Berlusconi se ne va, ma ciò che ha lasciato resta. Nel male e soprattutto nel bene

Un superomistico, un figlio del Novecento, consumato da se stesso. Le sue sfide sono state sempre estreme, e le ha vinte quasi tutte. In politica non lascia molto, nell'industria, nel costume e nella cultura pop sì. A dispetto dei denigratori, che invece non lasciano niente.

“L’Italia è il paese che amo” e noi, dall’altra parte dello schermo: oh, cazzo… Fatte le debite proporzioni, stellari, Berlusconi era un po’ come i nostri genitori che facevano cose ai nostri occhi imbarazzanti e poi, dopo venti o trent’anni, le avresti capite, avresti capito che il paese “che amo” è questo e non si cambia. Quindi meglio dargli quello che vuole. Io avevo un padre egocentrico e forsennato che girava il mondo per commercio e quando lo rimproveravo mi guardava con un misto di divertimento e compatimento: ma perché questo figlio del cazzo non capisce? Ho capito, padre mio, adesso che ho 60 anni ho capito ma tu non ci sei più. Anche Berlusconi non c’è più e forse gli faranno funerali di stato, per la bile di Travaglio e degli altri che sull’odiarlo ci hanno fatto carriera, un modo di stare al mondo. Ma se anche non glieli fanno i funerali solenni sono in sé, nell’anima della gente che lo piange e lo rimpiange. Perché alla fine resta, come diceva lui, “l’attivo”, per dire quello che hai fatto di buono, il cattivo passa e va. Berlusconi di cose ne ha fatte, con quell’energia forsennata, superomistica, che Nietzsche aveva presagito e che avrebbe permeato il Ventesimo secolo detto, chissà perché, breve mentre invece scoppiava di eventi, di cose clamorose, di grandi uomini. Lui lo è stato nel bene e nel male, ma il male passa e va. Anche se spesso Berlusconi se n’è preso la colpa. Prendiamo la politica: di plastica, a partire da Forza Italia, ma adesso non è peggio? E se non c’era lui non ci saremmo ugualmente arrivati, dato lo zeitgeist che non risparmia nessuno? Così nella televisione commerciale. Gli uomini diversi sono croce e delizia, si prendono addosso le colpe del secolo e forse è giusto così, ma sono quelli col coraggio di rischiare, di deviare il mondo. Milano due, il quartiere svedese alle porte della metropoli, l’ha fatto da imprenditore quarantenne, un ragazzino e a Milano entrare, bucare il giro dei Pesenti, dei palazzinari nobili non era facile. Con quali capitali precisamente non si è mai saputo né si è saputo come potesse un imprenditore in erba arrivare a dirottare le linee aeree che decollavano da Linate per non disturbare i degenti del san Raffaele e i futuri inquilini della città svedese, ma lui lo ha immaginato e lo ha fatto. E a distanza di 45 anni Milano 2 è ancora un posto moderno, io figlio della metropoli lo odiavo ma i miei amici, i miei compagni di scuola ci sono rimasti anche dopo la morte dei genitori e girandola di recente ho capito perché: la città si incanaglisce, lì è tutto un viale, piscine di prati, anche l’asilo e la scuola, i portici, e i balconi sono serre che ti fanno respirare. Tutto dalla feroce genialità di un quarantenne: i suoi denigratori cosa hanno fatto?

Nel tempo li ho conosciuti tutti, ed erano solo dei parassiti. Avidi, anche: sempre pronti a gridare al caimano, al fascismo, alla dittatura, ma come facevano la fila per entrare nelle sue televisioni, nelle sue edizioni. E se glielo facevo notare, rispondevano: noi facciamo la guerra dall’interno, presidiamo la democrazia. Sì, la democrazia degli anticipi. Non ho conosciuto Berlusconi, non ho fatto parte dei clientes e non ho ricevuto un euro dalla democrazia degli anticipi ma penso di poter dire che lui conosceva me come italiano dell’Italia che non cambia. In politica non ha costruito niente, Forza Italia non è mai esistita se non come emanazione del suo potere personale, ma lui era quello che girava il mondo e, hai voglia ad addebitargli le gaffe, si infilava da protagonista. Non ha mai detto che la Merkel era “una culona inchiavabile”, fu una delle tante panzane della galassia Travaglio, ma il fatto è che era vero e di che pasta rancida fosse la Cancelliera ce ne siamo poi accorti tutti. Insieme al fresco condannato per ruberie Sarkozy, col quale deridevano Berlusconi come un parvenu. Anche la magistratura gli si è accanita si potrebbe dire per ragioni ideologiche ma anche di casta, di censo: ma chi è questo barbone che ha fatto i soldi, adesso lo mettiamo a posto noi. Ma il televisionaro e palazzinaro non era disposto a cedere e replicava furibondo e sopra le righe, anche quelle istituzionali. E giudici, comunisti e giudici comunisti impazzivano. Io ne ho scritto cose terribili per anni, poi ho conosciuto i suoi denigratori e mi sono accorto che erano peggio, molto peggio. Parassiti che non avrebbero mai lasciato niente se non la loro bava d’odio.

Berlusconi uomo del Novecento e dunque superato nel secolo seguente. Lui, il suo machismo, la sua passione per la figa, le sue smanie calcistiche. Un provinciale, dicevano, un brianzolo, ma, ecco una sintesi, le sue televisioni da una parte concentravano questo provincialismo, gli spogliarelli di Colpo Grosso, i programmi per massaie, dall’altra importavano le serie tv americane che ci aprivano gli occhi su un mondo mai proposto dalla Rai di stato. Anche lui naturalmente con le sue ambiguità e non poco pesanti o vergognose: tutto tranne che coerente o santo, un anarchico convertito all’europeismo di facciata, uno che ha determinato la politica in funzione delle sue personali convenienze. Ma non ci si venga a dire che gli altri non hanno fatto, non fanno la stessa identica cosa. Un irresponsabile, dicevano, uno che pensa ai cazzi suoi, ma di irresponsabili con cinquanta o sessantamila dipendenti, nessuno dei quali lasciato a spasso, forse avremmo più bisogno. La fibra era forte, ma lui si è consumato in parte per quella frenesia, quell’isteria novecentesca che permea di sé i diversi, i forsennati di successo, in parte per il logorio della magistratura; a dargli il colpo di grazia, si sospetta, la raffica di vaccini insufflati dalla fanatica Licia Ronzulli, ex infermiera poi sua factotum e organizzatrice di feste promossa a senatrice. Una Nemesi terrificante, ma alla vendetta degli dèi nessuno sfugge. Ronzulli è finita, fortunatamente, in disgrazia, Berlusconi se ne va a 86 anni ma la sua memoria è quella di uno che ne ha fatte di tutti i colori ma sempre con un sorriso mascalzone e bambino. Un italiano vero che sapeva il suo paese, sapeva che gli italiani in fondo lo amavano e un giorno lo avrebbero pianto senza ritegno.