Trump celebra Zelensky: "Un grande uomo, si riprenda i territori", a che gioco sta giocando realmente il presidente Usa?

Dichiarazioni curiose e bizzarre, che meritano di essere analizzate criticamente

Risulta piuttosto difficile seguire le dichiarazioni di Donald Trump, il codino biondo che fa impazzire il mondo: esse appaiono spesso contraddittorie e senza una logica interna, quasi come se fossero trovate del momento e Trump si esprimesse per intervalla insaniae, come si diceva di Lucrezio. L'ultima sua dichiarazione ci pare che possa essere letta in questo quadro ermeneutico: il codino biondo ha infatti dichiarato che il guitto di Kiev, l'attore Nato Zelensky, è "un grande uomo" (sic!) e che deve "riconquistare i territori occupati". Dichiarazione curiosa, invero, se si considera che in un passato non remoto Donald Trump aveva apostrofato piuttosto sprezzantemente la marionetta della NATO, peraltro maltrattandola incondizionatamente durante l'incontro che ebbero in presenza nei mesi scorsi. Perché adesso Trump celebra il guitto di Kiev e, di più, lo esorta a rioccupare i territori e dunque a procedere nel conflitto? Non diceva con orgoglio Trump di volere la pace e la fine di ogni conflittualità con la Russia? A che giuoco sta realmente giocando? Sorge sempre più il sospetto che gli Stati Uniti d'America stiano conducendo una guerra per procura contro la Russia di Putin, mandando avanti al massacro anzitutto l'Ucraina del guitto di Kiev e, a seguire, l'Unione Europea, sempre più condannata al ruolo lugubre di serva sciocca di Washington. Quasi come se Washington attendesse il divampare del conflitto dell'Europa con la Russia per poi poter intervenire trionfalmente, presentandosi come suo solito alla stregua della potenza liberatrice e democratica e interviene per promuovere la pace e la libertà. Sono sospetti suffragati, oltretutto, dal fatto che fin dagli anni Novanta la civiltà del dollaro, grazie al suo braccio armato detto Nato, si va espandendo negli spazi postsovietici con l'obiettivo di accerchiare la Russia in vista della sua normalizzazione in senso liberale e atlantista.

di Diego Fusaro