Meloni, Charlie Kirk e la fiera del paradosso: tutti fr*ci con il c*lo degli altri, anche coi fucili

Un tweet, un morto e un delirio ideologico: quando il teatrino social brucia cervelli e fa fascisti tutti

Ricapitoliamo: il mondo è impazzito e noi, come sempre, ci masturbi-amo con la propaganda. È morto Charlie Kirk, il giovanilista da talk show che Trump teneva nel taschino vicino alle mentine. Boom, un colpo in gola e via, finito come una Coca-Cola calda. L’assassino? Un tizio fluido, arcobaleno, incazzato col mondo – probabilmente perché nessuno capiva i suoi pronomi.

Ed ecco che spunta lei, la Giovanna d’Arco della Garbatella: Giorgia Meloni. Lancia un X (che una volta era un tweet, ma ora pare il nome di una porno chat), e scrive: “Questi sono i sedicenti antifascisti… non ci facciamo intimidire”.

BOOM. Altro colpo. Non di fucile, ma di cervello andato.

Nel tentativo di cavalcare il cadavere ancora caldo di un americano con cui non ha nulla in comune, Meloni si autodefinisce fascista per via riflessa. Perché se quello era contro i fascisti, e tu dici che è contro di te, allora… sei fascista? La logica di Topolino sotto acidi.

Ma a Giorgia non interessa. Lei parla a Trump. Gli strizza l’occhio. Gli dice: “Vedi amore? Anche noi abbiamo i nostri woke impazziti che sparano alla gente!”. E intanto, in Italia nessuno capisce se stia parlando di antifascismo o di follower.

Il morto? Strumentalizzato. L’assassino? Etichettato. La verità? Se n’è andata a farsi fottere.

Tutti froci col culo degli altri. Soprattutto se quell’altro è morto e può fare engagement.

Di Aldo Luigi Mancusi