Ucraina, ribellione in divisa: i soldati di Kiev non vogliono finire in galera per un “no” di troppo a Zelensky

A Kiev si protesta: in arrivo una legge che punisce i soldati disobbedienti. Ma intanto i russi sono già a casa

Chi l’avrebbe mai detto che, nel mezzo di una guerra, il nemico numero uno per alcuni soldati ucraini non sarebbe Putin… ma il proprio governo? A Kiev, i manifestanti sono scesi in piazza – stavolta non contro l’invasore, ma contro una legge che vorrebbe trasformare ogni “non mi sembra una buona idea” detto in trincea in una condanna penale.

La proposta, che farebbe tremare anche il più disciplinato dei sergenti, aumenterebbe la responsabilità penale dei soldati che osano disobbedire. Tradotto: se rifiuti di andare a farti macinare su un fronte suicida, non ti mandano a casa, ma dritto in galera. Insomma, dal fronte al fronte… ma delle sbarre.

E mentre il Parlamento discute di come punire chi non vuole morire gratis, l’intelligence ucraina lancia la bomba vera: “Sul nostro territorio ci sono già 700mila militari russi”. Set-te-cen-to-mi-la. Più di quanti abitanti abbia Bologna, per capirci. E noi qui a fare i conti con l’assenteismo da campo?

I manifestanti, tra cui anche familiari dei soldati al fronte, gridano: “La repressione non è disciplina”. Ma provate voi a spiegare il concetto di “disciplina democratica” a chi ha visto ordini suicidi trasformarsi in funerali collettivi.

C’è qualcosa di poeticamente stonato in tutto questo: da un lato, si invoca la libertà come valore assoluto contro l’occupazione russa; dall’altro, si vogliono punire i soldati che esercitano un briciolo di giudizio personale.

Kiev, cara, forse è il caso di rileggere il manuale della leadership: se i tuoi soldati scappano, non sempre è diserzione… a volte è solo buon senso.

Di Aldo Luigi Mancusi