Ilaria Salis, di solito i criminali finiscono in galera: lei, invece, ha trovato casa a Bruxelles; beata lei

Da condannata in giudicato a rivoluzionaria, fino a parlamentare europeo, è stato un attimo

Benvenuti nel magico mondo dell’Unione Europea, dove anche l’anarco-insurrezionalista più incallita può diventare, con una spruzzata di ipocrisia e due strette di mano giuste, una rispettabilissima europarlamentare con lo stipendio che manco un banchiere svizzero.

Eccola lì, Ilaria Salis – sì, quella delle manette in Ungheria, del “fuori lo Stato, dentro l’autogestione”, delle sprangate travestite da ideali – ora comodamente seduta sulle vellutate poltrone dell’Europarlamento. Da Budapest a Bruxelles, il salto è breve. Basta passare per la lavanderia dei princìpi.

La compagna Ilaria, nuova paladina del diritto borghese. Lei che voleva “abbattere il sistema”, ora si aggrappa al sistema con la forza disperata di chi sa che fuori c’è il carcere, e dentro c’è l’aria condizionata.

E non uno qualsiasi di sistemi, eh! Quello europeo, quello che distribuisce privilegi come caramelle a Halloween e che lei, fino a ieri, avrebbe volentieri bruciato in piazza con i suoi compagni di collettivo.

Ma la cosa più gustosa? Va a bussare proprio a quelli che ha sempre insultato. A Forza Italia. A Salvini. A Tajani. Praticamente chiede a zio Benito di accompagnarla al ballo della democrazia liberale. “Ciao ragazzi, lo so che vi ho dato dei fascisti e servi del capitale, ma… mi fate un favore?”. E quelli, magnanimi come sempre quando c’è da far scena, rispondono con un sorriso: “Ma certo, cara. Vogliamo mica sembrare cattivi?”

Altro che rivoluzione: qui c’è il Grand Hotel dell’ipocrisia. Meloni che la salva, Salvini che la difende, Tajani che la accoglie: manca solo Berlusconi che le lascia in eredità la villa ad Arcore, e il quadro è completo.

Intanto, la Salis si gode la metamorfosi: da Che Guevara a Miss Eurostat, passando per il trucco waterproof e la nuova borsa firmata (comprata forse coi rimborsi?). Chi l’avrebbe mai detto: la barricadera è diventata establishment. O forse lo è sempre stata, ma non ce lo voleva dire.

Il Parlamento europeo, come sempre, farà la cosa più europea possibile: cederà. Perché a Bruxelles non vince chi ha ragione, ma chi ha l’ufficio più grande. E la nostra Ilaria lo sa. Altro che sciopero, picchetto o assemblea autogestita: qui si lotta con la PEC e il badge elettronico.

E ora? Aspettiamoci il prossimo capitolo: Ilaria che si batte per i diritti dei rider… ma solo se ordinano da ristoranti bio. Magari un giorno la vedremo persino accettare un premio da Ursula von der Leyen, con tanto di sorriso plastificato e vestito da 2000 euro (pagato coi soldi dei “compagni”).

Morale della favola? In Europa, tutti hanno un prezzo. Persino i rivoluzionari. E Ilaria Salis ha appena trovato il suo.

Di Aldo Luigi Mancusi