Alessio De Bernardi: “Il primo media è sempre la persona”

In un momento cruciale per la società e l’imprenditoria italiana, Il Giornale d’Italia ha chiesto ad un esperto l’importanza della comunicazione, delle interazioni e giuste conoscenze

Alessio De Bernardi, classe 1973, è il creatore di ADBcomunica ed esperto di media e pubbliche relazioni. Ci facciamo spiegare da lui i punti strategici della comunicazione e come questa è cambiata con la pandemia.

Quando e come ha capito che le Media e Public Relations sarebbero state il suo lavoro?

«È stato un processo lento ma che in tutte le fasi della mia vita professionale ha visto e vede tutt'ora un comune denominatore: il matching, ovvero creare relazioni tra persone, aziende o media che possano trarre un beneficio reciproco nell'incontrarsi. L'attività di media relations insieme a quella di pr si sono quindi prese per mano fin da subito anche perchè sono scaturite dal divertimento e il piacere, da parte del sottoscritto, ogni qualvolta si dava vita a un incontro proficuo. Nel momento che ho individuato un'attitudine che avevo fin da piccolo, quello di generare empatia nel raccontare storie e nel creare relazioni, ho intuito che lo strumento più utile nel fare questo erano i media e che come questi anche chi fa le pr potesse diventare un media stesso per portare a conoscere verso terzi chi rappresenta, creando opportunità tra queste. Da qui, la mia passione ed i miei studi per questo settore e le discipline che lo compongono, che sempre più risultano determinanti per i principali settori della vita pubblica e privata.»

 

In un mondo dove la comunicazione è alla base di molte attività, lei in quali ambiti opera?

«La comunicazione è alla base di tutto e non solo delle diverse filiere commerciali. Credo che questo punto sia stato messo ancora più in evidenza dopo la pandemia, dove è emerso quanto una comunicazione responsabile possa impattare nel bene come nel male anche sulla vita di ogni singolo cittadino e quindi di conseguenza su tutta la collettività, impresa e commercio compresi. Per quanto riguarda il mio percorso, i passaggi nei diversi ambiti sono stati determinati da una sana curiosità che mi ha sempre portato ad indagare e conoscere settori che mi appassionavano e che sono a loro volta diventati aree all'interno delle quali ho apportato le mie competenze. Il primo settore dove ho iniziato ad occuparmi di media relations e pr è stato quello discografico e culturale, dove erano intercettate le mie passioni di ragazzo poco più che ventenne e dove avevo intuito che le amicizie scaturite con giornalisti, dj e operatori della comunicazione musicale e culturale potevano essere capitalizzati facendoli diventare vetrine per dare visibilità agli artisti. Questo mi ha portato a far diventare una mia passione una vera e propria professione, dove ho lavorato per le maggiori major discografiche e ad essere presente per molti anni all'evento clou del mondo discografico italiano: il Festival di Sanremo. La stessa cosa in parallelo è avvenuta con molti autori letterari e per le principali case editrici. Dopo questa prima fase è stata un'altra mia passione a trasformarsi in un'area di lavoro: la politica. 

Questa fase è stata importantissima in quanto tramite un lavoro consulenziale per Regione Lombardia ho avuto le mie prime esperienze in settori fino ad allora a me distanti: istituzionali ed economici finanziari. Questa esperienza mi ha fatto maturare una consapevolezza che ancora adesso mantengo come un mantra ovvero il valore aggiunto che la creatività può apportare nelle strategie media e di pr. Da quel momento, ho intensificato sempre più la mia operatività nei settori che toccano il mondo dell'impresa, della cultura e delle istituzioni.»

 

Ultimamente in quali aree operano i suoi clienti?

«Negli ultimi anni, la mia attività di media relations e di pr si è concentrata attorno ad una figura determinante, sia da un punto di vista umano che professionale: Oscar Di Montigny, già Direttore marketing, comunicazione e innovazione di Banca Mediolanum e attualmente, sempre per lo stesso istituto di credito, chief innovability e value strategy officer, oltre che Presidente di Flowe Spa. Oscar è uno dei massimi esperti per quanto concerne il mondo della sostenibilità e dell'innovazione, dove da sempre sottolinea quanto sia impellente, ancor più dopo la pandemia, una "rivoluzione necessaria" dove la centralità dell'essere umano non dovrà mai mancare all'interno di ogni sistema sociale. Posso dire che lui è ed è stato lo strumento migliore per conoscere delle discipline determinanti come la sostenibilità e l'innovazione. Il termine ''cliente'' non mi ha mai fatto impazzire perché lo trovo riduttivo. Preferisco ''assistito''. Assistere implica un impegno e un apporto non solo tecnico ma anche umano. L'assistito, che sia un manager, un'azienda o un ente, è costituito sempre da persone ed è contemplando queste che si può donare quel valore aggiunto a delle competenze tecniche che diventeranno ancor più determinanti grazie a quella sensibilità, a quelle intuizioni e a quella creatività che permetterà di ''leggere'' e ''sentire'' meglio chi necessita della nostra professionalità. Grazie a Di Montigny tocco con mano cosa possa significare la gestione del personal branding e quanto possa essere arricchente in una direzione reciproca supportare con le proprie attività profili manageriali ed imprenditoriali che, come in questo caso, si basano su sensibilità visionarie ma allo stesso tempo pragmatiche ed impattanti. La mia attività quindi si sta sempre più direzionando nei confronti di tutte quelle realtà che hanno bisogno di dare luce alle loro direttrici innovative, sostenibili e valoriali.»

 

Cosa vuol dire media relations e pr in tempo di crisi economica e pandemica? 

«Dipende da che angolazione la si vuole vedere. Per uno come me, che ha avuto un padre imprenditore, il termine crisi non può che essere sinonimo di opportunità. Nel rispetto delle sofferenze e delle tragedie di coloro che sono state vittime di tutto ciò che ha comportato la pandemia, mi permetto di dire allo stesso tempo che è nello stato di crisi che i talenti possono emergere maggiormente e chi possiede una buona dose di creatività operativa potrà trovare una capacità di problem solving che solo nello stato di necessità reale spesso si scopre di possedere. Fare media relations e pr in questo periodo storico significa ancora di più dare in dote ai propri assistiti soluzioni veloci e allo stesso tempo intrinseche di quel senso di responsabilità e cura che permetteranno di arrivare all'obiettivo, gestendo al meglio i budget a disposizione e mantenendo allo stesso tempo tutta quella scala di valori che ancora di più in un momento di grande difficoltà non può venire a mancare.»

 

Per chi non fosse avvezzo, cosa fa di preciso l'addetto alle media relations e alle pr? 

«Chi svolge attività di media relations e pr ha un ruolo fondamentale e allo stesso tempo delicato in quanto in prima istanza agisce in rappresentanza del proprio assistito, che si tratti di un singolo soggetto come nel caso del personal branding, di un'impresa o di un ente. Dovrà quindi essere totalmente coerente con chi rappresenta, quasi a divenire lui stesso un brand di rappresentanza. Fare media relations e pr significa anche essere il perfetto intermediario per raccontare nel modo più appropriato chi si rappresenta nei confronti del mondo mediatico o di tutte quelle realtà identificate per ottenere la giusta visibilità e ottenere gli obiettivi individuati e pianificati precedentemente e con un’apposita strategia. Media relations e pr devono generare empatia, sinergia e disponibilità da parte dei media e far sì che questi si fidelizzino sempre più nel tempo. Chi svolge questa professione deve essere costantemente aggiornato su tutte quelle aree e su tutti quei settori nei quali apporta le sue competenze. Per ben rappresentare i propri assistiti è opportuno studiarli, studiarli, studiarli!»

 

Come hanno cambiato questo ruolo i social network?

«I social network a mio parere sono da intendersi come veri e propri media. Anch’essi come radio, tv e stampa sono degli amplificatori di contenuti. Rispetto ai media tradizionali hanno la peculiarità di avere delle tempistiche di divulgazione e di operatività decisamente più veloci ma non potranno sostituirsi mai alla funzione di quelli tradizionali, bensì possono essere un ottimo strumento d’integrazione e supporto. Chi svolge attività di media relations e di pr dovrà considerare sempre più i social network come una leva importante per ribadire e accentuare ulteriormente il proprio messaggio, senza però far mancare un utilizzo responsabile di questi, a maggior ragione dopo la confusione e l'incertezza emersi negli ultimi anni grazie alla pandemia e ai conflitti bellici.»

 

Cosa bolle in pentola per lei e quali saranno le evoluzioni dell’ufficio stampa?

«La pandemia ha cambiato molti paradigmi e tanto per quanto concerne la comunicazione. L’evoluzione di chi svolge queste attività è già in atto da un paio d’anni. L' approccio accentuato per via del distanziamento e delle restrizioni anti Covid ha portato successivamente alle riformulazioni di nuove forme di comunicazione e nuovi approcci sia in ambito di media relations che di pr. Chi opera in questo settore dovrà sempre più attrezzarsi e quindi stare al passo con tutte quelle tecniche necessarie per poter interagire sempre più velocemente con il digital media, mantenendo sempre una coerenza di contenuto e di linguaggio tra questo e i media tradizionali. Le stesse attività di pr hanno visto l’utilizzo di eventi in streaming e non più fisici anche nei periodi in cui non ci sono state più le restrizioni. Questo è stato vissuto inizialmente come un ostacolo per chi come me basa il suo lavoro sulle relazioni e quindi notare quanto il virtuale fosse inizialmente limitante nella prima fase di approccio, dove l’empatizzare è stato molto più difficile rispetto ad un interfacciarsi in presenza. Questo mi ha dato modo di studiare nuove tecniche e nuovi approcci per poter agire in maniera efficiente anche laddove ci si possa incontrare tramite web. Da questo, ho avvertito la necessità di creare partnership con professionisti del mondo digital ed ecco perché da un paio d’anni Fortale Digital & Media Agency è partner della mia ADBcomunica. Per il futuro, auspico ad una proposta di servizi che rientreranno in una formula di media mix, dove sempre più i media tradizionali e quelli digitali saranno integrati per dare un servizio di qualità, innovativo ed allo stesso tempo responsabile. La pandemia ha messo in discussione tante nostre certezze umane e professionali e questo mi ha portato alla riflessione e percezione che sempre più chi avrà bisogno del sostegno di queste attività sarà obbligato non solo a comunicare il proprio core business ed i propri brand ma anche i valori che li rappresentano. Ecco perché credo sempre più che un imprenditore, un manager o chi sarà a capo di un ente dovrà considerarsi prima di tutto lui stesso un brand; quindi il concetto del personal branding diventerà un'attività sempre più integrativa e un valore aggiunto che porterà valore non solo all'assistito ma che ricadrà in positivo su tutte quelle aree che lo vedrà operativo e protagonista.»