Greta Thunberg vuole lo show, rifiuta l’espulsione per finire davanti al giudice: il mondo applaude o sbraita a comando
Greta, Gaza e pidocchi: delirio in mare aperto e teatrino da tribunale per la reginetta del clima
Mi sveglio con un mal di testa causato da troppo caffè turco e zero pazienza per il teatrino globale — e chi ti trovo nei titoli? Greta, di nuovo. La Giovanna d’Arco del clima s’è imbarcata su una flottiglia carica di attivismo, retorica e qualche slogan stampato male, ed è finita dritta nelle mani della macchina israeliana. Dice che si rifiuta di farsi espellere in fretta. Vuole il processo. Vuole la scena.
Eccoci qui, mentre il mondo si spacca tra chi la osanna come martire e chi la dipinge come pedina in un gioco sporco. Israele parla di violazione del blocco navale — la legge del più forte che non ha mai chiesto il permesso a nessuno. Gli attivisti, invece, lanciano accuse da film horror: pidocchi, acqua negata, baci forzati alla bandiera. Chi mente? Chi dice mezza verità? Nessuno sa, tutti urlano.
Greta, però, non è sprovveduta. Sa che il vero potere è nello sguardo della telecamera. Rifiuta la scorciatoia, si butta nel melodramma giudiziario, fa il pieno di visibilità mentre il conflitto miete vittime vere. D’altronde, lo show deve continuare.
La flottiglia era piena di idealisti e di personaggi ambigui — alcuni accusati in passato di simpatie pro-Hamas. E Greta ci si butta dentro a testa alta, o forse a occhi chiusi. Chi scegli come compagni dice più di mille discorsi.
Domani si va in aula. Show garantito. Ma la verità? Quella, come sempre, resta ostaggio di chi grida più forte.
Di Aldo Luigi Mancusi