Usa, l'immunità dei gruppi di criminalità organizzata israeliani coinvolti in traffico di droga, frodi e riciclaggio a cui Fbi non può togliere visto
L’FBI monitora i gruppi noti come “Israeli Based Organized Crime Syndicates”, coinvolti in droga, frodi e riciclaggio, ma evita comunicati ufficiali
Che la lobby israeliana negli Stati Uniti abbia un particolare potere è cosa nota, ma spesso non ci si rende conto di quanto si estende. Esistono delle bande di israeliani avvezze alla criminalità organizzata in America, spesso dedite a reati come frodi, traffico di droga, riciclaggio di denaro e spionaggio. I processi contro i membri sono pochissimi e raramente si sa che appartengono al crimine organizzato. Se non sono condannati in Israele, l'Fbi non può nemmeno togliere loro il visto.
Usa, l'immunità dei gruppi di criminalità organizzata israeliani coinvolti in traffico di droga, frodi e riciclaggio a cui Fbi non può togliere visto
Un’ombra poco conosciuta si aggira da decenni nel panorama della criminalità transnazionale: i gruppi definiti come Israeli Based Organized Crime Syndicates (Ibocs) operano sul suolo statunitense, ma registrano una visibilità pubblica sorprendentemente ridotta. Un’inchiesta del giornale americano The American Conservative ha svelato che l’Fbi ha creato internamente questa categoria di minaccia, ma raramente ne parla.
Dalle carte trapelate e dai verbali giudiziari emergono attività di vasta portata: frodi nei programmi federali americani, come il Paycheck Protection Program, dal 2015 in poi, riciclaggio di denaro e traffico di droga, in particolare ecstasy, lungo rotte che attraversano Los Angeles, Las Vegas, New York e Miami. In un documento del 2020 recuperato tramite il leak "Blue Leaks", l’Fbi descrive gli Ibocs come operanti in fondi pubblici, documenti fiscali falsificati e schemi di riciclaggio.
Un aspetto rilevante riguarda la difficoltà diplomatica che ostacola l’intervento. Un cablo del 2009 dell'United States Department of State evidenzia che gli Stati Uniti non possono revocare automaticamente visti o impedire l’ingresso a sospetti affiliati a gruppi criminali israeliani, contrariamente a quanto accade per Triadi cinesi o Mafia italiana.
È comunque documentata una sentenza federale: nel 2015 un esponente riconosciuto del crimine organizzato israeliano è stato condannato a 32 anni di carcere per traffico di droga, riciclaggio e estorsione. Tali casi mostrano che la persecuzione esiste, ma senza un processo esplicito di comunicazione pubblica sul fenomeno Ibocs nella sua dimensione organizzata.
Un ex agente dell’Fbi coinvolto in inchieste Ibocs ha spiegato che quando le indagini si spingono oltre il tradizionale crimine e diventano più sofisticate, i sospetti vengono spesso trattati come operatori di intelligence israeliana o collegati al governo, e il caso “sale” nella divisione sicurezza nazionale.
Il punto di domanda principale resta: perché una minaccia interna così articolata non viene enfatizzata nei bollettini pubblici? Secondo gli esperti, motivazioni politiche e diplomatiche – relazioni bilaterali speciali tra Stati Uniti e Israele – contribuiscono a far sì che l’Fbi raramente menzioni esplicitamente questa categoria di criminalità.