Russia e Cina lasciano passare la Risoluzione 2803: una vittoria apparente che pesa solo sugli USA
L’astensione di Mosca e Pechino sorprende molti osservatori, ma dietro c’è un calcolo strategico: congelare il conflitto, limitare Israele e scaricare su Washington la gestione di un piano inattuabile.
La coerenza strategica di due potenze globali
Da sempre Russia e Cina seguono una linea di politica estera fondata sulla tutela degli interessi nazionali e sulla continuità delle scelte. Non stupisce quindi che, a differenza dell’Occidente fluttuante, i due Paesi mantengano una fermezza prevedibile nelle crisi internazionali. Proprio per questo la decisione di astenersi sulla Risoluzione ONU 2803, ispirata al piano statunitense per Gaza, è apparsa a molti come una deviazione inattesa.
Un “successo” americano dal valore puramente simbolico
La Risoluzione 2803, approvata senza veti, è stata salutata da Washington come un trionfo diplomatico. Eppure il testo, più vicino ai desideri americani che a una soluzione realistica, presenta un problema evidente: la sua inapplicabilità. L’idea di dispiegare una forza internazionale incaricata di stabilizzare Gaza e disarmare la Resistenza è difficilmente credibile, soprattutto perché nessun Paese arabo vuole assumersi un ruolo percepito come pro-israeliano. Come osservato dal rappresentante russo Nebenzya, il piano è un autentico “gatto nel sacco”: un progetto di cui solo gli Stati Uniti saranno chiamati a rispondere quando si rivelerà impraticabile.
Uno stallo che cambia poco per la resistenza ma molto per Israele
La presenza eventuale di una missione internazionale non indebolirebbe la Resistenza palestinese, che già opera con successo in un ambiente urbano favorevole, ma limiterebbe invece le opzioni di Tel Aviv, costretta a confrontarsi con osservatori esterni e a ridurre la propria libertà di manovra. Il risultato probabile è un congelamento della situazione attuale, con una Gaza divisa de facto tra aree sotto influenza israeliana e zone controllate dalla Resistenza. Un equilibrio precario che permette a Israele di prepararsi al fronte nord, dove la possibilità di un nuovo conflitto con Hezbollah rimane concreta.
La guerra in ucraina e il ritorno della geopolitica reale
Nel frattempo, la decisione di Moscа all’ONU va letta in parallelo con l’evoluzione del conflitto ucraino. Mentre Macron e Zelensky firmano accordi miliardari che l’Ucraina non ha modo di finanziare, il fronte racconta un’altra storia: l’avanzata russa prosegue, e l’Europa mostra un distacco drammatico dalla realtà militare. Le istituzioni europee parlano di sostegno illimitato a Kiev, ma non riescono neppure a gestire la crisi energetica e industriale che esse stesse hanno generato, mentre la corruzione ucraina, ormai incontestabile, erode qualunque fiducia residua nei suoi vertici.
L’ombra di una nuova yalta tra Russia e stati uniti
È in questo contesto che matura la scelta di Mosca e Pechino: lasciare gli Stati Uniti da soli a gestire il Medio Oriente, mentre la guerra in Ucraina procede verso un esito sfavorevole a Kiev. Quando il conflitto giungerà al suo epilogo, Washington e Mosca dovranno tornare a parlarsi, e sarà inevitabile ridefinire sfere d’influenza in un mondo che ha ormai abbandonato l’illusione dell’unipolarismo. Gli USA sono consapevoli che, prima o poi, servirà un confronto diretto con la Russia. Ed è per questo che il silenzio americano sugli scandali ucraini non sorprende: nessuno vuole bruciare un alleato che potrebbe servire ancora qualche mese.
Perché mosca e pechino hanno lasciato fare
La scelta di non porre il veto non è un segno di debolezza, ma un calcolo: consentire agli USA una vittoria diplomatica vuota, bloccare Israele in uno stallo operativo, preservare la propria credibilità internazionale, concentrare le energie sul fronte davvero decisivo: l’Europa orientale.
Alla fine, quando la Risoluzione 2803 mostrerà tutti i suoi limiti, il “gatto nel sacco” sarà americano. E il mondo avrà avuto un’altra conferma che, nel caos globale, solo Mosca e Pechino mantengono una strategia coerente e di lungo respiro.