Banca Progetto, nel 2022 utile netto a €52 mln (+27%). L'ad Fioretto: "Nei prossimi 18 mesi, cambio di proprietà"

Il bilancio al 31 dicembre 2022, che il consiglio di amministrazione si appresta ad approvare, vede un utile netto di €52 mln). Fioretto: «Siamo un’azienda che fa la banca. Per questo vogliamo fare soltanto le cose che ci fanno guadagnare»

"Facciamo poche cose ma le facciamo bene». Paolo Fiorentino è arrivato in Banca Progetto nel dicembre 2018 chiamato dal fondo Oaktree che, tramite Bpl Holdco, controllava e controlla l’istituto di credito nato dalla trasformazione della Banca popolare Lecchese.
Quattro anni dopo Fiorentino esce allo scoperto. Banca Progetto, che allora aveva sede in una appartamento al quarto piano di Piazza Diaz, a Milano e non riusciva a decollare, dal settembre scorso è nella sede tirata a lucido che fu del Banco di Roma, marmi e vetrate a due passi da Piazza Affari. E guadagna.

Il bilancio al 31 dicembre 2022 che il consiglio di amministrazione si appresta ad approvare vede un utile netto di 52 milioni di euro (+27 per cento), con un Roe al 30 per cento.
«Siamo un’azienda che fa la banca. Per questo vogliamo fare soltanto le cose che ci fanno guadagnare», dice Fiorentino, un lungo passato ai vertici dell’Unicredit di Alessandro Profumo e un’esperienza più recente da amministratore delegato di Carige. Oggi si gode la sua creatura, fatta propria immagine e somiglianza: approccio molto friendly al lavoro, smartwork senza
discussioni, età media dei dipendenti di 42 anni che si abbassa fino ai 30 nella front line.
È il momento delle challenger bank e Progetto se non ha ancora vinto la propria sfida, certamente è in vantaggio.
«Mi piace definirci degli artigiani digitali – spiega Fiorentino -. La mia generazione è cresciuta con il mito della Olivetti, un’azienda che pensava al benessere dei propri dipendenti. Abbiamo cercato di fare qualcosa in questa direzione, la risposta dei dipendenti, arrivati ad essere 213, è positiva».

Digitalizzazione

Rispetto al passato, Banca Progetto è stata protagonista di un’opera di «digitalizzazione violenta», spiega Fiorentino dando le spalle all’abside profano del suo ufficio, dove dominano i simboli sacri della napoletanità calcistica, da Maradona a Kvaratskhelia: «abbiamo digitalizzato tutto il digitalizzabile e ci siamo focalizzati sulle pmi, che nell’ultimo anno abbiamo finanziato con 2,7 miliardi di euro».
Il processo di digitalizzazione ha nell’accordo con Amazon, che gestisce la struttura del cloud, il suo punto forte, ma Fiorentino negli anni ha lavorato molto anche con Mode Finance, dal 2022 acquisita da Teamsystem e con Salesforce perla Crm. Il modello di business è molto semplice e basato sulla figura degli agenti e su alcuni segmenti di interesse. In primis il finanziamento garantito alle piccole e medie imprese italiane che vengono assistite con garanzia Sace o del Mediocredito centrale (Mcc). Il secondo business è l’acquisto dei crediti Iva pro soluto, infine il factoring che sembra essere improvvisamente diventato un settore glamour per le banche italiane e la cessione del Quinto. «Ci stiamo trasformando da banca monoprodotto a piattaforma.

"La nostra vera forza è l’human touch"

Ma vogliamo rimanere specializzati, fare poche cose molto bene. Non abbiamo conti correnti, non rilasciamo carte di credito: non avremo i numeri per sostenere simili prodotti di massa.
La tecnologia per Banca Progetto è un asse irrinunciabile, ma la nostra vera forza è l’human touch, la capacità attraverso gli agenti di essere vicini ai clienti e attraverso la struttura di essere sempre aggiornati su di loro e le loro esigenze. Cerchiamo di rispondere alle loro richieste di finanziamento, in modo chiaro e soprattutto veloce. Dalla presentazione della domanda all’erogazione non passano più di tre settimane».
Singolari le evidenze sul fronte del funding. Lo strumento principale è un conto deposito che raccoglie 4,4 miliardi di euro. Di questi, 1,6 arrivano dalla Germania e 1,3 dall’Italia. Il resto soprattutto dalla Spagna e dall’Olanda.
Anche considerando i 400 milioni che arrivano dal corporate, a finanziare Banca Progetto sono soprattutto i risparmiatori esteri. E il futuro? Se tutto procederà secondo le attese, il 2024potrebbe essere l’anno del dividendo, mentre si avvicina il momento dell’uscita dal capitale di Oaktree. Nei prossimi 18 mesi la proprietà è destinata a cambiare. Cosa deciderà di fare l’azionista non è definito, ma le opportunità oggi sono due: o la cessione ad altri fondi o il breve percorso che unisce Via Bocchetto a PiazzaAffari,magari coinvolgendo management e dipendenti. Sarebbero davvero pochi passi.

Fonte: Il Corriere della Sera