Albanese al GdI sul ddl Delrio: "Antisemitismo va combattuto come Islamofobia, ma criminalizzare o punire la critica, anche dura, ad Israele per le sue azioni è incompatibile con diritto internazionale e nostro mandato"

"Criticare Israele per le condotte che tiene, e non per quello che è o la religione che professa, non significa essere antisemiti": la relatrice speciale Onu sui territori palestinesi occupati risponde all'intervista del Giornale d'Italia sul nuovo ddl Delrio che definisce "antisemita chi critica Israele e i sionisti"

L'antisemitismo è una piaga purtroppo resistente soprattutto nelle società occidentali e abbiamo tutti l'obbligo di combatterlo, così come altre forme di razzismo e xenophobia, ad esempio l'islamofobia, pure diffusa.

Chiariamo però cos'è l'antisemitismo: odio e discriminazione nei confronti degli ebrei in quanto ebrei.

Come hanno sottolineato tanti studiosi dell'antisemitismo, soprattutto ebrei, questo non ha nulla a che vedere con la critica allo stato di Israele, non per quello che è e per la religione che professa, ma per le condotte che tiene. Confondere antisemitismo con la critica allo stato di Israele è sbagliato e pericoloso per gli stessi ebrei: li si associa tutti alle politiche israeliane, al di là della loro volontà.

Il mio mandato Onu, così come quello della Commissione d'Inchiesta Onu, trovano nella critica allo stato di Israele l'esecuzione del proprio mandato (così le altre procedure speciali dell'Onu nei confronti dei rispettivi Paesi. Pensi al paradosso: criticare fortemente uno Stato Arabo rende islamofobi? O criticare lo Stato Vaticano rende anticristiani?)

Criminalizzare o punire la critica, pure dura, radicale, allo stato di Israele è incompatibile con il diritto internazionale. La critica alla condotta degli Stati è normale e accettata anche quando dura e radicale. È infatti necessaria a cambiare le politiche di uno Stato, soprattutto quando questo si pone in rottura con la giustizia internazionale, come Israele fa.