Venezuela, Alberto Trentini riceve visita in carcere da ambasciatore italiano Giovanni De Vito, lui: "Sta meglio, ma dobbiamo liberarlo"

Nuova visita dell’ambasciatore De Vito ai detenuti Trentini e Burlò in Venezuela: pressioni diplomatiche italiane in aumento per ottenere chiarimenti e il loro rilascio

L'ambasciatore italiano in Venezuela, Giovanni De Vito, si è recato in visita consolare nel carcere in cui è detenuto da oltre un anno il cooperante Alberto Trentini. Da mesi è cresciuta la preoccupazione generale nei confronti di quest'ultimo, ma il diplomatico ha rasserenato gli animi: "Ora sta meglio, ma dobbiamo continuare a fare tutti gli sforzi possibili per liberarlo e rimpatriarlo".

Venezuela, Alberto Trentini riceve visita in carcere da ambasciatore italiano Giovanni De Vito, lui: "Sta meglio, ma dobbiamo liberarlo"

Prosegue l’azione diplomatica italiana per ottenere il rilascio dei connazionali detenuti in Venezuela. L’ambasciatore d’Italia a Caracas, Giovanni De Vito, ha effettuato oggi una nuova visita consolare al cooperante Alberto Trentini, detenuto da oltre un anno nel penitenziario di El Rodeo I. Durante l’incontro, De Vito ha potuto vedere anche un altro cittadino italiano, l’imprenditore torinese Mario Burlò. La Farnesina ha riferito che Trentini è apparso in condizioni di umore migliori rispetto alla visita precedente, un segnale interpretato come un lieve miglioramento della sua situazione psicologica dopo mesi di incertezza.

La visita rientra nella strategia politica e diplomatica portata avanti da tempo dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni e dal ministro degli Esteri Antonio Tajani, impegnati nel tentativo di ottenere la liberazione di tutti i cittadini italiani detenuti in Venezuela in circostanze ritenute arbitrarie. Le pressioni italiane si sono intensificate negli ultimi mesi, in parallelo al progressivo deterioramento delle condizioni dei detenuti e alla mancanza di chiarezza sulle accuse mosse nei loro confronti.

Alberto Trentini, 46 anni, era partito per il Venezuela nell’ottobre 2024 per lavorare con l’organizzazione umanitaria Humanity & Inclusion. La sua famiglia venne a conoscenza dell’arresto il 15 novembre dello stesso anno, ma le autorità venezuelane non hanno mai formalizzato in modo trasparente i capi d’accusa. Secondo quanto riferito dal cooperante all’ambasciatore, sarebbe accusato di cospirazione contro lo Stato e terrorismo: accuse gravissime ma mai accompagnate da prove pubbliche o un procedimento giudiziario regolare. Da oltre un anno i contatti con i familiari sono stati ridotti a pochissime brevi telefonate, circostanza che ha aggravato l’angoscia dei parenti e alimentato ulteriori preoccupazioni in Italia.

Durante la stessa missione consolare, De Vito ha incontrato anche Mario Burlò, imprenditore arrestato nel 2024 e da tempo privo di comunicazioni regolari con l’Italia. Burlò era già stato al centro di un caso giudiziario in patria, dal quale è stato completamente assolto dalla Corte di Cassazione. La sua detenzione in Venezuela resta invece avvolta da opacità.

La Farnesina ha confermato che l’impegno diplomatico proseguirà senza sosta, con l’obiettivo di ottenere garanzie legali e, soprattutto, la liberazione dei due connazionali.