“I confini non si cambiano con i carri armati”: l'inesistente piano di pace di un Occidente che si merita una lezione di portata storica
L'egemonia del dollaro su cui una Nazione si è illusa di costruire un ordine mondiale multipolare può essere difesa soltanto con le armi
John Mearsheimer, Jeffrey Sachs ma anche il nostro ottimo Generale Fabio Mini lo dicono da tempo: il re è nudo.
Da oltre trentacinque anni ripeto che chi voglia comprendere la contemporaneità deve conoscere i meccanismi di emissione della moneta. Parole al vento: gli economisti ignorano i fondamenti della loro stessa disciplina.
Proprio come nel celebre discorso di David Foster Wallace, sono pesci che ignorano di nuotare nell'acqua.
L'egemonia americana finirà in un bagno di sangue: nessun impero è mai crollato senza trascinarsi dietro le proprie vittime. Gli ucraini sono le prime, altri ne seguiranno.
Chi osserva i fenomeni storici con pazienza e competenza, comprende i nessi eziologici. La guerra russo ucraina è una conseguenza del declino americano, della debolezza di un sistema macroeconomico fondato sulla moneta fiat.
Se da un lato avere il monopolio dell'emissione monetaria ha consentito agli Stati Uniti uno straordinario sviluppo economico, un'esplosione dei consumi, un dominio assoluto sui mercati e – non ultimo – un'espansione militare ipertrofica, dall'altro tutto il modello macroeconomico richiede una costante espansione, vuoi del capitale circolante vuoi del mercato. L'espansione continua è una necessità, pena la stagflazione. Oggi le fondamenta scricchiolano. L'attacco è certamente agli Stati Uniti, ma soprattutto a chi davvero detiene il potere: la grande finanza internazionale e i giganti dell'informatica. A complicare ulteriormente un quadro già problematico, c'è lo scontro sotterraneo tra questi “manager del mondo” come li definì James Burnham per il controllo delle criptovalute. In gioco c'è la pietra filosofale, il Santo Graal, l'unica vera arma sovrana: l'emissione di moneta.
Le previsioni per l'anno in corso stimano in 1.800 miliardi di dollari il deficit pubblico americano, pari al 6,7% del PIL. Cosa accadrà quando il lento e complesso abbandono del dollaro da parte dei BRICS sarà completato?
Non so se arriverò a contemplare le rovine dell'impero americano. Ne ho intravisto la debolezza, previsto l'ascesa e – ora – il declino, ma la mia vita umana potrebbe essere troppo breve per vedere la fine di un ciclo storico straordinario. Sì, straordinario: non saprei definire altrimenti gli anni dal 1971 a oggi nei quali la finanza americana ha conquistato tutto l'Occidente. Si pensi soltanto ai 21.605 miliardi di dollari di patrimonio gestito dai fondi Vanguard e BlackRock.
La Federazione Russa ha sfidato l'impero americano dimostrando che anche una Nazione economicamente e militarmente inferiore può sopravvivere ai 19 pacchetti di sanzioni, a due condizioni:
- non essere indebitata
- essere in grado di operare su mercati alternativi a quelli dominati dall'impero americano.
La grandezza storica di Vladimir Putin è immensa: Davide contro Golia, ha cacciato dal suo Paese la finanza internazionale ed è soltanto per avere compreso perfettamente quale minaccia per la sovranità nazionale sia l'indebitamento pubblico che oggi può ancora detenere il potere.
Siamo però soltanto all'inizio dello scontro. Se l'Europa ha già perso (anche la faccia), gli Stati Uniti restano comunque la Nazione economicamente e militarmente più forte del mondo: soltanto la Cina potrà competere, se riuscirà a strutturare i BRICS in un'alleanza stabile e di lunga durata.
Si pensi al sistema Swift, privato (non so se è chiaro al lettore cosa significhi che esiste qualcuno che su ogni bonifico disposto al mondo tramite Swift incassa una commissione, come del resto non so se sia chiaro al lettore quanti siano i soggetti – privati e pubblici – che senza Microsoft cesserebbero di essere operativi). I BRICS hanno già sviluppato valide alternative.
La domanda, come puntualmente sottolineato dai commentatori più attenti, non è come finirà la guerra russo ucraina (certamente non con quella presa in giro del piano di pace che non concede ai russi neppure la Crimea!). La domanda è se gli Stati Uniti perderanno l'egemonia senza combattere. Se dovessero decidere di combattere, io vorrei morire a Mosca, dalla parte giusta della Storia.
Di Alfredo Tocchi