Gaza dopo gli ostaggi: quale futuro per i palestinesi? L'illusione della pace dopo 738 giorni e il piano Trump-Blair-Netanyahu nuova occupazione?
Il piano attuale prevede che i civili palestinesi "potrebbero andarsene dalla Striscia se lo volessero, ma non sarebbero obbligati". Un linguaggio ambiguo che alimenta i timori di una deportazione "volontaria" forzata, senza garanzia del diritto al ritorno, esattamente ciò che molti membri estremisti del governo Netanyahu vorrebbero
Dopo 738 giorni di prigionia, i venti ostaggi israeliani ancora in vita sono tornati a casa. Le immagini dei fratelli Ziv e Gali Berman che si riabbracciano dopo essere rimasti separati per oltre due anni hanno fatto il giro del mondo. Donald Trump, atterrato in Israele per parlare alla Knesset, ha definito questo "il mio più grande successo". Ma mentre a Tel Aviv si festeggia, Gaza rimane un cumulo di macerie e il futuro dei palestinesi appare più incerto che mai.
Una Striscia completamente distrutta
La devastazione è totale. Secondo le stime, ci sono 50 milioni di tonnellate di macerie da rimuovere. Il 70% degli edifici scolastici è stato danneggiato, oltre 658.000 bambini sono rimasti senza istruzione per 18 mesi. Più della metà dei siti religiosi e culturali è stata distrutta. Dal 7 ottobre 2023, oltre 61.000 palestinesi sono stati uccisi, quasi la metà dei quali minori e bambini. La ricostruzione richiederà decenni. L'Egitto ha proposto un piano da 53 miliardi di dollari per rinnovare completamente la Striscia, con abitazioni sostenibili, energia rinnovabile, un aeroporto e un porto commerciale. Ma chi controllerà davvero questo processo?
- Il piano in 20 punti presentato da Trump prevede:
- Un "Board of Peace" presieduto da Trump stesso e dall'ex Premier britannico Tony Blair, lo stesso Blair che nel 2003, assieme a George W. Bush, invase l'Iraq sulla base di false prove sull'esistenza di armi di distruzione di massa mai trovate, causando tra le 150.000 e le 500.000 vittime civili secondo diverse stime, e creando le condizioni per la nascita dell'ISIS. Il Rapporto Chilcot del 2016 ha stabilito che l'azione militare "non era l'ultima risorsa" e che Blair presentò prove "con un grado di certezza assolutamente ingiustificato"
- Un comitato palestinese "tecnocratico e apolitico" per la gestione quotidiana
- Il disarmo di Hamas e l'amnistia per chi depone le armi
- Il ritiro "graduale" dell'esercito israeliano, ma con una "zona cuscinetto" perimetrale che Israele manterrebbe indefinitamente
- Nessuna occupazione né annessione formale di Gaza.
La comunità internazionale ha sostanzialmente taciuto o dato il proprio assenso. Paesi arabi come Arabia Saudita, Egitto, Giordania, Emirati e Qatar hanno accolto "con favore" il piano. L'Italia si è astenuta sulla risoluzione ONU che chiedeva la fine dell'occupazione.
Ma il piano lascia più domande che risposte. Chi governerà davvero Gaza? Quando si ritirerà completamente Israele? E soprattutto: i palestinesi avranno voce in capitolo sul loro futuro?
Hamas ha rifiutato categoricamente la figura di Tony Blair, definendolo "inaccettabile per il nostro popolo". La risposta palestinese è chiara: "Il nostro popolo è perfettamente capace di gestire i propri affari da solo".
La "Riviera Gaza" di Trump: deportazione mascherata?
All'inizio del 2025, Trump aveva proposto di trasformare Gaza nella "Riviera del Medio Oriente", un progetto immobiliare che avrebbe implicato lo spostamento dei palestinesi. Il piano era stato categoricamente rifiutato dai leader arabi, in particolare dal Presidente egiziano al-Sisi, preoccupato per le reazioni dell'opinione pubblica al trasferimento di palestinesi nel Sinai.
Il piano attuale prevede che i civili palestinesi "potrebbero andarsene dalla Striscia se lo volessero, ma non sarebbero obbligati". Un linguaggio ambiguo che alimenta i timori di una deportazione "volontaria" forzata, senza garanzia del diritto al ritorno, esattamente ciò che molti membri estremisti del governo Netanyahu vorrebbero.
Cisgiordania: l'altra faccia della catastrofe
Mentre il mondo guarda a Gaza, la Cisgiordania continua il suo calvario quotidiano. Dal 7 ottobre 2023, Israele ha intensificato l'espansione degli insediamenti con una veemenza senza precedenti.
I numeri sono eloquenti:
- 22 nuovi insediamenti approvati a maggio 2025
- 401 nuove unità abitative nella zona E1, che taglia la Cisgiordania in due
- Oltre 10.300 nuove unità autorizzate tra novembre 2023 e ottobre 2024
- 612 palestinesi uccisi da coloni e forze di sicurezza israeliane nello stesso periodo.
Il Ministro delle Finanze israeliano Bezalel Smotrich è stato esplicito: questo piano "seppellisce l'idea di uno Stato palestinese". E ha aggiunto: "Non abbiamo preso terra straniera, ma l'eredità dei nostri antenati. Il prossimo passo: la sovranità". La violenza dei coloni continua quindi del tutto impunita. Raid, aggressioni, furti, omicidi, stupri; le testimonianze si accumulano mentre le autorità israeliane guardano dall'altra parte o addirittura sostengono i coloni. La Cisgiordania è diventata, come scrivono molti osservatori, un "Old Wild West" senza leggi né regole.
La posizione dell'ONU: territori occupati illegalmente
La comunità internazionale è chiara, almeno sulla carta. La Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato nel luglio 2024 che la presenza di Israele nei territori palestinesi occupati è illegale. Le Nazioni Unite, il Consiglio di Sicurezza,l'Assemblea Generale - tutti considerano Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme Est come territori palestinesi occupati.
Una Commissione ONU ha recentemente concluso che Israele è responsabile di genocidio a Gaza. Il rapporto parla di "discriminazione sistemica basata sulla razza, la religione o l'origine etnica" e di violazione del diritto all'autodeterminazione del popolo palestinese.
Una risoluzione dell'Assemblea Generale (approvata con 124 voti favorevoli e 14 contrari) ha chiesto a Israele di ritirarsi completamente dai territori occupati entro 12 mesi. L'Italia si è astenuta.
Israele si deciderà a liberare i territori occupati?
La risposta è già nei fatti. Netanyahu, parlando dopo l'annuncio del piano di pace, ha dichiarato che "l'esercito israeliano rimarrà nella maggior parte della Striscia di Gaza". Il suo governo, uno dei più a destra nella storia di Israele, ha tra i suoi obiettivi espliciti l'annessione della Cisgiordania. Due Ministri ultraortodossi, fanatici messianici di estrema destra, Ben-Gvir e Smotrich, hanno votato contro l'accordo ma sono rimasti nel governo - perché dalla loro posizione possono continuare a perseguire la loro agenda: il rafforzamento degli insediamenti in Cisgiordania e l'impunità per i coloni.
Il progetto è chiaro: impedire ogni continuità territoriale palestinese, rendere impossibile la formazione di un futuro Stato, e consolidare la presenza israeliana attraverso insediamenti che dividono i territori in cantoni isolati.
L'alibi degli ostaggi non regge più. E adesso?
Con il rilascio degli ostaggi vivi, Israele perde il principale argomento che ha usato per giustificare la devastazione di Gaza. Ma cambierà qualcosa? L'accordo prevede fasi successive, ma i dettagli sono vaghi e dipendono dalla "buona volontà" delle parti. Il disarmo di Hamas è un punto chiave, ma chi garantisce il ritiro completo israeliano? Chi impedirà che la "zona cuscinetto" perimetrale diventi un'occupazione permanente, come è già accaduto in altri territori? La storia insegna che Israele ha occupato diversi territori - in Libano, in Siria, in Cisgiordania - istituendo "zone cuscinetto" mai smantellate. L'occupazione della Cisgiordania dura da 57 anni, quella di Gaza (formalmente terminata nel 2005, ma mantenuta attraverso un blocco totale) ha reso la Striscia una prigione a cielo aperto.
Due popoli, un solo futuro possibile?
Il piano di Trump parla di "pace eterna" e di un "percorso credibile verso l'autodeterminazione". Ma come può esserci autodeterminazione se i palestinesi non hanno voce nelle decisioni che riguardano il loro futuro? Come può esserci pace se Gaza è ridotta a macerie, la Cisgiordania è tagliata da insediamenti sempre più aggressivi, e Gerusalemme Est è annessa contro ogni norma internazionale? Gli Accordi di Oslo del 1993 fallirono. Il piano di disimpegno del 2005 si trasformò in un blocco soffocante. Ogni tentativo di soluzione dei "due Stati" è stato sistematicamente sabotato dall'espansione degli insediamenti.
La comunità internazionale: complice o inerte?
L'Europa, gli Stati Uniti, i Paesi arabi, tutti hanno parlato di "soluzione dei due Stati" per decenni. Ma nei fatti, cosa hanno fatto per impedire l'espansione degli insediamenti? Cosa hanno fatto quando Israele ha violato risoluzioni ONU su risoluzioni ONU? Il piano Trump è stato elaborato escludendo completamente i palestinesi dai negoziati. Non c'è stata nessuna pressione reale su Israele per fermare la colonizzazione. Non c'è stata nessuna conseguenza per le violazioni del diritto internazionale. E mentre il mondo guarda altrove, i coloni continuano a costruire, i bulldozer continuano a demolire case palestinesi, i checkpoint continuano a soffocare ogni movimento, ogni speranza.
Troveranno finalmente i palestinesi un po' di pace? La risposta, a giudicare dai fatti, è: NO. Non con questo piano, non con questo governo israeliano, non con questa complicità internazionale. Gaza impiegherà decenni a ricostruirsi, ammesso che i palestinesi possano rimanervi. La Cisgiordania continua a essere lentamente fagocitata dagli insediamenti. Gerusalemme Est rimane annessa. I coloni rimangono violenti e impuniti. L'alibi degli ostaggi è caduto. Ma la logica che ha guidato Israele in questi due anni - una logica di occupazione, di espansione, di negazione dei diritti palestinesi - rimane intatta. E finché questa logica prevarrà, la pace rimarrà un miraggio lontano come lo è sempre stata.
Di Eugenio Cardi