Francesca Albanese nella bufera: la relatrice ONU accusata di violazioni, favoritismi e propaganda anti-Israele

Il suo mandato all’ONU sarebbe nullo: perde l’immunità e rischia di finire in tribunale per le sue uscite incendiarie

Francesca Albanese, relatrice speciale dell’ONU sulla situazione dei diritti umani nei Territori palestinesi, è finita in un vortice di polemiche che potrebbe travolgerla definitivamente. Secondo una denuncia formale di Hillel Neuer, direttore della ONG UN Watch, il rinnovo del suo incarico sarebbe “invalido e privo di effetti giuridici”.

Se confermato, la cosiddetta “paladina dei diritti umani” perderebbe l’immunità diplomatica e potrebbe dover rispondere davanti ai giudici per le sue esternazioni contro Israele e vari gruppi religiosi.

Le accuse contro di lei non sono nuove. Albanese è stata più volte segnalata per commenti giudicati antisemiti, per il suo aperto sostegno alla causa di Hamas e per dichiarazioni che molti considerano diffamatorie verso organizzazioni cristiane impegnate nel dialogo interreligioso. Nonostante le condanne ufficiali di Francia, Germania e Canada, continua a presentarsi come vittima di un complotto politico.

Ma dietro la retorica militante, restano i fatti: un mandato contestato, una condotta discutibile e un’istituzione internazionale sempre più imbarazzata dalla sua figura. Se la sua nomina dovesse davvero essere annullata, per Albanese sarebbe un crollo clamoroso — la fine di un ruolo usato più per la propaganda che per la difesa imparziale dei diritti umani.