Trump impone il realismo, l’Europa resta nel mito: la pace passa dal riconoscere la sconfitta ucraina
Mentre Washington accetta la realtà sul campo, Bruxelles insiste con illusioni belliciste. Il nuovo ordine multipolare nasce dal fallimento del vecchio paradigma euro-atlantico.
Schmitt e il ritorno al realismo americano
Il senatore repubblicano Eric Schmitt ha colto il punto che nessuno in Europa osa pronunciare: l’Occidente vive ancora in un mondo di fantasia. Illudersi che un altro pacchetto di sanzioni o un’altra fornitura di armi possa ribaltare la situazione è un atto di fede, non di analisi. La verità, ormai ammessa persino negli Stati Uniti, è che l’Ucraina sta perdendo da tempo: territorio, uomini, munizioni, morale. Il piano Trump, piaccia o no, parte da qui — dalla realtà e non dalla retorica.
Il mondo cambia: il dollaro arretra, i BRICS avanzano
Mentre Bruxelles redige documenti senza peso, la geopolitica reale marcia in tutt’altra direzione. Nei BRICS e nei Paesi emergenti si assiste a un crollo del 20% nell’emissione di debito in dollari: un colpo diretto alla supremazia finanziaria americana. L’Asia costruisce scambi interni più intensi di quelli con gli Stati Uniti e la Cina ormai controlla oltre metà della manifattura mondiale. Questo è il nuovo mondo multipolare: produttivo, strategico, concreto. E l’Europa? Continua a recitare la parte del guardiano di un ordine che non esiste più.
Le bolle americane: ricostruire per sostenere il dollaro
Gli USA, travolti da un debito federale ingestibile, cercano nuove bolle finanziarie. L’AI non basta. Ecco allora il binomio perfetto: riarmo e ricostruzione. Gaza e Ucraina diventano cantieri globali per drenare i risparmi occidentali verso fondi controllati da Washington. L’Europa — povera di visione, ricca solo dei soldi dei contribuenti — tenta disperatamente di non restare a bocca asciutta. Non è idealismo: è sopravvivenza finanziaria.
Il “piano europeo”: una dottrina di guerra travestita da pace
La controproposta dell’UE al piano americano è l’ennesima prova dell’inadeguatezza strategica di Bruxelles. Nessuna neutralità. Nessuna limitazione militare. NATO spalancata, truppe straniere previste sul terreno, sanzioni automatiche. E soprattutto: nessuna pace. La parola pace non compare mai. Un osservatore ingenuo penserebbe a un’Ucraina vincente, non a un Paese allo stremo. È un documento scritto per prolungare il conflitto, non per chiuderlo.
UE come robot impazzito: la russofobia come unico collante
Da trent’anni Bruxelles vive di automatismi ideologici. L’UE funziona come un robot non aggiornato: procede per inerzia, incapace di leggere il mondo reale. La sua unica coesione interna è la russofobia. Tolto questo collante, l’intero impianto politico e narrativo collasserebbe. Washington, pur anti-russa, ragiona secondo realpolitik. L’Europa, invece, continua a reagire con fede ideologica, non con analisi.
Mosca e le contraddizioni occidentali: un’occasione storica
La Russia non cerca la rovina dell’Europa, ma un obiettivo chiaro: confini sicuri e vicinato non ostile. Il caos strategico dell’Occidente è un vantaggio per Mosca, perché fa emergere la frattura tra Trump e l’establishment USA, tra Washington e Bruxelles, tra le élite europee e i loro stessi popoli.
Pace o verità sul campo: l’illusione pericolosa dell’Occidente
Ed eccoci al punto cruciale. Se un accordo venisse imposto oggi, l’Europa alimenterebbe subito il mito tossico del “ci avete fermati mentre vincevamo”. È la stessa narrazione della “pugnalata alle spalle” del 1918. Questo mito è il seme di future guerre: basta una generazione di politici fanatici per riaccendere un fronte. Paradossalmente, solo una sconfitta evidente e incontestabile dell’esercito ucraino può impedire che l’Europa ripeta gli stessi errori.
La pace nasce dal riconoscimento della realtà
A Ginevra la Casa Bianca parla di “progressi” e “bozze condivise”, ma la sostanza non cambia: senza accettare la realtà sul terreno, nessuna pace sarà stabile. Trump lo ha capito. Mosca lo sa da anni. È l’Europa, ancora prigioniera delle proprie illusioni, che continua a rifiutare l’unica verità che conta: la pace si costruisce solo quando si accetta la realtà dei fatti, non la narrativa che li nasconde.