Corruzione Ucraina, Kuleba: ”Zelensky mi ha estromesso perché troppo popolare e indipendente, bene le inchieste, presto elezioni per nuovo reset”
L'ex ministro degli esteri Kuleba ha dichiarato che Zelensky l'avrebbe estromesso perché troppo popolare e indipendente. Egli ritiene, inoltre, che le inchieste della Nabu possano essere una svolta positiva per il paese: "Presto elezioni per un nuovo reset”
Nel pieno dello scandalo sulla corruzione, con perquisizioni contro l’ex potentissimo Andriy Yermak e ministri rimossi per tangenti da 100 milioni, l’ex ministro degli Esteri Dmytro Kuleba rompe il silenzio e accusa Zelensky: “Sono stato estromesso perché troppo popolare e non disposto a obbedire”. Allo stesso tempo, definisce le inchieste “un segno di vera democrazia” e prevede elezioni anticipate appena ci sarà una tregua.
Corruzione Ucraina, Kuleba: ”Zelensky mi ha estromesso perché troppo popolare e indipendente, bene le inchieste, presto elezioni per nuovo reset”
Dmytro Kuleba ricorda il momento in cui ha compreso che la sua avventura da ministro stava per finire: “Un giorno venne pubblicato un sondaggio, ero un punto sopra Zelensky. Tornai a casa e dissi a mia moglie: ‘Cara, sto per essere cacciato’”. Quattro mesi dopo, il volto internazionale di Kiev non era più alla guida della diplomazia. Il presidente parlò di un rimpasto per “rafforzare alcune aree”, ma per Kuleba la ragione è un’altra: “Zelensky aveva deciso di mettere l’intera politica estera in un’unica mano, quella di Andriy Yermak”, l’ex capo dell’Ufficio presidenziale ora travolto dalle inchieste. Kuleba non ne fa un mistero: “Sono stato fatto fuori perché troppo popolare e indipendente. Un ministro degli Esteri deve poter avere la propria opinione, non essere un esecutore”.
Paradossalmente, proprio Kuleba — vittima del sistema di potere che denuncia — dice di vedere uno spiraglio positivo nelle inchieste: “Ho provato soddisfazione. L’Ucraina ha finalmente istituzioni capaci di arrivare a chiunque, senza riguardo al ruolo. Nessuno è intoccabile. È uno sviluppo positivo”. E difende il nuovo mediatore al posto di Yermak, Rustem Umerov:
“È stato interrogato solo come testimone. Non è indagato”.
Sul fronte diplomatico, Kuleba conferma che gli Stati Uniti stanno spingendo per elezioni anticipate: “Se me lo avesse chiesto sei mesi fa avrei detto che l’interesse per il voto era zero. Ora gli ucraini percepiscono il bisogno di un reset. Se ci sarà la tregua si andrà al voto subito”. Quanto ai negoziati, resta cauto: “Niente è deciso prima che tutto sia deciso. La diplomazia funziona così: si mettono tra parentesi i nodi irrisolti e si mandano ai leader”.
Uno di quei nodi è la cessione territoriale: “L’unica formula accettabile è la cessazione delle ostilità sulla linea del fronte, continuando a trattare. Nessun leader può firmare la perdita giuridica dei nostri territori”. Sulle garanzie di sicurezza, Kuleba smonta le illusioni: “‘In stile articolo 5’ è una frase fuorviante. Se significa aiuti militari, sta già accadendo. Se significa che altri combatteranno per noi, sarebbe una novità storica”. Il vero nodo è la percezione americana: “Gli Usa ragionano così: la Russia controlla i territori, l’Ucraina non ha le risorse per riprenderli,quindi bisogna trattare su questa base. Non condivido questa logica, ma è così che vedono il mondo”.
Putin e Zelensky, le loro mosse secondo Kuleba
Kuleba conferma che per Mosca il tempo gioca a favore: “Putin pensa che col tempo otterrà ciò che vuole, quindi non sente il bisogno di fare concessioni”. E avverte l’Europa: “Il lato militare della Nato sa che ci stiamo muovendo verso la guerra. La parte politica non vuole riconoscerlo. La Russia sta preparando un attacco. E più Putin dice il contrario, più dovreste credermi”.
Alla fine, Kuleba lascia aperti due scenari sul futuro del presidente ucraino:
“Se anche non venisse rieletto, Zelensky avrà comunque un futuro. Che piaccia o no è una figura di statura storica. Non serve una carica per far valere la sua voce”. Con le inchieste che avanzano, ministri cacciati, funzionari perquisiti e l’élite politica in subbuglio, l’Ucraina entra in una fase critica che somiglia sempre di più ad una resa su tutti i fronti.