Badia a Passignano, la storia millenaria dell’antica Abbazia nel cuore del Chianti Classico
Il territorio del Chianti Classico accoglie oggi alcune delle storiche tenute della famiglia Antinori come Tenuta Tignanello, Badia a Passignano e Pèppoli e la cantina Antinori nel Chianti Classico
L’Abbazia vallombrosana di Badia a Passignano, la cui storia millenaria ha segnato il paesaggio agrario e l'aspetto naturalistico del'intera zona, e le terre circostanti, oggi pregiati vigneti coltivati da Marchesi Antinori, deve la sua fama non solo italiana ma europea ai monaci vallombrosani che si dedicarono fin da epoca medioevale, alle coltivazioni arborate, dei filari di viti e olivi, con terrazzamenti e sistemazioni idrauliche dei versanti e la diffusione del bosco.
Anche le testimonianze materiali di carattere storico artistico, ampiamente diffuse in tutta l'area, sono riconducibili all'azione culturale e spirituale condotta dal monastero. Alcuni esempi di questo patrimonio sono: il borgo fortificato di Poggio al Vento con la chiesa di Sant’Andrea; il complesso di Calcinaia, borgo compatto con caratteristiche morfologiche di pendio; quello di Pugliano di origine medievale a pianta rettangolare, dove nacque il pittore Domenico Cresti, detto il Passignano; quello di Casterotto, di epoca lorenese, a pianta regolare e compatta, immerso nell'omonimo sito archeologico con reperti di epoca romana. Questo assetto storico-paesaggistico si è mantenuto sostanzialmente fino ad oggi conservando una netta peculiarità e identità rispetto al resto del territorio comunale.
Nulla rimane della primitiva abitazione della Comunità religiosa, insediata a Passignano prima dell'anno 1000 e ristrutturata dopo il 1055 dall'abate Leto a cui venne affidata la responsabilità della nascente comunità vallombrosa. Nel 1255 il monastero fu incendiato dai fiorentini e nel 1266, con l'abate Ruggero dei Buondelmonti, si iniziò la ricostruzione durata fino alla fine del secolo. Di questo periodo rimangono alcuni locali delle sottostanti cantine, che hanno volte con sottarchi databili al XIII secolo. Nel 1441 don Francesco Altoviti viene nominato abate di Passignano. A lui si deve l'inizio della ricostruzione del monastero nelle forme rinascimentali a noi pervenute. Con i lavori portati a conclusione dall'abate Isidoro del Sera (1445-1485), il monastero acquista la struttura della vera abbazia (Badia) benedettina. Il grande chiostro diviene il fulcro del complesso monastico, luogo di meditazione ed accesso agli ambienti di vita comunitaria come il refettorio e la sala capitolare. A fianco dei maestri lombardi, impegnati nelle opere di muratura, lavorarono gli scalpellini Andrea di Neri e Mariotto da Settignano, a cui si deve la lavorazione dei capitelli del chiostro, delle porte e finestre, del pulpito del refettorio, dell'arme della volta e del portale.
Nel 1472, il pittore Bernardo Rosselli dipinge due lunette sulla parete del refettorio, e sotto queste, nel 1476, i due fratelli Domenico e David Ghirlandaio eseguono la grande illustrazione dell'ultima cena. Nel XVI secolo i lavori di ristrutturazione interessarono prevalentemente la chiesa, mentre, nei secoli XVII e XVIII furono eseguiti vari lavori nell'ambito del monastero: nel 1626-7, ad esempio, si “assettò la foresteria da basso”; nel 1636-8 fu completato l'acquedotto per fornire d'acqua corrente il monastero, le stalle e l'orto; sempre nel 1638 fu rifatto e ampliato il camino della cucina quattrocentesca; nel 1755 furono chiuse le logge superiori del chiostro. Di grande pregio storico artistico la Chiesa di S. Michele Arcangelo, completata nel sec. XVI, composta da 3 cappelle affrescate rispettivamente da Domenico Cresti "il Passignano" (cappella centrale dedicata a san Michele), da Alessandro Allori (cappella di san Giovanni Gualberto, a sinistra) e da Benedetto Veli (cappella a destra, dedicata alla Vergine e ai santi Sebastiano e Atto). Nel XVI secolo l’abbazia, in cui insegnò anche Galileo Galilei, già aspirante e novizio a Vallombrosa, fu sede di una scuola di lingue orientali, scienze e matematica. Con l'ultima soppressione degli Ordini religiosi, nel 1866, il governo regio italiano incamerò tutta la proprietà della Badia compreso lo stesso monastero. Il 7 ottobre 1870, la badia di Passignano e la sua proprietà, venne messa all'asta e venduta alla nobile famiglia polacca Dziedusycki mentre la chiesa rimase proprietà demaniale.
L'aspetto di castello fortificato, con le mura merlate, le torri, come oggi si presenta la Badia, risale a dopo il 1870, quando, secondo la moda del tempo, su disegno dell'architetto Uguccioni, si volle dare un'impronta ottocentesca di villa-castello.
Dopo più di cento anni, nell'ottobre 1986, i monaci Vallombrosani sono potuti rientrare in possesso della loro antica sede e la badia, anche se con una piccola comunità, ha ripreso a vivere. Nel sottosuolo dell’Abbazia sono presenti le cantine di affinamento con le barrique, custodite e gestite con cura da Marchesi Antinori, per la produzione di Badia a Passignano. Badia a Passignano Gran Selezione è prodotto esclusivamente dalla selezione delle migliori uve Sangiovese provenienti dalla proprietà omonima situata nel cuore del Chianti Classico. I vigneti si estendono su un terreno ricco di roccia calcarea con una media dotazione di argilla ad un’altezza di circa 300 metri s.l.m. L’affinamento avviene nelle storiche cantine della Badia di Passignano del X secolo.
Tignanello nasce nel 1971 da settantaseimila cento ottantadue viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello, situata a 390 metri sul livello marino, su un terreno collinoso ricco di Alberese e Galestro. Un vino concepito come il primo Sangiovese ad essere affinato in barrique, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali (quali il Cabernet), e tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche. Tignanello è una pietra miliare. È prodotto con una selezione di Sangiovese e Cabernet. Le cantine di vinificazione, completamente rinnovate tra il 2008 e il 2009, si trovano nell’antico edificio adiacente alla villa della tenuta. Le nuove cantine di vinificazione sono state pensate per poter consentire la cura dei dettagli per poter esaltare le sfumature determinanti. La cantina storica dove si trovano le barrique di Solaia, dal classico soffitto in pietra con volte a crociera, nasce insieme alla struttura della villa padronale, risalente al XVI secolo. Tignanello e Solaia hanno cantine di vinificazione e affinamento dedicate per poter esaltare al meglio le sfumature di ciascun vino attraverso la cura di ogni dettaglio.
Solaia Toscana IGT è stato prodotto per la prima volta nel 1978, quasi per caso. Nel 1978 il Cabernet destinato al Tignanello fu di qualità eccellente e leggermente superiore in quantità. Il Marchese Piero Antinori decise così di imbottigliare la produzione in eccesso di questo vitigno in purezza, circa 3600 bottiglie. Lo stesso uvaggio è stato poi ripetuto nel 1979, mentre nelle annate successive si è unito un 20% di Sangiovese e sono state fatte alcune correzioni (a seconda delle annate) nel rapporto tra Cabernet Sauvignon e Cabernet Franc, fino ad arrivare alla composizione attuale. Solaia nasce soltanto nelle annate eccezionali e non è stato prodotto nel 1980, 1981, 1983, 1984 e 1992.
Tenuta Pèppoli si trova a cinque chilometri a nord-est di Tenuta Tignanello e si estende per una superficie totale di 100 ettari, di cui 50 sono coltivati a vigneto, da cui nasce Pèppoli Chianti Classico DOCG. La tenuta, come da tradizione, produce anche l’omonimo Olio Extra Vergine di Oliva e Pèppoli Aceto di Vino Rosso, prodotto dalla trasformazione in aceto del vino Pèppoli. I vigneti, esposti ad est - nord/est, a dispetto dell'insolita posizione, incontrano un microclima ideale: si trovano in una piccola valle che mantiene il calore, su un terreno pietroso ricco di minerali, capace di esaltare nel Sangiovese il carattere fruttato e vivace. I vigneti di Pèppoli sono coltivati principalmente a Sangiovese con una piccola quota di varietà complementari quali Merlot, Syrah e Malvasia/Trebbiano.
Nella tenuta sono presenti 27 ettari a uliveto con 5.500 piante, alcune delle quali secolari (varietà Frantoio, Leccino e Moraiolo) per la produzione dell'Olio biologico Extra Vergine di Oliva Pèppoli. La tenuta è di proprietà dei Marchesi Antinori dal 1985, anno del secentesimo anniversario dell'attività vinicola dalla famiglia. Dal 2013 le uve vengono direttamente vinificate nella cantina Antinori nel Chianti Classico. L'affinamento avviene nelle tradizionali botti grandi di rovere di slavonia ed una piccola quota in acciaio. I vigneti sono stati accuditi fin dal Medioevo dai monaci Vallombrosani. Nel 1379, quando i Guelfi furono sconfitti dai Ghibellini, il vicino monastero di Badia a Passignano venne parzialmente distrutto ed in seguito abbandonato. Le sue estese proprietà, tra le quali tenuta Pèppoli, vennero divise tra nobili fiorentini. I primi furono i Gondi e poi i Cerchi, che, nel XVI secolo, costruirono una piccola elegante cappella dedicata alla loro antenata Santa Umiliana che oggi, recentemente restaurata, è tornata al suo antico splendore.
Durante le Anteprime di Toscana 2023 appena terminate, un selezionato gruppo di giornalisti ha avuto occasione di degustare le annate 2013, 2016 e 2020 di Marchese Antinori Chianti Classico Riserva e Badia a Passignano nel corso di una cena preparata dallo chef stellato Matteo Lorenzini all’interno di Osteria a Passignano. La filosofia del ristorante, nato nel 2000 dal fortunato incontro tra la famiglia Antinori, proprietaria dei vigneti circostanti la Badia da cui nasce il suo Badia a Passignano D.O.C.G. Gran Selezione, e Marcello Crini, grandissimo conoscitore e appassionato della cultura enogastronomica toscana, è sin da subito improntata sulla ricerca della massima qualità, e la sua grande tradizione, unita alla volontà di innovare, hanno portato Osteria di Passignano a mantenere con continuità la Stella Michelin dal 2007, ponendosi come riferimento sul territorio chiantigiano. Oggi Osteria di Passignano è interprete di una cucina all’insegna dell’essenzialità, concepita in un ambiente caratterizzato dalla forte identità e tradizione. Al centro della proposta gastronomica, scandita dal ritmo delle quattro stagioni, vi è l’Orto di Badia, elemento della tradizione toscana ed espressione del valore agricolo della zona del Chianti Classico. Un orto bioattivo che segue l’innovativo metodo di coltivazione che migliora al tempo stesso la qualità nutrizionale dei prodotti e il loro gusto autentico. Situato accanto alle mura millenarie della Badia di Passignano, da qui nascono le ispirazioni e le idee per nuove creazioni e suggestioni gustative. Grazie al microclima unico l’Orto di Badia diventa l’habitat ideale per coltivazioni antiche e rare, difficilmente reperibili altrove, ma che, sapientemente utilizzate, riescono a regalare un’esperienza sensoriale unica. Allo staff guidato da Matteo Lorenzini si è aggiunta da pochi giorni la Pastry Chef Francesca Benedettelli, figura di eccellente professionalità nel mondo della pasticceria.