Huawei, $ 30 mld dal governo cinese per le fabbriche "fantasma" per aggirare l'embargo USA sulle esportazioni di chip

Secondo Bloomberg la società di Shenzen avrebbe già acquistato due stabilimenti e ne starebbe costruendo altri tre con lo scopo di evitare le restrizioni e acquistare indirettamente attrezzature americane per la produzione di chip


L’azienda informatica Huawei si trova ancora una volta nell’occhio del ciclone: secondo Bloomberg, la cui fonte è la Semiconductor Industry Association, la società di Shenzen sta tessendo una rete di fabbriche di chip "fantasma" per aggirare le sanzioni imposte dall’ex presidente Trump e inasprite da Biden.
Secondo le indiscrezioni Huawei, tramite $ 30 mld di finanziamenti statali cinesi, avrebbe già acquistato due stabilimenti esistenti e starebbe costruendo ex-novo almeno altre tre di queste fabbriche ombra, che, sotto il nome di altre società, avrebbero lo scopo di evitare le restrizioni e acquistare indirettamente attrezzature americane per la produzione di chip.
L’inserimento nel 2019 di Huawei nella lista nera delle società a cui i fornitori americani non possono spedire merci e tecnologie, è stato un duro colpo per le finanze della società che nel 2021 ha venduto il suo secondo brand di smartphone, Honor, e nel 2022 ha registrato un calo di profitto del 69% (pari a $ 5,18 mld). Oltre alle criticità legate agli hardware e alla reperibilità dei semiconduttori, a complicare il gioco è intervenuto il blocco dei servizi Google, che ha determinato un declino delle vendite dei dispositivi Huawei, che, a sua volta, ha inesorabilmente portato a ricavi dimezzati nel 2021 rispetto al 2020.

L’azienda, accusata di spionaggio, ha sempre e comunque negato di rappresentare un rischio per la sicurezza.


Microchip: vengono prodotti per il 75% in Asia e per il 10% negli USA, un rapporto che non piace all’amministrazione Biden


Il commercio con la Cina di semiconduttori e microelettronica, tecnologie quantistiche e sistemi di intelligenza artificiale era possibile solo attraverso l’emissione di speciali licenze, sospese però con l’avvento di Biden alla Casa Bianca. La strategia statunitense è chiara e mira a cambiare gli equilibri del mondo dei microchip che attualmente vengono prodotti per il 75% in Asia (e solo per il 10% negli USA).
In questa battaglia per la supremazia informatico-tecnologica tra Biden e Xi Jinping a settembre si è intromesso anche il governo olandese, che ha deciso di imporre misure di controllo sulle esportazioni dei dispositivi avanzati per produrre microchip.
All’agenzia britannica Reuters che ha chiesto delucidazioni sulla questione non hanno risposto né Huawei né l’associazione di Washington che riunisce alcuni produttori di semiconduttori; si rimane in attesa dunque di ulteriori sviluppi e di un intervento tempestivo dell’amministrazione Biden.