Europa senza bussola: il “piano di pace” che alimenta la guerra e spinge l’ordine mondiale verso Est
Tra declino del dollaro, BRICS in ascesa e un’UE ostaggio della propria russofobia, il nuovo “piano di pace” europeo appare come l’ennesima illusione bellicista destinata a fallire.
L’asse mondiale si sposta: declino del dollaro e ascesa dei BRICS
Mentre a Bruxelles si discute di presunte “strategie di pace”, nel resto del mondo si muove una geopolitica reale, fatta di numeri e potere. Nei BRICS e nei Paesi emergenti si riduce drasticamente l’emissione di debito in dollari, con un calo del 20% in un solo anno. Il segnale è chiarissimo: la centralità del dollaro si sta erodendo. Paesi come India, Indonesia, Vietnam, Malesia ormai scambiano più tra loro che con gli Stati Uniti, mentre la Cina controlla oltre metà della catena manifatturiera globale. È la conferma che un nuovo mondo multipolare sta emergendo—e che l’Europa continua a ignorarlo.
Le nuove bolle americane: riarmo e ricostruzione come business
Gli Stati Uniti, alle prese con un debito federale colossale, hanno bisogno di nuove bolle finanziarie per sostenere il dollaro. L’AI è già gonfia, instabile, e quindi si punta altrove: riarmo e ricostruzione. Gaza e Ucraina diventano enormi cantieri geopolitici destinati a far affluire i risparmi occidentali verso un super-fondo gestito da capitali americani. L’Europa di von der Leyen, povera d’iniziativa e ricca solo dei risparmi dei propri cittadini, tenta disperatamente di sedersi al tavolo, non per idealismo: per non restare esclusa dal banchetto.
Un piano di pace senza pace: l’illusione europea
Il nuovo “piano europeo”, sbandierato come controproposta a quello di Trump, è in realtà un manifesto massimalista, scritto da tecnocrati che non pagheranno prezzi umani né politici. Nessuna neutralità, nessun limite all’esercito ucraino, porte della NATO spalancate, truppe straniere sul terreno, sanzioni automatiche contro Mosca. La parola pace non compare. Mai. Chi lo legge senza conoscere la realtà militare penserebbe a un’Ucraina vincitrice, non a un Paese in crisi demografica, economica e militare. È un testo che non mira a negoziare: mira a prolungare il conflitto.
L’Europa, un robot fuori controllo
La dirigenza europea mostra, ancora una volta, un tratto distintivo: inadeguatezza strategica. Washington, pur ostile a Mosca, ragiona secondo realpolitik. Bruxelles ragiona per istinto ideologico. L’UE è diventata un sistema automatico: un robot programmato, incapace di aggiornare il proprio software nonostante il mutato contesto globale. La sua unica colla interna è la russofobia. Senza di essa, l’Unione non saprebbe giustificare né i sacrifici economici imposti ai propri cittadini né il proprio ruolo politico.
Il ruolo di Mosca: far emergere le contraddizioni occidentali
A Mosca questo scenario non dispiace. Non perché cerchi la distruzione dell’Europa: al contrario, perché punta da anni a una semplice, chiara priorità strategica — vicinato non ostile, Stati neutrali e nessuna espansione NATO ai confini. La Russia ha interesse che le contraddizioni interne del fronte euro-atlantico emergano. E stanno emergendo: tra Trump e l’establishment americano, tra Washington e Bruxelles, tra le capitali europee e i propri elettorati.
Il nodo finale: pace o verità sul campo?
Arriviamo al punto più scomodo. Se oggi un negoziato venisse imposto dall’alto, anche quello più favorevole a Mosca, in Europa si diffonderebbe subito il mito tossico del “ci hanno fermati mentre stavamo vincendo”. Una leggenda identica a quella della “pugnalata alle spalle” tedesca del 1918. E questo mito alimenterebbe nuove tensioni, nuovi scontri, nuove illusioni militari. Per questo—e lo dico con la freddezza dell’analista, non con il cinismo del tifoso—una sconfitta chiara, visibile, indiscutibile dell’esercito ucraino potrebbe essere l’unico antidoto per evitare altre guerre future.
La pace nascerà solo dalla realtà, non dalla propaganda
Putin preferirebbe evitarlo. Washington pure. Ma l’UE, accecata dalla propria narrativa, continua a correre verso il muro. Si può costruire una pace duratura solo quando le illusioni crollano. E oggi l’unica forza capace di demolirle, tristemente, è la realtà del campo di battaglia.