Rapporto EY M&A, 531 operazioni nel primo semestre 2023 (-14%), valore a € 25 mld (-25%)
L'analisi EY M&A Barometer ha evidenziato un calo del 14% nelle attività di investimento in Italia e del 25% del valore totale. Marco Daviddi (EY Italia): "L'attività di investimento in calo ma rimane solida"
Nel corso dei primi 6 mesi del 2023, l'attività di investimento in Italia risulta essere in calo rispetto a quella registrata nello stesso semestre dello scorso anno. Dall'analisi EY M&A Barometer, analisi sull’andamento dell’attività transazionale in Italia nel primo semestre 2023, si evince che sono stati registrati 531 deal con target in Italia, costituenti un volume di investimento complessivo di circa 25 miliardi di euro. Nel corso del primo semestre del 2022 (periodo record per l'attività di M&A), invece, le transazioni registrate sono state 619 per un valore complessivo di 33,6 miliardi di euro. Dallo scorso anno, si rilevano, quindi, cali del 14% in relazione al numero di operazioni e del 25% in merito al valore complessivo.
Nonostante la contrazione dell'attività di investimento, emerge che la stessa è più dinamica rispetto al periodo pre-pandemico. I settori in cui si concentra sono prodotti industriali (27% delle operazioni nel 1H 2023) e beni di consumo (17%). In lieve calo gli ambiti technology, servizi finanziari, infrastrutture e trasporti. Costanti i settori Business services (9%), Pharma Medical & Biotech (7%).
“L’attività di investimento nel nostro Paese rimane solida: il numero di operazioni registrato nel primo semestre del 2023 è pressoché pari al numero di operazioni mappate nel corso dell’intero 2020 e ammonta a quasi il doppio della media storica delle operazioni nel primo semestre in periodo pre-Covid (tra il 2016 e il 2019). Il confronto con il 2022 è da leggersi tenendo presente che gli ultimi due anni sono stati caratterizzati da un’attività M&A a livelli record, per effetto della consistente ripresa di investimenti e consumi e per la necessità di ripartire velocemente dopo i lockdown. A fronte di una riduzione dei megadeal, il mid-market continua ad alimentare l’attività di investimento, trainato dalle ampie opportunità di consolidamento che caratterizzano il tessuto industriale del nostro Paese e dalla necessità di aprire il capitale per sostenere gli investimenti necessari a riposizionare attività e operation in un nuovo scenario di mercato. Da sottolineare infine come le aziende italiane siano impegnate in un’intensa attività di investimento estero: questo trend mostra come le nostre imprese abbiano molto chiara l’importanza dell’espansione sui mercati esteri e come oggi l’attività M&A possa essere un rilevante acceleratore di questo processo” - commenta Marco Daviddi, Strategy & Transactions Managing Partner di EY in Italia.
Gli investimenti italiani all'estero
Le 111 operazioni di M&A annunciate da aziende italiane su target estere nel primo semestre 2023 costituiscono una diminuzione del 18% rispetto alle 136 registrate nello stesso periodo del 2022. Si nota, tuttavia, un aumento del 47% del valore delle operazioni, dovuto anche ad alcuni megadeal nei settori energia, servizi finanziari e farmaceutico. Si conferma il trend di nearshoring e friendshoring, con Spagna (24 operazioni), Stati Uniti (11), Germania (9) e Paesi Bassi (8) in testa alla classifica dei Paesi target per numero di operazioni M&A da parte di aziende italiane.
Il Private Equity
Il primo semestre del 2023 ha visto i fondi di Private Equity e quelli infrastrutturali mantenersi su livelli elevati grazie al fatto che il 42% delle acquisizioni in Italia è stata realizzata da questi operatori. Il valore complessivo delle operazioni ha raggiunto i 20,7 miliardi di euro, somma superiore a quella registrata nel primo semestre del 2022 e anche alla media del periodo pre-pandemico.
"I fondi di PE consolidano la loro presenza sul mercato italiano, anche se con un atteggiamento più prudente, che si concretizza in una dimensione media dei deal più contenuta, per diluire il rischio e per la pressione sulle valutazioni, penalizzate dall'incremento dei tassi di interesse che ha reso il financing delle operazioni più oneroso. Nel primo semestre specialmente i fondi con radicata presenza in Italia hanno continuato ad alimentare il flusso di investimenti, mentre i grandi fondi globali hanno avuto un atteggiamento più prudente. Ma ci aspettiamo un secondo semestre in cui questi torneranno protagonisti. I fondi sono ormai percepiti da aziende e imprenditori italiani come volano di crescita, in particolare sui mercati esteri, oltre che uno strumento per rafforzare la capacità di investimento e gestire il passaggio generazionale” – aggiunge Daviddi.
Le prospettive per i prossimi 6 mesi
“All’incertezza generata dall’attuale scenario geopolitico si è aggiunta una politica monetaria restrittiva con conseguente incremento dei tassi di interesse e del costo dei finanziamenti. Tutti questi fattori stanno determinando un allungamento dei tempi dei processi M&A e una focalizzazione su operazioni di dimensione più contenuta, al fine di limitare i rischi finanziari e operativi. Tuttavia, diversi elementi suggeriscono che il mercato M&A in Italia possa comunque registrare un livello d’attività sostenuto, seppur inferiore rispetto ai numeri record registrati nel 2021 e nel 2022. Rimane abbondante la liquidità già raccolta da investire e le imprese hanno molto chiaro che l’utilizzo della leva transazionale può essere un rilevante acceleratore dei processi di trasformazione necessari a mantenere competitività, anche tenendo conto delle tensioni commerciali sempre più accentuate tra Ovest ed Est del Globo, che richiedono veloci revisioni dei mercati in cui operare. Il PNRR rimane una straordinaria opportunità di supportare il processo di modernizzazione del nostro Paese, in particolare su tematiche specifiche, quali la trasformazione digitale, l’innovazione e la transizione energetica, specie se saprà sfruttare un effetto leva attraverso progetti in grado di coinvolgere aziende e fondi, favorendo la dinamica di investimento privato” – conclude Daviddi.