Venezuela, premio Nobel per la Pace Machado invoca l'intervento militare americano, nel frattempo Trump prepara l'attacco

La leader dell'opposizione venezuelana, premiata con il Nobel per la Pace, chiede a Trump di rovesciare Maduro con la forza militare

La crisi tra Stati Uniti e Venezuela ha raggiunto un punto di non ritorno. Dopo diverse riunioni di alto livello la scorsa settimana, il Presidente Donald Trump ha dichiarato di aver "più o meno deciso" come procedere riguardo a possibili azioni militari contro il Venezuela.

Una posizione che divide l'America Latina e riaccende i fantasmi dell'imperialismo USA

Le forze armate statunitensi hanno schierato nella regione più di una dozzina di navi da guerra e 15.000 soldati in quella che il Pentagono (o Ministero della Guerra, adesso), ha battezzato "Operation Southern Spear" (CNN). Ma il dato più inquietante di questa escalation è rappresentato dalla posizione assunta dalla leader dell'opposizione venezuelana María Corina Machado, recentemente insignita del Premio Nobel per la Pace. In un'intervista rilasciata alla CNN, Machado ha chiesto un maggiore sostegno degli Stati Uniti per fermare quella che ha definito una "guerra" del presidente Nicolás Maduro contro il suo stesso Paese, definendo Maduro il leader di una "struttura criminale di narcoterrorismo". Appare quindi sempre più paradossale, nonché pericolosissimo per tutto il fragilissimo equilibrio dell’Intero Sudamerica, che una leader dell’opposizione preferisca un pesante intervento armato della nazione più potente del mondo nel cuore del proprio Paese piuttosto che cercare di risolvere l’impasse totalmente all’interno di casa propria.

L'appello all'intervento militare di una Nobel per la Pace

La contraddizione è evidente e ha suscitato sconcerto in tutto il mondo: Machado ha appoggiato pubblicamente l'intervento militare degli Stati Uniti, inclusi gli attacchi aerei contro imbarcazioni nei Caraibi che finora hanno causato almeno 80 morti (CNN). Quando la giornalista Christiane Amanpour della CNN le ha chiesto direttamente: "Perché vuoi che il futuro del tuo Paese sia deciso da un intervento militare statunitense?", Machado non ha dato una risposta diretta, limitandosi a invocare il taglio dell'influenza di Russia, Cina, Cuba e Iran sul Venezuela.

Machado ha dichiarato di sostenere gli attacchi delle forze USA contro le imbarcazioni nei Caraibi, attribuendo la responsabilità delle morti causate dagli attacchi aerei statunitensi esclusivamente a Maduro: "Queste morti sono responsabilità di Nicolás Maduro" (The Hill). Una posizione che ha sollevato immediate critiche sul piano del diritto internazionale e dei diritti umani, considerando che le persone uccise non hanno ricevuto alcun processo. Sabato scorso, Machado ha lanciato un appello diretto ai militari venezuelani affinché depongano le armi e si uniscano al popolo contro il regime di Maduro: "Ciò che sta per accadere sta già accadendo", ha assicurato CiberCuba (sito di notizie cubano-americano con sede a Miami e con un occhio sul Venezuela). Un messaggio interpretato come un esplicito invito alla ribellione civico-militare, giunto poche ore dopo le dichiarazioni di Trumpsulla possibilità di azioni militari.

Machado offre il petrolio venezuelano a Trump

La strategia di Machado per conquistare il favore di Trump appare chiaramente delineata. Ha dedicato il suo Premio Nobel a Trump (premio Nobel di quest’anno fortemente posto in discussione da moltissimi osservatori internazionali considerando anche il sostegno più volte espresso dalla Machadoagli attacchi indiscriminati sui civili di Gaza da parte dello Stato occupante di Israele) ringraziandolo "per il suo decisivo sostegno alla nostra causa" e affermando che il Presidente statunitense "merita assolutamente" un Nobel per la Pace per i suoi sforzi di mediazione in Medio Oriente. Ma c'è di più. Fonti riferiscono che Machado avrebbe promesso a Trump di consegnare quasi tutto il petrolio venezuelano se lui la insediasse come Presidente, sostenendo inoltre una "massiccia privatizzazione" delle risorse del Paese (Bloomberg). Il Venezuela possiede le più grandi riserve petrolifere certificate al mondo e l'ottava più grande riserva di gas naturale ed è su tutto ciò che Trump aspira fortemente a metter le mani, poco gli importa della dittatura di Maduro o dei barchini che trasportano droga.

In un'intervista a Bloomberg, Machado ha dichiarato che il Venezuela "produce meno di un milione di barili al giorno" ma "potrebbe raggiungerne quattro o cinque" sotto un governo favorevole agli investimenti internazionali, delineando uno scenario di rapida privatizzazione delle risorse naturali del Paese.

L'America Latina divisa e preoccupata

La posizione di Machado ha generato reazioni contrastanti nella regione. Recenti sondaggi mostrano livelli piuttosto elevati di sostegno tra la popolazione della regione per un intervento militare statunitense in Venezuela finalizzato a deporre Maduro, con gli intervistati negli Stati Unitigeneralmente meno propensi a sostenere tale scenario rispetto alle persone di quelle regioni. Tuttavia, i governi delle tre maggiori democrazie della regione sudamericanaBrasile, Messico e Colombiahanno tutti espresso opposizione alle azioni statunitensi. Il Presidente colombiano Gustavo Petro ha criticato duramente la decisione di Trump di colpire le imbarcazioni, ha dichiarato la sua solidarietà con il Venezuela e ha promesso che la Colombia non sarà una piattaforma di lancio per futuri attacchi. La settimana scorsa, dopo che il Presidente Trump aveva chiarito che non intendeva presentarsi all’importante conferenza, la Repubblica Dominicana ha annunciato il rinvio del Vertice delle Americhe, il raduno triennale dei leader dell'emisfero occidentale per affrontare priorità e preoccupazioni condivise.

I rischi di un nuovo Vietnam in America Latina

Numerosi analisti ed ex funzionari americani hanno lanciato l'allarme sui rischi di un'operazione militare in Venezuela. "Se i militari sono ancora coesi, e non vediamo alcuna prova che non lo siano, non crolleranno per una sfida o una cacciata di Maduro", ha dichiarato John Bolton, ex consigliere per la sicurezza nazionale di Trump. "Seguiranno la loro disciplina, affermeranno il controllo militare e sopprimeranno chiunque scenda in piazza" (CNN). L'opposizione dovrebbe affrontare le ostilità non solo dell'esercito venezuelano, ma anche dei gruppi paramilitari filo-governativi noti come colectivos, dell'Esercito di Liberazione Nazionale (ELN), un gruppo guerrigliero colombiano che attualmente ha rifugio sicuro nel paese, e di altri gruppi criminali attivi. L'International Crisis Group (organizzazione internazionale indipendente e non governativa con sede a Bruxelles, fondata nel 1995 che si occupa di analisi, prevenzione e risoluzione dei conflitti in tutto il mondo) ha avvertito che "un intervento militare contro Maduro potrebbe minare gli stessi obiettivi dichiarati dell'amministrazione statunitense, così come i migliori interessi dei venezuelani e della regione nel suo complesso", sottolineando che un cambio di regime coercitivo quasi certamente non è la risposta.

Le contraddizioni del Nobel per la Pace

Assegnando il premio a Machado, il Comitato Nobel ha fornito di fatto un invito aperto per Trump a continuare, e persino intensificare, l'intervento militare e la diplomazia delle cannoniere in America Latina (Al Jazeera). La decisione ha suscitato forti critiche, soprattutto considerando che Machado ha anche espresso – così come già precedentemente accennato -  un fermo sostegno a Israele mentre portava avanti il genocidio contro il popolo palestinese a Gaza, tenendo persino una chiamata con il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa'ar nel gennaio 2025.

Le sanzioni economiche unilaterali imposte dagli Stati Uniti al Venezuela, che Machado sostiene apertamente, hanno causato centinaia di migliaia di morti tra i venezuelani secondo studi scientifici pubblicati su The Lancet. Le sanzioni economiche unilaterali hanno causato in media 564.000 morti in eccesso ogni anno negli ultimi cinque decenni, con la maggioranza delle morti causate dalle sanzioni rappresentata da bambini sotto i cinque anni.

Mentre Trump ammassa forze militari nei Caraibi con la portaerei USS Gerald R. Ford e 15.000 soldati, e Machado invoca apertamente l'intervento americano promettendo in cambio le risorse petrolifere del Venezuela, l'America Latina osserva con crescente preoccupazione il ripetersi di uno schema storico ben noto: quello dell'interventismo nordamericano mascherato da missioni umanitarie o di lotta al narcotraffico. La domanda che molti si pongono è se il Premio Nobel per la Pace abbia ancora un significato quando viene assegnato a chi invoca la guerra, o se sia diventato semplicemente un altro strumento della geopolitica delle grandi potenze. Nel frattempo, il Venezuela si prepara a quello che Maduro ha definito un possibile scenario "come Gaza", mentre Machado continua a chiamare i militari venezuelani a voltare le spalle al loro governo, promettendo "libertà" sotto l'egida dell'intervento straniero.

Di Eugenio Cardi