Bain & Company presenta analisi sul comparto: nel 2021 segmento lusso +2% e comparto premium -10% rispetto a 2019

Claudia D’Arpizio, Senior Partner e Global Head of Fashion & Luxury di Bain & Company: "Si dovrebbe ritornare a livelli pre-pandemici a partire dal primo semestre del 2023"

Bain & Company ha presentato oggi, in occasione della cerimonia di apertura della 35° edizione di Milano Unica - la Fiera del tessile e dell’accessorio d’alta gamma, per abbigliamento uomo, donna e bambino punto di riferimento per il settore – un’analisi sul comparto.

Dalla presentazione è emerso che la pelletteria e le calzature hanno contribuito al recupero del comparto moda (segmenti premium e lusso), la cui crescita è stata principalmente guidata dal segmento lusso, che è riuscito a superare i livelli del 2019 (+2% 2021 vs. 2019). Rimane invece in ripresa il comparto del premium (-10% nel 2021 vs. il 2019), per cui è atteso un ritorno ai valori pre-pandemici tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2023.

“Questa”, spiega Claudia D’Arpizio, Senior Partner e Global Head of Fashion & Luxury di Bain & Company, “continua performance positiva della domanda di prodotti finiti di abbigliamento, sta contribuendo alla forte ripresa del mercato tessile. Il settore ha registrato ordini pari o già oltre i livelli del 2019 per la SS23, e ci aspettiamo un’ulteriore conferma del trend nella FW23/24. Il fatturato complessivo del comparto tessile, sostenuto appunto da un solido aumento dei volumi ma anche da un effetto prezzo legato all’inflazione, dovrebbe quindi ritornare a livelli pre-pandemici a partire dal primo semestre del 2023, circa un anno in anticipo rispetto alle attese”.

Nell’abbigliamento, Bain evidenzia una ripresa del segmento donna più veloce rispetto all’uomo. In generale, la categoria abbigliamento – sebbene in miglioramento grazie soprattutto grazie al ritorno alla vita sociale - rimane sotto i valori del 2019.

L’attuale ripresa del mercato tessile è quindi guidata innanzitutto dalla ripresa della domanda di abbigliamento formale. Il “post-streetwear” è diventato un trend mainstream grazie al cambiamento generazionale, eliminando la dicotomia casual/formale e favorendo una fusione delle tradizionali categorie casual con quelle più formali. Il “nuovo” formale – che si caratterizza con un’estetica più rilassata e materiali che valorizzano sia comfort che funzionalità – ha trovato quindi una nuova duplice collocazione, sia all’interno del leisurewear che dell’eveningwear, sancendo la crisi del formale comprato puramente per occasione d’uso lavorativa. Inoltre, il boom attuale delle cerimonie, posticipate durante la pandemia, sta contribuendo ad un forte incremento congiunturale della domanda di abiti. Nonostante ci si attenda una normalizzazione di quest’ultimo fenomeno in futuro, il nuovo abbigliamento eveningwear rimarrà comunque una componente fondamentale nel guardaroba abituale dei consumatori (ovvero oltre l’utilizzo per occasioni speciali).

Stefano Fenili, Partner Bain & Company: "Tre sfide fondamentali: ridurre i tempi di consegna, innovare l’offerta prodotti, investire in una value proposition attrattiva per reclutare nuovi talenti e formarli adeguatamente"

Il recupero del comparto tessile è tuttavia impattato anche da un altro fattore: l’attuale situazione di stress della supply chain produttiva. In conseguenza infatti del forte rimbalzo della domanda dei consumatori, e a valle di ordini di acquisto di tessuti più contenuti durante le stagioni precedenti nel 2020-2021 per smaltire le rimanenze accumulate in precedenza, i marchi di moda stanno riapprovvigionando i magazzini di tessuto, ordinando elevate quantità nelle attuali campagne vendita. Inoltre, la situazione complessa della filiera produttiva del tessile – a causa dei ritardi nell’approvvigionamento delle materie prime, dei colli di bottiglia su alcune fasi produttive come la filatura, dovute anche alla chiusura di alcune aziende/sub-fornitori durante la pandemia e alla mancanza di manodopera qualificata per servire una domanda in aumento – ha indotto i marchi di abbigliamento ad anticipare gli ordini per contenere il rischio di ulteriori ritardi nelle consegne.

Infine, il forte aumento dei costi – in particolare di materie prime ed energia – che ha un inevitabile impatto sui listini dei tessuti, sta inducendo buona parte dei brand ad anticipare e accorpare ulteriormente gli ordini, tipicamente più distribuiti e frazionati nella stagione. In questo contesto inflattivo poi, alcuni brand - principalmente nel segmento premium (e mass), e in particolar modo quelli con un’offerta più sbilanciata su varianti di tessuto continuative – non si sono limitati ad anticipare gli ordini per far fronte alla domanda attesa, ma hanno anche ordinato volumi maggiori rispetto al fabbisogno stimato (ovvero facendo over-stocking), con l’obiettivo di prevenire ulteriori rincari.

In questo scenario, con l’incremento e l’anticipo degli ordini da parte dei brand, unito ad un focus maggiore su varianti classiche/unite dovuto uno stile «più pulito» nelle attuali collezioni dei brand, al restocking magazzini (specialmente su varianti continuative) e all’incremento business cerimonia, ha prodotto un aumento congiunturale (almeno teorico) della lunghezza media delle catene in produzione. Per i prossimi anni, ci attendiamo tuttavia una normalizzazione progressiva in linea con i livelli pre-Covid (ovvero su catene medie più corte): i brand torneranno infatti ad ordinare in maniera frazionata e richiedendo maggiori personalizzazioni, spingendo i fornitori tessili ad una maggiore flessibilità e ad un’adeguata programmazione produttiva.

“Alla luce delle dinamiche che si stanno definendo, nei prossimi mesi i produttori tessili si troveranno ad affrontare tre sfide fondamentali per fidelizzare ulteriormente i propri clienti e sostenere il business: innanzitutto ridurre i tempi di consegna, riportandoli ai livelli pre-pandemia. Dovranno poi innovare l’offerta prodotti, focalizzandosi sulla ricerca e lo sviluppo di materiali innovativi (e sostenibili), adatti alle nuove occasioni d’uso ibride. Infine, dovranno investire in una value proposition attrattiva per reclutare nuovi talenti e formarli adeguatamente, sviluppando nuove capacità e competenze. Inoltre, questo scenario presenta anche un’irrinunciabile opportunità per il comparto: collaborare a livello di filiera e distretti facendo leva sull’esperienza unica e l’eccellenza dei produttori italiani per definire procedure e standard scientifici comuni per la certificazione della sostenibilità dei tessuti, che possano colmare le attuali inefficienze e la bassa attendibilità delle molteplici certificazioni esistenti. Questo permetterebbe di assicurare ulteriore impulso e rilevanza al saper fare sostenibile del Made in Italy, oltre ad offrire un notevole vantaggio competitivo verso i marchi clienti e i consumatori finali”, conclude Stefano Fenili, Partner Bain & Company.