“Guerra ibrida”, Crosetto lancia il monito contro gli attacchi cyber: “In Italia servono almeno 15mila militari in più e 2mila droni”

Il documento mette in evidenza l’urgenza di rafforzare la capacità nazionale in ambito cyber. Tra i punti ritenuti imprescindibili c’è il “potenziamento degli organici militari, anche dell’ordine di 10-15 mila unità”. Un rafforzamento che dovrebbe sfociare nella creazione di una forza “realmente congrua e rassicurante”, pari a circa 5mila effettivi, a prevalente componente operativa

Il monito lanciato dal ministro della Difesa Guido Crosetto nel nuovo “non-paper” sulla guerra ibrida descrive un’Italia, secondo lui, esposta a una pressione costante e invisibile, fatta di incursioni cyber, disinformazione e minacce che colpirebbero ogni ambito strategico del Paese. Per Crosetto serve un cambio di passo immediato: 15mila militari in più, 2mila droni e una riforma normativa urgente, altrimenti il rischio è ritrovarsi un giorno di fronte a un danno “catastrofico” senza aver saputo reagire.

“Guerra ibrida”, Crosetto lancia il monito contro gli attacchi cyber: “In Italia servono almeno 15mila militari in più e 2mila droni”

Nel dossier si sottolinea che l’Italia si trova esposta a una forma di ostilitàcostante e multiforme”, una pressione che “agisce senza tregua e mira a colpire ogni elemento vitale del Paese”. Per questo vengono indicate due priorità operative: uno scudo aereo nazionale e una flotta italiana di almeno 2mila droni militari, necessari a fronteggiare le incursioni che da mesi disturbano gli spazi aerei del Nord Europa. La minaccia, si legge, è una “guerra continua che ci minaccia senza sosta, giorno e notte”, diretta contro “le nostre infrastrutture critiche, i centri decisionali, i servizi essenziali, le strutture commerciali, le nostre industrie, le catene di approvvigionamento, il patrimonio cognitivo delle nostre popolazioni, e, in ultima analisi, la tenuta complessiva del Paese”. Un’offensiva che “procede a un ritmo sempre più incalzante”, con il rischio che le difese non siano più sufficienti a prevenire “effetti catastrofici”.

Il documento mette in evidenza l’urgenza di rafforzare la capacità nazionale in ambito cyber. Tra i punti ritenuti imprescindibili c’è il “potenziamento degli organici militari, anche dell’ordine di 10-15 mila unità”. Un rafforzamento che dovrebbe sfociare nella creazione di una forza “realmente congrua e rassicurante”, pari a circa 5mila effettivi, a prevalente componente operativa. Nell’immediato, però, il paper indica come primo traguardo la formazione di una capacità iniziale di 1.200-1.500 unità, con circa il 75% dedicato a compiti operativi, così da garantire continuità d’azione 24 ore su 24, sette giorni su sette, per tutto l’anno.

Crosetto avverte che, se non si agirà subito, “ci sveglieremo, un giorno, di fronte a un danno catastrofico e ci chiederemo, ‘sorpresi’, cosa sia avvenuto”. La risposta, ammonisce, sarà inevitabile: “è avvenuto esattamente ciò che era più probabile, anzi, prevedibile, che accadesse”, perché chi muove attacchi ibridi “oggi sa che l’Occidente spesso sceglie di non reagire”. Un atteggiamento definito “assurdo” e “insostenibile”.

Secondo il ministro è ormai improcrastinabile costruire una linea d’azione completa, fondata sull’“aggiornamento urgente del quadro normativo, allineandolo alle migliori prassi internazionali”, per rendere la difesa “pronta ed efficace”. La riforma dovrebbe poggiare su quattro direttrici principali: definire lo spazio cyber nazionale come vero e proprio “campo di operazioni”; dotarsi di un’Arma Cyber civile e militare capace di operare senza interruzione; rafforzare le capacità di risposta alle minacce ibride; consolidare il coordinamento con alleati e partner.

La vera questione non è cosa dobbiamo fare, bensì la velocità con cui dobbiamo passare dall’attuale postura ‘contenitiva’ a una postura concretamente difensiva”, scrive Crosetto, sottolineando che in ambito hybrid questa non può che essere proattiva, sia sul piano nazionale sia nelle alleanze. “Il momento per farlo è adesso”.