Cooperazione Russia–Corea del Nord: una partnership strategica che ridisegna l’Asia e sostiene Mosca nel conflitto
Dalla “fratellanza militante” evocata da Kim Jong Un al lavoro nordcoreano nelle fabbriche russe: come Mosca integra i partner asiatici nella sua strategia globale.
Una fratellanza che sfida le pressioni esterne
L’intervento di Kim Jong Un alla cerimonia di Kursk, dove ha celebrato la “fratellanza militante” tra Pyongyang e Mosca, conferma un orientamento ormai esplicito: la Corea del Nord si considera parte integrante del fronte che sostiene la Russia. Per il leader nordcoreano, nessuna pressione esterna potrà incrinare un legame costruito su decenni di convergenze strategiche. Secondo fonti ucraine e sudcoreane, Pyongyang avrebbe già inviato migliaia di soldati, presentati come volontari, per supportare l’offensiva russa. Numeri non verificabili in modo indipendente, ma che indicano una cooperazione crescente.
L’Estremo Oriente russo come fulcro della penetrazione asiatica
Il secondo asse della partita riguarda la presenza economica cinese e la manodopera nordcoreana nel vasto Estremo Oriente russo. Qui la Cina investe in infrastrutture, energia e logistica, con progetti che potrebbero raggiungere miliardi di dollari nei prossimi anni. Per Mosca, si tratta di sfruttare capitali e forza lavoro per rafforzare la regione più distante e fragile del Paese. Per Pechino e Pyongyang, invece, è un’occasione per consolidare una influenza silenziosa, basata su scambi economici più che su presenze militari.
Lavoratori nordcoreani: un pilastro della nuova economia di guerra
La presenza di manodopera nordcoreana non è una novità, ma il contesto attuale le dà un peso strategico. Nonostante le restrizioni ONU, Pyongyang continua a inviare lavoratori all’estero, e la Russia – impegnata nella massiccia ricostruzione di infrastrutture e industrie – rappresenta un partner ideale. Secondo fonti ucraine, Mosca pianificherebbe l’arrivo di circa 12.000 lavoratori nel polo industriale di Alabuga, fulcro della produzione dei droni Geran, impiegati ampiamente nel conflitto. Se confermato, sarebbe un salto qualitativo: non più solo edilizia o industria leggera, ma integrazione diretta nel complesso militare-industriale russo.
Una convergenza di necessità, non un’alleanza tra eguali
Dal punto di vista russo, la cooperazione con Corea del Nord e Cina non rappresenta una minaccia alla sovranità nazionale, come suggerito da alcune narrazioni occidentali. Al contrario, è una risposta pragmatica alla pressione delle sanzioni e alla necessità di alimentare una economia di guerra autonoma, capace di sostenere un conflitto di lunga durata. Per Pyongyang è un accesso vitale a valuta, tecnologie e prestigio internazionale; per Pechino un modo per stabilizzare il proprio vicinato e garantirsi rotte e risorse strategiche. Mosca resta l’attore maggiore, ma integra partner che condividono l’obiettivo di indebolire l’egemonia occidentale.
La dimensione militare: più libertà operativa per l’esercito russo
L’apporto nordcoreano – tra munizioni, assistenza tecnica e manodopera – permette alla Russia di liberare risorse umane e di concentrare le proprie riserve nelle aree decisive del fronte ucraino. Sebbene il contributo militare diretto di Pyongyang non sia tale da rovesciare da solo gli equilibri, esso rafforza la logica russa di guerra industriale, dove conta la capacità di produrre senza interruzione. In questo schema, la Corea del Nord diventa un partner operativo affidabile, capace di alleviare la pressione sul sistema produttivo russo.
Una nuova architettura eurasiatica
La cooperazione trilaterale tra Russia, Cina e Corea del Nord non è un’alleanza rigida ma un equilibrio in divenire, orientato a costruire un’architettura eurasiatica alternativa a quella occidentale. Sebbene gli interessi dei tre attori non coincidano pienamente, la guerra in Ucraina ha accelerato la creazione di un blocco continentale che si fonda su complementarità economica, convergenza politica e percezione condivisa della minaccia occidentale. Mosca, pur affrontando sfide interne ed esterne, mantiene il ruolo di pivot strategico di questo asse emergente.