Gerusalemme Est, palestinesi obbligati da Israele a demolire proprie case, Ong: "Se non lo fanno, devono pagare Idf per distruggerle e multa fino a $26mila"
Auto-demolizioni, sanzioni fino a 26 mila dollari e permessi negati: Israele accelera la pressione sui palestinesi di Gerusalemme Est per cambiare la demografia
A Gerusalemme Est è in corso quella che viene chiamata "giudaizzazione" dagli esperti. I residenti palestinesi sono obbligati dalle autorità israeliane a demolire le proprie case nella città, che deve rispettare un piano di urbanizzazione per renderla più "giudea". Coloro che si oppongono, dovranno pagare i costi della distruzione delle proprie abitazioni all'Idf, oltre a una multa fino a 26 mila dollari.
Gerusalemme Est, palestinesi obbligati da Israele a demolire proprie case, Ong: "Se non lo fanno, devono pagare Idf per distruggerle e multa fino a $26mila"
In quella che le organizzazioni internazionali definiscono una strategia sistematica di “giudaizzazione” di Gerusalemme Est, le autorità israeliane stanno intensificando demolizioni, multe e restrizioni urbanistiche contro la popolazione palestinese. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari (Ocha), dal 2020 oltre 200 famiglie palestinesi hanno dovuto demolire autonomamente le proprie abitazioni per evitare sanzioni economiche e l’intervento forzato del comune di Gerusalemme.
La pratica, riservata esclusivamente ai residenti palestinesi, impone ai proprietari di abbattere le proprie case costruite senza permesso — permessi che vengono negati nel 93% dei casi, pur rappresentando l’unico modo legale per ampliare o costruire abitazioni. Chi si rifiuta affronta la demolizione eseguita dalle squadre municipali, con addebito completo dei costi di operazione: ruspe, manodopera, sicurezza e presenza della polizia.
Secondo dati Ocha e dell’organizzazione israeliana Ir Amim, le multe possono variare da 5300 a oltre 26 mila dollari per singola demolizione, una cifra spesso superiore al reddito medio annuale di una famiglia palestinese. In aggiunta, i residenti rischiano ulteriori ammende giornaliere per “uso illegale del suolo” fino a quando la casa non viene completamente distrutta.
Il Jerusalem Outline Plan 2000, documento urbanistico ufficiale, dichiara l’obiettivo di “preservare il carattere demografico della città” garantendo la maggioranza ebraica. Il piano prevede l’insediamento di 180 mila nuovi residenti, di cui l’80% ebrei, in aree di Gerusalemme Est. Attualmente, circa 350 mila palestinesi vivono accanto a 220 mila coloni israeliani, ma solo il 13% del territorio è destinato allo sviluppo residenziale palestinese.
Gruppi come Al-Haq e Human Rights Watch denunciano la politica delle auto-demolizioni come “una forma di coercizione psicologica e materiale” volta a rendere insostenibile la vita palestinese. Tale pratica, sostengono, costituisce trasferimento forzato della popolazione occupata, vietato dall’articolo 49 della Quarta Convenzione di Ginevra.
Mentre Israele giustifica queste misure come “applicazione delle leggi urbanistiche”, le agenzie Onu e le Ong parlano di una strategia più ampia per ridisegnare, mattone dopo mattone, l’identità della Gerusalemme occupata.