Chat Control: l'ultima frontiera del potere, ma il più antico dei pericoli alla libertà individuale

Il caso Chat Control è un detonatore culturale prima ancora che politico, un fil rouge che si annoda nel corpo europeo fragile e spaurito, sino a strozzarlo, privandolo della sua aria, finendolo con ciò che lo ha corrotto.

Esiste un fil rouge, sottilissimo ma inesorabile, che attraversa la storia dell’Europa moderna: il rapporto complicato tra libertà individuale e potere politico. Ogni volta che il potere si è giustificato in nome del bene comune, il prezzo pagato dai cittadini è stato sempre lo stesso: una porzione, più o meno ampia, della loro libertà.

Oggi, questo filo si tende di nuovo. Il nome è tecnico, poco innocuo: Chat Control. Dietro la neutralità apparente del linguaggio burocratico si nasconde qualcosa di ben più profondo: un salto di qualità nei meccanismi di sorveglianza e centralizzazione del potere europeo.

L’idea alla base del progetto è nota: obbligare le piattaforme di comunicazione – da WhatsApp a Telegram, da Signal a Messenger a scansionare automaticamente tutti i messaggi, di chiunque, ovunque, senza distinzione tra innocenti e sospetti. Un monitoraggio generale, totale, per dichiarate finalità di tutela dei minori.

Una finalità nobile, certo. Ma anche la più perfetta delle coperture. Perché il risultato concreto sarebbe uno solo: la fine della comunicazione privata.

Nel momento in cui ogni messaggio viene ispezionato di default, l’intero corpo civico viene trattato come un potenziale colpevole. È un ribaltamento concettuale della presunzione di innocenza, una variabile sacrificabile sull’altare della sicurezza percepita.

A tal proposito, non si può che menzionare proprio Pareto, là dove osserva che “la storia ci mostra che le classi governanti hanno sempre cercato di parlare al popolo non il linguaggio più vero, ma quello più conveniente allo scopo che si prefiggevano”. La sua critica non si limitò mai ad essere una una semplice constatazione sociologica: è la diagnosi di un processo più profondo, attraverso cui l’autorità, quando si sradica dai propri fondamenti spirituali e simbolici, degenera in puro amministrare, in gestione tecnica delle masse, e dunque ha bisogno di linguaggi utilitari, non veritativi.

E ancora Pareto, “la libertà non appartiene mai, e non sembra appartenere, all’estrema democrazia. La libertà è un lusso.” Quando la volontà della massa pretende di occupare ogni spazio, la libertà individuale, che è sempre qualità, differenza, verticalità, non può che essere sacrificata. È il destino delle società livellate, dove la moltiplicazione dei controlli, delle norme, dei dispositivi di sorveglianza si ammanta di un linguaggio rassicurante, ma opera in realtà come strumento di uniformazione.

Chat Control, di fatto, è la concretizzazione digitale di quella tentazione antica: la tentazione del controllo totale.

Il paradosso è straordinario: per “proteggere” i cittadini, si intende rompere la crittografia end-to-end, l’unica barriera reale che difende la nostra vita digitale da hacker, criminali e intrusioni statali.

Ma una volta aperta una porta, fosse pure per i motivi più nobili, quella porta rimane aperta per tutti.

La vulnerabilità non la subiranno i criminali, che migreranno su tecnologie alternative, molto spesso già usate nel dark web. A rimanere esposto sarà il cittadino comune, quello che crede di non avere nulla da nascondere.

Il principio di proporzionalità, fondamento del diritto europeo, viene completamente svuotato: il controllo diventa indiscriminato, totale, permanente. Il principio dello Stato liberale, controllo mirato sui sospetti, tutela totale degli innocenti, si capovolge.

Inoltre, il progetto introduce una nuova forma di disparità inquietante: le comunicazioni governative sarebbero esentate dal controllo.

Due privacy, dunque: quella dei governati (inesistente) e quella dei governanti (intoccabile).

È questo, in fondo, il nodo politico della vicenda. Perché la misura fa parte dell’ennesimo tentativo di una strategia di accentramento del potere a Bruxelles. Una tendenza che vediamo spuntare nel mercato dei media, nelle politiche economiche, e ora perfino nella sfera più intima della vita digitale.

Per questo, il caso Chat Control è un detonatore culturale prima ancora che politico, un fil rouge che si annoda nel corpo europeo fragile e spaurito, sino a strozzarlo, privandolo della sua aria, finendolo con ciò che lo ha corrotto.