Trump e il Nobel: l’imperatore è nudo, tendenzialmente folle e pure rumoroso

All’ONU Trump si autoproclama candidato al Nobel per la Pace: il mondo osserva, e trattiene a stento le risate.

Nel teatrino sempre più grottesco della diplomazia internazionale, Donald Trump ha fatto il suo ingresso trionfale all’ONU come fosse il protagonista di un reality show in cerca di gloria perduta. Tra guerre vere, crisi umanitarie e catastrofi sociali, lui ha trovato il tempo — e soprattutto l’ego — per annunciare: “Tutti dicono che merito il Nobel per la pace”.

Tutti chi? Forse i suoi vecchi compari da Mar-a-Lago, o qualche spin doctor in cerca di click. Ma nel mondo reale — quello dove le bombe piovono, la fame morde e la diplomazia si misura con i fatti — la sua autocandidatura suona come una barzelletta mal raccontata.

Trump ha snocciolato cifre come un santone in tournée: avrebbe “fermato sette guerre” e “fatto più pace di chiunque altro”. Peccato che queste guerre fermate nessuno riesca a trovarle, nemmeno con Google Maps. E se alcuni governi come Pakistan e Cambogia, o il solito Netanyahu, si prestano a reggere la scenografia, resta il fatto che sotto il sipario c’è il vuoto.

La realtà? Il 76% degli americani dice che non merita il Nobel. Macron, con diplomazia affilata, gli ricorda che “la pace si fa fermando Gaza, non con i monologhi”. Ma Trump non ascolta: preferisce il rumore della propria voce al silenzio della riflessione.

Alla fine, resta l’immagine di un uomo solo, avvolto dal suo narcisismo, che guarda un mondo in fiamme convinto che l’incendio sia solo un buon riflettore.

Ma qui, più che un pacificatore, sembri solo un vecchio imperatore in cerca d’applausi — e ormai senza nemmeno i vestiti.

Di Aldo Luigi Mancusi