L'immagine catturata dal telescopio spaziale Euclid sembra un’opera d’arte (e forse lo è, se esiste un Artista Supremo)

Non più credenti, peccando di orgoglio ci dirigiamo verso il superamento della condizione umana, dello stato di natura

SCRITTI APOCALITTICI

 

Sura XCI. Ash-Shams (Il sole)

  1. Per l’anima e Ciò che l’ha formata armoniosamente
  2. ispirandole empietà e devozione.
  3. Ha successo invero chi la purifica,
  4. è perduto chi la corrompe.

 

“Più di 1.500 miliardi di stelle orfane che vagano senza dimora, 29 antiche galassie che forniscono informazioni sui primi miliardi di anni dell'universo e ancora e ancora nubi di gas e polveri dai colori suggestivi, per un totale di 11 milioni di oggetti rivelati nella luce visibile e altri 5 milioni in quella infrarossa: è questo il ricco bottino del primo anno di vita del telescopio spaziale Euclid dell'Agenzia Spaziale Europea, il 'detective' dell'universo oscuro.” (ANSA).

 

Come posso non dirmi positivista, non essere d’accordo con Auguste Comte quando sostiene che l’essere umano non sarà mai in grado di trovare una risposta alle domande esistenziali?

Più progredisce la nostra conoscenza dell’universo, più i nostri cinque sensi risultano inadeguati, insufficienti.

Osservo l’immagine catturata dal telescopio spaziale Euclid: sembra un’opera d’arte (e forse lo è, se esiste un Artista Supremo).

Nulla di essenziale – o di esistenziale – ci è dato di conoscere, ma abbiamo l’assurda pretesa di considerarci padroni del nostro Destino di specie.

Race de Caïn, au ciel monte, et sur la terre jette Dieu ! (Charles Baudelaire)

Il verso di Baudelaire è più che mai attuale: modifichiamo il nostro mondo mentre 1.500 miliardi di stelle orfane vagano senza dimora.

Se abbiamo davvero una diversa consapevolezza rispetto agli altri animali – in altre parole, se abbiamo un’anima – dovremmo trascorrere l’intera nostra vita a purificarla: è perduto chi la corrompe.

 

Credo che sia questa la nostra missione: accrescere la purezza della nostra anima, per chi crede (e io lo invidio) sviluppare la scintilla divina che è in noi, “a Sua immagine e somiglianza”.

“Sura LXXXI. At-Takwīr (L’oscuramento)

  1. ogni anima conoscerà quel che avrà prodotto.

 

Quando “…la quiete della morte ha avuto la meglio sulla dolorosa concitazione della tua vita” (Edouard Levé, Suicidio), ciò che conta è soltanto il tuo percorso spirituale, come hai saputo custodire e alimentare la tua scintilla divina.

 

Abbiamo gettato via il bambino con l’acqua sporca. Non più credenti, peccando di orgoglio ci dirigiamo verso il superamento della condizione umana, dello stato di natura. L’homo sapiens è spacciato. Almeno in Occidente, è giunto a uno stadio evolutivo in cui si percepisce come una bestia al vertice della catena alimentare, un distruttore della biodiversità, un parassita. Non ci stupiamo se da questo disgusto nascerà il transumano, per i suoi sostenitori realizzazione del sogno di Friedrich Nietzsche, “l’Übermensch”, l’oltreuomo, il superuomo, per i suoi detrattori un simulacro dell’uomo. In tre parole, l’ideologia transumanista è l’esempio più recente della mostruosa volontà di potenza dell’essere umano, non a caso definito da Emil Cioran un eterno disadattato, un degenerato al vertice del mondo animale che tende in ogni modo a non identificarsi con la propria condizione, che è quella di “un devastatore che accumula misfatti su misfatti per la rabbia di vedere un insetto procurarsi agevolmente ciò che lui, con tanti sforzi, non riesce a ottenere.”

 

Mi piango ancora in vita, compiango la scomparsa di umanità che ha pervaso la nostra specie. Dividiamoci ancora una volta in razze, fazioni l’una contro l’altra armate. Armiamoci per sterminare i nostri fratelli.

 

Non so se esista un giudizio universale, è una domanda esistenziale alla quale nessun essere umano può rispondere. Ciò nonostante, io prendo molto seriamente il monito che un istante prima di morire “ogni anima conoscerà quel che avrà prodotto.” Forse sarebbe il caso che tutti noi incominciassimo a prendere molto seriamente il miracolo della nostra vita, unica, irripetibile, misteriosamente parte di ciò che è inconoscibile.

di Alfredo Tocchi. 24 maggio 2024