Trump abolisce dazi su caffè, frutti esotici e carne bovina: "Niente tariffe su alcuni prodotti, non ne aggiungeremo altre sulla pasta italiana"

Il tycoon abolisce le tariffe su una serie di prodotti che non possono essere prodotti negli Stati Uniti in quantità sufficienti per soddisfare la domanda interna

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha firmato un nuovo decreto che elimina alcuni dei dazi doganali introdotti in precedenza dalla sua stessa amministrazione, prevedendo l’esenzione per prodotti come caffè e frutta esotica. Nel testo si legge la motivazione del presidente: "Ho determinato che alcuni prodotti agricoli non dovrebbero essere soggetti a dazi doganali reciproci messi in atto ad aprile".

L’elenco dei beni esclusi dai dazi comprende alimenti che gli Stati Uniti non riescono a coltivare o a produrre in quantità sufficiente per coprire la domanda nazionale: caffè, tè, banane e altri frutti esotici, pinoli e carne bovina. 

Il provvedimento, retroattivo al 13 novembre, introduce diverse esenzioni per prodotti che non possono essere fabbricati internamente in volumi adeguati. Nell’ampia lista rientrano anche noci, avocado e ananas. La misura, anticipata da funzionari statunitensi nei giorni precedenti, aveva già scatenato critiche sui social, dove molti hanno ripreso l’espressione “Taco Trump”, spiegata come “Trump always chickens out”, ossia 'Trump si tira sempre indietro'. In realtà il tycoon è sempre stato fedele alla sua strategia di 'deal making', nella quale usa le tariffe come leva per ottenere benefici, abbassandole subito dopo.

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Nel frattempo, la Casa Bianca ha smentito le voci su presunte nuove tariffe contro i produttori italiani di pasta. "Guerra ai produttori di pasta italiani? No, assolutamente non è vero" ha dichiarato il viceportavoce Kush Desai a Sky TG24, respingendo con fermezza le ricostruzioni in circolazione. Desai ha spiegato: "Esiste un’indagine antidumping sulla pasta italiana in corso dal 1996 e ci sono frequentemente revisioni annuali di questa indagine. C’è stata una revisione annuale su richiesta di una delle parti coinvolte e il Dipartimento del Commercio ha richiesto alcune semplici informazioni ai produttori italiani di pasta per calcolare il dazio appropriato. Molte di queste aziende non erano pienamente conformi a quella richiesta di dati e per questo il Dipartimento non è stato in grado di svolgere pienamente il normale processo di revisione. Da qui la determinazione preliminare di un dazio del 92%, che si somma al 15% di tariffe, arrivando a una tariffa del 107%".

Il viceportavoce ha ribadito che non si tratta di una decisione politica: "Non è un’iniziativa dell’amministrazione Trump. Che si tratti del presidente Trump, Joe Biden o Mr. Magoo, questo è un processo giudiziario indipendente, che non può essere influenzato politicamente. È stabilito dal Congresso per legge". Quanto alle aziende coinvolte, Desai ha precisato: "Parliamo di La Molisana, Garofalo e altre. Queste imprese rappresentano solo circa il 16% di tutta la pasta italiana esportata negli Stati Uniti. La grande maggioranza della pasta consumata dagli americani è prodotta direttamente negli Stati Uniti". E ancora: "In ogni caso, eventuali dazi colpirebbero solo una manciata di aziende che, per qualunque ragione, non stanno rispettando una richiesta molto semplice. Se avessero rispettato la richiesta di dati, come fanno da molti anni — circa 30 — non saremmo qui. Il Dipartimento del Commercio ha contattato queste aziende in più occasioni dicendo: “Ci manca questo dato, ci manca quell’altro dato”, e queste aziende non hanno risposto".