Ginevra Bompiani e l’abbraccio immaginario ad Hamas: quando la sinistra confonde martiri e macellai

Quando l’ideologia offusca il giudizio: l’abbraccio della Bompiani a Hamas è il trionfo della confusione morale

C’è chi sogna la pace, chi lavora per la giustizia… e poi c’è Ginevra Bompiani, che sogna di abbracciare Hamas. Sì, proprio così. Alla domanda su cosa farebbe se si trovasse davanti a un capo del movimento islamista, ha risposto candida: “Farei come con Pertini. Lo abbraccerei".

Ora, si può tollerare l’ingenuità. Si può perfino compatire il feticismo rivoluzionario di una certa sinistra da salotto, ancora aggrappata all’illusione che ogni nemico dell’Occidente sia automaticamente un eroe popolare. Ma qui siamo oltre. Qui siamo nella fan fiction politica.

Pertini, per chi se lo fosse dimenticato, era il presidente partigiano, antifascista, morale pubblica incarnata. Uno che lottava per la libertà, non per l’imposizione della legge islamica a colpi di razzi Qassam. Paragonarlo a un leader di Hamas — gruppo che ha sulla coscienza massacri, repressioni interne e bambini usati come scudi umani — è un insulto. Non solo alla sua memoria, ma all’intelligenza collettiva.

Ma la Bompiani, come molti intellettuali spaesati, confonde l’oppresso con il giusto, il ribelle con il buono. Non capisce — o finge di non capire — che non tutto ciò che si oppone a Israele è automaticamente degno di una stretta di mano, e tantomeno di un abbraccio.

Dietro il suo gesto teatrale non c’è umanità: c’è la banalità di una ideologia cieca, pronta ad accarezzare chiunque pur di non guardare in faccia la realtà. E in quella realtà, Hamas non è Pertini. È Hamas. E basta.

Di Aldo Luigi Mancusi