Saverio Tommasi maltrattato in Terra Santa: crociate morali, lividi invisibili e indignazione deluxe
Torna dalla vacanza spirituale senza graffi ma con un carico di lamentele: il martirio secondo Fanpage.it
Non è una barzelletta, giuro. Saverio Tommasi, paladino del web e cocco etico di Fanpage, è tornato. Dopo aver veleggiato con lo spirito in crociera e poi naufragato, dice lui, nel mare agitato della Terra Santa. Una vacanza da frate benedettino col portafoglio degli altri: tutto spesato, tutto raccontato, tutto indignato.
Secondo il nostro eroe barbuto, là non lo hanno accolto come un profeta ma come un peluche da prendere a schiaffi. Roba da scriverci sopra una Bibbia 2.0. Dice di essere stato colpito “alla schiena e alla testa”, ma più che Gerusalemme pareva una rissa in parrocchia. Nessun segno, zero referti. E allora? Mazzate mistiche o manate da caserma?
La perla arriva col soprannome che gli avrebbero affibbiato. Lui non lo capisce, non lo sa pronunciare, ma ne deduce l’insulto. “Imbecille” o “stupido”, a scelta. Forse era solo un “ciao” in dialetto locale, ma Saverio ha la verità tatuata sulla pelle: non servono traduzioni quando ti senti il messia del web.
Eppure eccolo, più fresco di un mojito a Tel Aviv. Nessuna cicatrice, solo parole. Tante. Dettagliate. Profonde come un tweet alle 3 di notte. Il mondo deve sapere che è stato trattato “come una scimmia”. Ma che vuol dire, esattamente? Banane negate? Gabbia senza vista?
Il vero mistero non è il livido mancante. È il dramma costruito con la stessa cura con cui si monta una story su Instagram. Amen.
Di Aldo Luigi Mancusi