Antartide contesa: la nuova corsa al “sesto continente” tra clima, risorse e sovranità
Il viaggio di Boric in Antartide va oltre la ricerca scientifica: è una mossa geopolitica per riaffermare la sovranità cilena e posizionarsi nel futuro equilibrio polare tra potenze e risorse globali.
Il viaggio di Boric: un messaggio oltre la scienza
L’arrivo del presidente cileno Gabriel Boric alla Union Glacier Station, accompagnato dai ministri dell’Ambiente e della Difesa, è stato più che un gesto simbolico. È un segnale politico preciso: il Cile vuole rafforzare la propria presenza in Antartide e ribadire la sua storica rivendicazione territoriale. Sebbene il Trattato Antartico del 1959 impedisca ogni pretesa sovrana, Boric ha parlato apertamente di “conferma della sovranità cilena”. Una mossa priva di effetto giuridico, ma ricca di valore strategico: in vista del 2048, data in cui il Protocollo di Madrid — che vieta lo sfruttamento minerario — potrebbe essere rinegoziato, Santiago non intende farsi trovare ai margini di un possibile nuovo ordine polare.
Tra ambiente e difesa: la doppia sfida del Sud
Il cambiamento climatico sta trasformando il continente bianco in una frontiera instabile. Lo scioglimento dei ghiacci, l’aumento delle temperature e l’alterazione delle correnti marine incidono direttamente sulle coste cilene e sulle risorse ittiche del Pacifico australe. La presenza del ministro dell’Ambiente al fianco di quello della Difesa riflette la dimensione ibrida della questione: la tutela ambientale si intreccia con la sicurezza nazionale. In un contesto in cui il Trattato vieta basi militari, le infrastrutture scientifiche a uso duale — come piste, radar e stazioni di comunicazione — stanno diventando strumenti di proiezione di potenza.
La contesa globale: Stati Uniti, Cina e Russia
L’Antartide è oggi una scacchiera geopolitica. Gli Stati Uniti mantengono la più ampia presenza con le basi di McMurdo e Amundsen-Scott, cruciali per la ricerca ma anche per il controllo satellitare e la raccolta di dati strategici. La Cina, seconda solo a Washington per infrastrutture, ha inaugurato nuove stazioni come Zhongshan e Kunlun, dotate di tecnologie capaci di raccogliere intelligence spaziale e migliorare la rete Beidou, alternativa al GPS americano. La Russia, dopo anni di relativa marginalità, torna protagonista: le esplorazioni della compagnia statale Rosgeo mirano a identificare giacimenti di idrocarburi e terre rare. La cooperazione tra Mosca e Pechino — dal veto comune alle aree marine protette fino alla costruzione di infrastrutture condivise — delinea un asse polare orientale in contrapposizione all’Occidente.
Sudamerica e Antartide: rivalità e diplomazia
Sullo sfondo, la rivalità tra Cile e Argentina resta viva. Entrambi rivendicano porzioni della penisola antartica, la più accessibile del continente. Buenos Aires ha riattivato contatti militari con gli Stati Uniti e pianificato, insieme a Washington, un porto strategico a Ushuaia, porta d’ingresso verso il Polo Sud. Il Cile, invece, cerca una posizione autonoma, bilanciando cooperazione scientifica e rivendicazione sovrana. La sua strategia mira a mantenere un ruolo centrale nel futuro assetto antartico, evitando di schiacciarsi su blocchi contrapposti.
Il Trattato Antartico sotto pressione
Dal 1959, il Trattato Antartico ha garantito la demilitarizzazione del continente, permettendo solo attività scientifiche. Ma la crescita di infrastrutture “tecniche” e la corsa alle risorse mettono alla prova questo equilibrio. Il sistema di governance multilaterale, basato su Stati consultivi e contraenti, mostra limiti evidenti. Le potenze emergenti vogliono un peso maggiore, mentre i firmatari storici difendono lo status quo. Con il Protocollo di Madrid in scadenza, la possibilità di uno sfruttamento minerario legale riaprirà la partita per il controllo delle risorse naturali.
Risorse e clima: la nuova posta in gioco
Sotto i ghiacci dell’Antartide si celano petrolio, gas, rame, ferro e terre rare. Nel mare di Weddell, la Russia avrebbe identificato uno dei più grandi giacimenti petroliferi al mondo. Ma l’Antartide non è solo miniera: ospita il 70% dell’acqua dolce terrestre e agisce da regolatore climatico globale. Il suo progressivo scioglimento potrebbe far salire il livello dei mari di oltre tre metri, con conseguenze catastrofiche. Parallelamente, il riscaldamento potrebbe aprire nuove rotte commerciali nel Passaggio di Drake e nell’Oceano Meridionale, ridisegnando i flussi del commercio mondiale e accrescendo il valore strategico del continente.
Il “nuovo polo” del potere mondiale
L’Antartide, un tempo rifugio della scienza e della cooperazione internazionale, sta diventando una frontiera geopolitica cruciale. Nel prossimo ventennio, il suo destino dipenderà dall’equilibrio tra interesse ambientale e appetiti economici, tra il diritto internazionale e la logica della potenza. Il viaggio di Boric segna un segnale d’allarme: la pace bianca del Trattato Antartico non è eterna. E nella nuova geografia del potere globale, il continente di ghiaccio rischia di trasformarsi nella prossima frontiera della competizione planetaria.