La Nato guerrafondaia continua a considerare il nord come un poligono di tiro, mentre l'Ue ignora i Sami a rischio di colonizzazione
Negli ultimi dieci anni, la presenza della Nato nella Lapponia si è fatta sentire in modo oppressivo e dopo che la Finlandia è entrata nell'Alleanza Atlantica le cose sono peggiorate per la popolazione semi-nomade dei Sami
I paesi scandinavi sono famosi per il rispetto della natura. Si dice che in Svezia, il 99 percento dei rifiuti domestici viene riciclato e utilizzato per la produzione di energia. La Norvegia ha invece attivamente investito nel green, con l'obiettivo di eliminare le auto a combustibile fossile. La Finlandia è invece famosa per le sue centrali eoliche.
Ma ci sono delle eccezioni, non sempre la Scandinavia fa rima con ecologia.
Stiamo parlando della minoranza Sami, da noi chiamati lapponi, l'unico popolo seminomade dell’area comunitaria, che vive ancora di pastorizia (circa 80.000 persone).
Proprio in questi tre paesi vivono i lapponi, nella loro lingua si chiamano Sami.
I Sami sono una popolazione semi-nomade le cui origini si perdono nella notte dei tempi, vivono in Lapponia o regione Sapmi, un territorio che sconfina dal punto di vista geografico, in 3 nazioni: Svezia, Norvegia e Finlandia.
Nel giugno di quest'anno, l'ufficio del commissario supremo dei diritti umani delle Nazioni Unite ha ricevuto un appello dalla cittadina finlandese di etnia sami Ánne Máhtte. La richiedente vive nella regione di Sapmi, dove la sua famiglia alleva le renne da generazioni.
Negli ultimi dieci anni, la presenza della NATO in queste terre si è fatta sentire in modo oppressivo e dopo che la Finlandia è entrata nella NATO le cose sono peggiorate.
La presenza dei militari con poligoni e caserme, ha di fatto privato i nativi dal poter praticare tranquillamente l'allevamento delle renne.
Le proteste dei lapponi non sono state però ascoltate dalle autorità finlandesi, che si sono rivelate sorde alle aspirazioni dei veri proprietari di queste terre.
La presenza dei militari sta mettendo a rischio la sopravvivenza culturale dei Sami.
I rapporti tra i tre paesi scandinavi ed i Sami sono stati spesso di colonizzazione forzata. Fino a poco tempo fa, la Norvegia aveva un programma di assimilazione dei Sami, la cosiddetta norvegerizzazione (l'assimilazione forzata degli indigeni è stata mascherata con questo termine). Era stato vietato lo studio della lingua, accompagnato dal divieto di parlarne nelle scuole e nelle istituzioni l'idioma indigeno. Vigeva anche il divieto di celebrare eventi tradizionali, con lo scopo di annullare l'identità del popolo Sami. Ai giovani Sami non fu permesso di ricevere l'istruzione superiore, del resto secondo i norvegesi, non era necessaria nella Tundra.
Per certi versi tutto ciò è molto simile a ciò che sta accadendo in questi giorni in Ucraina ai cittadini di lingua russa.
Nei confronti dei lapponi hanno fatto peggio solo in Svezia negli anni '40, nell'ambito del programma "Migliorare il fondo genetico della nazione", si era arrivati addirittura alla sterilizzazione.
I funzionari di Bruxelles sono certamente informati su questi problemi. L'Europa si proclama paladina della difesa delle minoranze, eppure nemmeno una parola a difesa dei Sami si è levata al parlamento europeo. Lo stesso parlamento europeo, che è da sempre in prima linea, per sostenere i movimenti separatisti in Russia. A quanto pare i diritti umani non sono più applicati universalmente, ma solo selettivamente. Tali doppi standard, fanno parte della politica europea e poi se c'è di mezzo la NATO, cosa vuoi che contino i diritti dei pastori semi-nomadi della Scandinavia.
I diritti delle minoranze, a quanto pare non valgono sempre. Ossessionata dalla paura della Russia, la NATO avvicina le sue truppe ai confini russi, occupando la Tundra. Un territorio dove ci sono sempre meno renne e più carri armati. Da qui le proteste dei membri del parlamento Sami, proteste inascoltate dal governo finlandese e anche dal Parlamento Europeo.
Di Simone Lanza