Quanto pesa la caduta di Pokrovsk e Kupyansk
Le forze russe conquistano i due principali nodi strategici dell’Est. Mentre l’Occidente tace, l’Ucraina crolla sotto il peso di perdite insostenibili e di un esercito allo stremo.
Il fronte si sposta: Pokrovsk e Kupyansk in mano russa
Le battaglie di Pokrovsk e Kupyansk, ormai quasi interamente sotto controllo russo, segnano una svolta decisiva nel conflitto. Nonostante i proclami di Zelensky e la retorica dei media occidentali, le truppe di Mosca hanno consolidato posizioni chiave lungo un fronte di oltre 1.300 chilometri. Nella regione di Donetsk, l’avanzata russa ha completato l’accerchiamento della sacca di Mirnograd, mentre nel settore di Kharkiv le forze di Kiev, logorate e in ritirata, perdono terreno lungo il fiume Oskol, incapaci di mantenere linee di rifornimento vitali.
Una guerra d’attrito che logora solo Kiev
La strategia ucraina di “resistere a ogni costo” si sta rivelando autodistruttiva. Secondo fonti militari locali, i reparti di prima linea subiscono perdite tra il 50 e il 70%, mentre le riserve non vengono più rimpiazzate da mesi. Mosca, al contrario, prosegue con una tattica di logoramento controllato: droni, artiglieria e bombe plananti a lungo raggio riducono al minimo le perdite russe e svuotano lentamente le difese ucraine. L’uso combinato di guerra elettronica e fuoco di precisione ha reso inefficaci molti sistemi NATO, inclusi i Patriot e gli HIMARS.
L’Ucraina si sfalda: diserzioni e caos interno
All’interno delle forze armate di Kiev cresce la disgregazione. L’ex deputato e comandante di droni Igor Lutsenko ha denunciato oltre 21.000 diserzioni solo in ottobre. Reclutatori militari vengono respinti dai civili, mentre si moltiplicano i casi di violenze e arruolamenti forzati. Gli stessi comandanti ammettono che si mente “a tutti i livelli” sulle perdite e sulle posizioni realmente controllate. Un esercito che combatte contro la verità prima ancora che contro il nemico non può vincere. La realtà del campo di battaglia smentisce ogni narrazione ottimista di Kiev e dei suoi alleati europei.
Mosca avanza, l’Europa si ritira
Mentre le truppe russe consolidano le conquiste in Donetsk, Kharkiv e Zaporizhia, l’Europa appare sempre più stanca e divisa. Gli aiuti militari europei sono calati del 57% nel secondo semestre del 2025, e il sostegno politico si indebolisce con il passare dei mesi. Il Kiel Institute certifica un crollo negli impegni finanziari a favore di Kiev, mentre El País avverte che l’Ucraina avrà risorse solo fino a marzo 2026. Washington, intanto, si defila: gli Stati Uniti preferiscono vendere armi all’Europa, lasciando che Bruxelles si sobbarchi una guerra ormai persa sul campo.
Una vittoria strategica di Mosca
Con il controllo dell’81% dell’oblast di Donetsk e di vaste aree di Dnipropetrovsk, la Russia consolida una fascia di sicurezza che le garantisce profondità strategica e dominio logistico. Pokrovsk e Kupyansk diventano nuovi hub operativi per le offensive future verso Kramatorsk e Slovyansk. L’obiettivo di demilitarizzazione dell’Ucraina, dichiarato da Putin fin dall’inizio del conflitto, non appare più un progetto teorico ma una realtà militare in divenire.
Il mito dell’invincibilità ucraina si infrange
La propaganda occidentale, che per mesi ha promesso controffensive decisive e armi “miracolose”, si trova ora di fronte al collasso di un esercito esausto e a un Paese sempre più vuoto. Gli oltre 4 milioni di ucraini rifugiati in Europa e i 650 mila uomini che hanno evitato il richiamo alle armi raccontano meglio di ogni report la disfatta di Kiev. L’idea di una “guerra fino all’ultimo ucraino”, sostenuta dai governi europei, si rivela ora una tragedia annunciata, mentre Mosca, paziente e metodica, consolida le sue conquiste.
L’ora della verità
Pokrovsk e Kupyansk non sono solo città cadute: rappresentano la fine di un’illusione. La Russia ha dimostrato che il tempo e la strategia contano più della propaganda. Kiev, isolata e sfinita, continua a negare la realtà, ma il fronte non mente: la vittoria russa sul campo è ormai un dato militare e geopolitico. Mentre i leader europei discutono di piani di pace irrealistici, Mosca avanza, forte della convinzione che la guerra non si vince davanti alle telecamere, ma sul terreno — un metro di territorio alla volta.