03 Ottobre 2025
E mo’? Chi glielo dice ai paladini dell’umanitarismo da salotto che la “nave dei sogni” era, in realtà, la nave dei panini immaginari?
Israele, tra un razzo e una conferenza ONU, ha abbordato le famigerate barche dirette a Gaza. E sorpresa delle sorprese: vuote. Non “poco cariche”. Non “mezze piene”. Vuote come le promesse di un politico in campagna elettorale. Di quelle 500 tonnellate di aiuti sbandierate sui social a colpi di hashtag e lacrimucce, nemmeno l’ombra di una brioche.
Certo, qualcuno dirà: “Eh, ma magari li hanno mangiati per strada!”. E allora complimenti: 500 tonnellate? Che stomaco, ragazzi. Eppure la forma fisica l’hanno mantenuta… forse si allenavano ballando sul ponte mentre si facevano i selfie della salvezza.
E qui arriva il colpo di scena degno di Netflix: complotto? Forse sì, forse no. Netanyahu che gioca a smascherare gli eroi da Instagram? Boh, sarebbe come usare un cucchiaio per mangiare spaghetti: tecnicamente possibile, ma inutile e irritante.
E mentre la gente scende in piazza con la lacrimuccia facile e la kefiah modaiola, chi prova a farsi domande rischia di passare per il cattivo. Ma a forza di vedere eroi improvvisati e umanitari part-time, viene da pensare che dietro la tragedia ci sia una fiera dell’ipocrisia, con tanto di stand gastronomici – vuoti pure quelli, ovviamente.
Alla fine, resta solo una verità: in mezzo al dramma vero, c’è chi cerca visibilità e chi mangia aria. Letteralmente.
Di Aldo Luigi Mancusi
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