Moda, il settore chiude il 2022 a 92 mld (+10,5%). Carlo Capasa (CNMI): "Fatturato più alto in 20 anni, ma autunno a rischio"
Crisi energetica, il Presidente di CNMI: "Ci aspettiamo attenzione dalle forze politiche che vinceranno le elezioni, aziende rischiano chiusura"
Carlo Capasa, Presidente di CNMI (Camera Nazionale della Moda Italiana) in apertura di Milano Moda Donna dichiara: "Le previsioni per il 2023 vedono una crescita superiore a quella del 2008, il fatturato più alto del settore in 20 anni". Il Presidente in un'intervista a MFF assicura che: "La prima metà dell'anno è stata eccellente, ma sarà necessario calmierare i costi dell'energia a monte della filiera, c'è il rischio che le aziende non riescano a stare in piedi. Mi auguro che il governo possa intervenire in questa situazione".
L’industria italiana della moda, inclusi i settori collegati come occhiali, gioielli e beauty, chiuderà il 2022 con ricavi oltre i 92 miliardi di euro, in crescita del 10,5% rispetto al 2021. A tal proposito, Capasa dice che: "I ricavi che nel 2022 dovrebbero attestarsi a oltre 92 miliardi (+10,5%) rappresentano per l'industria italiana della moda non solo di un pieno recupero dei livelli pre Covid, ma il fatturato più alto mai raggiunto dal settore negli ultimi due decenni, a conferma dell'importanza che il Made in Italy ha raggiunto a livello globale".
Il primo semestre ha registrato una crescita record (+25%), ma il secondo rischia di chiudere in negativo. Le stime annuali si basano su una crescita zero per il periodo giugno-dicembre e le attese per il quarto trimestre sono negative. Infatti, il Presidente di CNMI in merito agli interventi di contenimento dell’inflazione energetica afferma: "Abbiamo lavorato benissimo con il governo in carica. Ci aspettiamo attenzione anche dalle forze politiche che vinceranno le elezioni di domenica. Chiunque vinca, infatti, non potrà non dimostrare attenzione verso il nostro settore così rilevante per l'economia del Paese".
Il business della moda italiana ha segnato un +18% anche al netto dell’aumento dei prezzi, risalendo ai livelli precedenti alla crisi finanziaria del 2008. L’export ha contribuito al risultato positivo, che nei primi 5 mesi è salito del 21,9% e del 30,2% per la moda e i settori collegati, grazie alle performance degli Stati Uniti (+59,7%), della Corea del Sud (+34,1%) e del Regno Unito (+22,3%), nonostante il rallentamento della Cina e della Russia. Tuttavia, a causa della crisi energetica le aspettative per i prossimi mesi rimandono incerte.
Nonostante il terzo trimestre possa risultare positivo, nel quarto l’assenza di interventi di contenimento da parte dell’Europa potrebbe impattare negativamente sui numeri. Inoltre, secondo l’indagine di Eurostat, le attese sull’andamento degli ordini delle imprese italiane del settore della moda, migliorate dopo l’estate del 2020, da maggio hanno smesso di crescere prima nel tessile e poi nell’abbigliamento e calzature. Nello stesso tempo anche la fiducia dei consumatori influenzata dal clima economico è diminuita.