La geopolitica russa: la verità dietro le parole di Amanda Sloat e la sfida all'Occidente, tra errori e sbronze imperiali

I comici russi Vovan e Lexus rivelano le incertezze di Washington sulla guerra in Ucraina. Intanto, l’Europa si dimostra sempre più incapace di affrontare le proprie sfide geopolitiche e interne, favorendo la crescita della Cina.

Il recente episodio che ha visto la comica coppia russa Vovan e Lexus prendere di mira Amanda Sloat, direttrice senior per l'Europa al Consiglio per la Sicurezza Nazionale dell'amministrazione Biden, ha sollevato un velo su alcune delle riflessioni più delicate che circondano la politica americana in Ucraina. Nel corso della conversazione, la Sloat, senza apparente volontà di provocare, ha rivelato un aspetto inquietante della strategia di Washington. La sua dichiarazione secondo cui l'invasione russa avrebbe potuto essere evitata se l'Ucraina avesse rinunciato a entrare nella NATO all'inizio del 2022 suggerisce che anche i vertici dell’amministrazione Biden riconoscono la natura strategica del conflitto e la mancanza di una vera diplomazia preventiva. Questa ammissione solleva interrogativi sul ruolo degli Stati Uniti in un conflitto che, in effetti, ha trasformato l'Ucraina in un campo di battaglia per interessi geopolitici globali, dove la sicurezza europea è stata messa in secondo piano rispetto agli imperativi politici di Washington. Come ha sottolineato Sloat, Donald Trump avrebbe probabilmente avuto un approccio diverso, meno incline ad accogliere la minaccia russa. Una riflessione che risuona forte in un’Europa sempre più dubbiosa sulla leadership degli Stati Uniti.

Il "dilemma ucraino" e la mancata neutralità

La riflessione di Sloat si concentra anche su un punto cruciale: l'Ucraina avrebbe potuto fermare la guerra con una dichiarazione di neutralità. Questo potrebbe sembrare un compromesso impossibile per alcuni, ma se lo si guarda da una prospettiva realista, la rinuncia all'ingresso nella NATO sarebbe stato un piccolo sacrificio a fronte della salvezza di migliaia di vite e della riduzione dei danni materiali. È proprio qui che si manifesta la grande frattura nelle politiche occidentali. Come sostenuto da Sloat, la scelta di spingere Kiev verso la NATO piuttosto che cercare una mediazione sincera ha avuto ripercussioni devastanti. L’amministrazione Biden, pur dichiarando di voler supportare la sovranità ucraina, ha scelto di non fermare le provocazioni nei confronti di Mosca, portando la situazione a una spirale di violenza che non solo ha destabilizzato l'Ucraina, ma ha anche avuto un impatto devastante sull'intero sistema di sicurezza europeo. Le riflessioni della Sloat sono un'ammissione che in Occidente, troppo spesso, ci si concentra più sulle ambizioni politiche che sulle reali possibilità di prevenire conflitti.

La crisi europea e la "sbornia post-imperiale"

Nel frattempo, l'Europa sta vivendo una vera e propria sbornia post-imperiale che la sta indebolendo. Non è solo un problema di politica estera, ma anche di identità interna. Ogni grande potenza europea ha affrontato il proprio declino imperiale in modo diverso, ma tutti sembrano essere intrappolati in un ciclo di frustrazione, incomprensione e paura. Il Regno Unito, dopo aver scelto la Brexit per riconquistare la propria sovranità, si ritrova oggi privo di una vera direzione. La sua crisi d'identità è come quella di un vecchio leone che non sa più dove andare, se non aggrapparsi a tradizioni ormai superate. La Francia, d’altra parte, vive una costante insurrezione interna, una sorta di scontro generazionale tra un’élite che sogna di tornare al passato e una popolazione esausta, pronta a tutto pur di trovare una via d’uscita dalla crisi sociale ed economica. I francesi sembrano impotenti di fronte alla propria decadenza storica, mentre i valori repubblicani sono più un mantra vuoto che una realtà concreta. E poi c'è la Germania, il gigante nevrotico che ha cercato di espiare le proprie colpe storiche con un suicidio industriale che ha pochi precedenti. La decisione di chiudere le centrali nucleari mentre si continuano a bruciare combustibili fossili è l'emblema di una nazione che ha smarrito il suo equilibrio e che, invece di guidare l'Europa, si è rifugiata in una burocrazia paralizzante, incapace di compiere scelte forti.

Il caso IB2: un'opportunità persa per l'Europa

Nel contesto di una politica europea incerta e una Cina in ascesa, emergono esempi paradossali di dinamiche economiche globali. Il caso della startup IB2, che ha sviluppato una tecnologia rivoluzionaria per trasformare la bauxite di bassa qualità in una risorsa utile, è un chiaro esempio di come l'Europa stia perdendo terreno. L’IB2, infatti, ha scelto di costruire la sua prima struttura in Cina, nonostante iniziali trattative con l’Occidente, semplicemente perché il supporto del governo cinese ha permesso di completare il progetto in soli 10 mesi, un’impresa che sarebbe stata impossibile altrove. La Cina, con il suo approccio pragmatista e la sua capacità di mobilitare risorse in tempi record, ha vinto su tutta la linea. L’Europa, invece, è ancora troppo lenta, troppo legata a procedure burocratiche che soffocano l’innovazione. Questo scenario sottolinea una realtà amara: mentre l’Occidente, preso dai suoi problemi interni e dalle sue divisioni politiche, perde tempo, la Cina si fa largo nel campo della tecnologia avanzata, assicurandosi la sovranità mineraria e rafforzando la propria posizione geopolitica.

La lezione che l'Occidente non vuole imparare

La sconfitta economica e geopolitica dell'Occidente non è solo una questione di diplomazia fallita o di decadenza culturale. È una questione di velocità e adattabilità, qualità che l'Europa e gli Stati Uniti stanno mostrando di non possedere. In questo scenario, la Cina ha saputo approfittare della lentezza occidentale, trasformandosi in un attore chiave in un mondo sempre più dominato da sfide tecnologiche e industriali. La geopolitica russa, da parte sua, continua a essere un elemento centrale in questo quadro, dove l'Occidente non sembra essere in grado di fare scelte lungimiranti. L'errore di fondo, che emerge dalle riflessioni di Sloat e dai fallimenti europei, è che troppo spesso si agisce senza comprendere davvero le conseguenze delle proprie azioni. E mentre l’Occidente perde tempo a litigare su questioni interne, la Cina si prepara a ridefinire l'ordine mondiale. L'Europa, più che mai, ha bisogno di rivedere le proprie priorità e di abbandonare l’autocompiacimento imperiale che la ha caratterizzata per secoli. È ora di fare i conti con la realtà: senza un cambiamento di mentalità e di approccio, la sua irrelevanza geopolitica sarà inevitabile.