Agonia distopica della grande città civile, un tempo chiamata convenzionalmente "Milano": la discesa all'inferno della capitale "morale" d'Italia
Milano vicino all'Europa, Milano che cambi, che banche
Sparare su Milano è diventato uno sport nazionale, giustamente praticato dal resto degli abitanti del paese, la splendente capitale della finanza, dell'immobiliare spericolata (e sotto sequestro), vive in balia di orde di balordi che trovano qualunque motivo per applicare la loro legge immorale, tra furti, rapine, pestaggi, in una deriva sociale ed esistenziale che sembra non avere possibilità di una inversione di tendenza.
La città corre, corre senza apparenti motivi e verso traguardi che non si riescono a comprendere, ma corre, manager in preda a deliri da prestazione, precari, sempre più precari, professionisti sempre più poveri e una gigantesca pletora di influencer che sfruttano la povertà esistenziale e digitale per arricchirsi, in tempi poco probabili.
Milano muore nell'indifferenza dei suoi abitanti che non riescono ad immaginare un progetto comune condiviso, tra un sindaco "surrealista", assente e la politica intesa come fastidio per imprenditori-squali famelici che hanno avuto gioco facile, perché per restare qui, hai bisogno di molti soldi, e dunque da qualche parte bisogna trovarli.
Un monolocale costa come una villa con giardino nel Salento, e nei box che sono diventati "abitabili", come le portinerie, ci abitano i nuovi disperati, zombi prodotti da un'economia predatoria e incivile che insegue il mito del profitto legale e illegale, nello scontro quotidiano tra furbi e i nuovi furbetti del quartierino, nel silenzio roboante e sconfitto della politica servile.
Si scippano Rolex e Richard Mille a ripetizione, il coltello a serramanico è diventato un must dei nostri adolescenti, che individuano nel rapper delinquente, l'unico modello imitabile, per avere telefonino da un milione di euro, la lambo verde ramarro e naturalmente Rolex e Richard Mille pronti per essere rubati dai coetanei più svegli.
Uno scenario deprimente denso di omissioni con le valutazioni afasiche, del solito psicologo a gettone che ci racconta "che nel dialogo c'è la soluzione", capirete quanto possano essere significativi questi moniti.
La droga circola come un flusso instancabile che gonfia le finanze di piccoli e grandi spacciatori che, stazionano in prossimità delle discoteche alla moda e nei ristoranti, dove un crudo di pesce costa come tutto il pescato di un peschereccio di medie dimensioni, di Mazara del Vallo.
Milano vicino all'Europa, cantava il compianto Lucio Dalla, e già all'epoca (anni ottanta), parlava della fatica di stare a Milano, per inadeguatezza o perché i ricchi e i poveri volevano essere altro, ma gli ultimi, sono rimasti, come sempre, ultimi.
La città vive nell'incapacità di dare asilo a decine di migliaia di invisibili che attraversano le belle vie del centro senza fare rumore, scansati, ignorati da quelli "che stanno bene", che "ce l'hanno fatta".
Il ragazzino sequestrato da una banda di adolescenti delinquenti, nell'indifferenza natalizia di una città incapace di dare una mano, che non può fermarsi ad ascoltare quel cuore che ha definitivamente perso, schiacciato ai lustrini del circo avido dei miliardari, che pur derubati del portafoglio di Luis Vuitton, al massimo faranno semplicemente un plissè.
Tutti gli altri, studenti fuori sede, professori delle medie, pseudo impiegati con contratto a termine, amano condividere questo racconto distopico, ma solo per poter dire abito a Milano, certamente una città talmente impaurita che vieta pure il concerto di Capodanno in piazza Duomo, per le violenze ripetute e rimose di questi anni.
La Gotham City meneghina non aspetta più neppure Batman, perché di cattivi da combattere ce ne sarebbero troppi, e nell'imbarazzo della scelta anche lui finirebbe per fare un accordo, come è d'obbligo nel rito ambrosiano, avanti dunque a testa bassa verso un futuro radioso che ricorda sempre più da vicino il nostro incubo peggiore. Buon Natale