culturale e generato significativi benefici economici, ora rischia di essere percepito come una minaccia per l’integrità  delle città e la qualità della vita dei residenti. Questa percezione potrebbe avere gravi ripercussioni sulle economie locali, in particolare per quelle città  e piccoli centri che dipendono fortemente dal turismo. E’ fondamentale considerare che l’overtourism influisce non solo sui residenti, ma anche sui turisti. Se questi ultimi continuassero a frequentare una destinazione nonostante l’affollamento, ciò potrebbe indicare quanto meno la presenza di fattori compensativi. Per altro, è difficile pensare che gli ospiti di una destinazione continuino a frequentarla se la percepissero eccessivamente affollata. Questa complessità ci spinge a cercare una definizione più solida e misurabile dell’overturism, che tenga conto di molteplici variabili e comprenda una maggiore varietà di prospettive, che non il solo aspetto dell’affollamento. Un ulteriore aspetto da considerare riguarda la capacità delle singole destinazioni di gestire flussi turistici. L’organizzazione, l’infrastruttura e i servizi offerti giocano un ruolo cruciale nella percezione dell’affollamento. In assenza di una gestione efficace, anche un afflusso moderato può essere percepito come eccessivo. In questo contesto, il Report si propone di esplorare approfonditamente metodologie e indicatori oggettivi per quantificare l’overtourism, offrendo una panoramica completa e multidimensionale del fenomeno. Nel precedente convegno organizzato appena due mesi fa all’hotel Sina Villa Medici di Firenze è stato trattato l’argomento nel corso del convegno “2024 l’anno che verrà” organizzato da Federalberghi Firenze a cui hanno preso parte Michelangelo Murano di Blastness e Antonio Pezzano. In base ai dati di andamento relativi al periodo gennaio-otto­bre 2023, il primo canale di ven­dita risulta Booking.com, mentre al secondo posto si piazzano i siti ufficiali dei vari alberghi, seguiti poi da Expedia, Hotelbeds e CRO Blastness. Questo a differenza di altre destinazioni come Toscana mare e campagna, dove i siti ufficiali risultano al primo posto, seguiti da Booking.com. La de­stinazione in­fluenza dunque an­che la modalità di scelta della location per i pernottamenti. Forte l’incremento del mercato turistico garantito dagli Stati Uniti, destinato ad incrementarsi ancora nel 2024, mentre subisce una flessione il mercato interno forse anche a causa dei prezzi. Nel settore luxury hotel il Revpar dal 2019 al 2023 è cresciuto del 77%, con un calo dei volumi che va tuttavia attenzionato ed è forse connesso alle politiche tariffarie applicate. Forte aumento del valore delle prenotazioni effettuate in digitale. Il comparto a Firenze sempre nello stesso arco di tempo fa registrare un +90%. Le prospettive per il 2024 appaiono comunque in chiaro e scuro. Partiamo dagli aspetti positivi. C’è ancora un eccesso di risparmio accumu­lato nel periodo pandemico. La spesa per i viaggi è ancora una priorità. La capacità di trasporto aereo nel 2024 sarà superiore al 2019. Tasso di inflazione in (lenta) discesa. Ma ci sono anche gli aspetti critici. Crisi geopolitiche (Ucraina, Medio Oriente). Crescita molto lenta o recessione (elevato tasso di dispersione sulle previsioni. Tassi di interesse elevati per tutto il 2024. Prezzi settore travel ancora sostenuti. Incertezza rapporto Euro-Dollaro.