Accordo Russia-Ucraina, la Cina entra nella mediazione dopo gli Usa: passo di Pechino per costruire un nuovo ordine globale, mentre l'Europa resta a guardare
Facciamo una ipotesi. Mettiamo che dopo il summit in Alaska tra Trump e Putin e dopo l’incontro tra la Casa Bianca e l’Europa, il triangolo si chiuda (nell’ambito della più larga agenda della Convenzione di Shanghai) con il vertice tra Xi Jinping e lo Zar russo con un interesse cinese a farsi player nella mediazione. E mettiamo anche che questo ruolo sia accettato dall’America, in una strategia più ampia di geopolitica che interseca la geoeconomia nelle partite più delicate e importanti (terre rare, energia, infrastrutture digitali...).
Diciamola facile: la mediazione Usa/Cina per la pace in Ucraina è un pezzo della partita più complessa di “spartizione del mondo” o di costruzione del nuovo ordine globale. In fondo a Trump potrebbe non dispiacere trattare con Xi Jinping sulle nuove mappe mondiali e un abbozzo di dialogo c’era già stato sui dazi seppur in un lungo colloquio telefonico.
America e Cina: due grandi player globali, cui si aggiungerebbe la Russia. Certo, la retorica imporrebbe a questo punto di infilarci anche l’Europa, se non fosse che l’Europa - agli occhi del mondo - è stata umiliata da Trump sulla vicenda dazi e quindi non pesa granché. Ma ci torneremo. Ripartiamo però dal quadro globale: “spartizione del mondo” in due sostanziali sfere di interesse e di azione, con la possibilità di intersezione da parte di player terzi come possono essere i Paesi del Golfo arabo o la Turchia, liberi di giocare su più piani. Del resto già lo stanno facendo come dimostrano il recente tour di Trump nei paesi arabi e le incursioni di Erdogan in tutti i tavoli, compreso quello della mediazione in Ucraina.
E la Russia? La Russia è uscita dal cono d’ombra delle sanzioni e delle accuse penali contro Putin successive all’invasione in Ucraina, pertanto è un giocatore pesante e presente: il vertice con Trump in Alaska è stato il capolavoro politico dello Zar con la complicità intelligente del presidente Usa, ma è stato solo l’ultima mossa sullo scacchiere internazionale; la tappa americana si inserisce nelle relazioni russe coi paesi Brics plus, con gli alleati in Africa, con l’Iran e la Corea del Nord. Solo l’Europa continua a non voler superare, verso il Cremlino, la strategia dell’isolamento sia con le sanzioni (che però lei stessa aggira o consente di aggirare per esempio sull’energia) sia con le etichette tipo la recente “orco” usata da Macron contro Putin.
Alla Russia, un eventuale ruolo di mediatori da parte di Usa e Cina andrebbe benissimo: il presidente americano chiuderebbe in fretta questa partita e non sarebbe isolato; quello cinese cristallizzerebbe il proprio ruolo di garante per l’altra metà del cielo, cioé il cartello alternativo al modello occidentale “Made in Usa”. In poche parole, Xi - con le maniere proprie della diplomazie cinese: invisibile - si farebbe “sponsor” delle rivendicazioni russe da una posizione di superiorità: del resto già nel vertice Cina/Ue il presidente cinese ammonì l’Europa che non avrebbe mai accettato di vedere attaccata la Russia nel caso di una eventuale azione militare europea a sostegno dell’Ucraina.
Lo stesso Xi, però, sa bene che la mediazione non può coincidere con la vittoria russa (ricordiamoci sempre che a Pechino sta più che bene vedere nel ranking internazionale Mosca forte ma non fortissima), dunque la mediazione atterrerebbe sul ruolo della Nato (fuori dalla Ucraina e pure in posizione di stand-by nelle zone circostanti la Russia), sul riconoscimento alla Russia delle aree già conquistate ed eventualmente qualche altra, ma anche sul ruolo della Ue e della Gran Bretagna sia nella ricostruzione post guerra, sia come “garanti” dell’accordo, con possibilità di trattare un futuro eventuale ingresso dell’Ucraina nella Ue. Questo “working progress” o questa apertura di credito cinese verso l’Europa consente non solo alla Ue di salvare la faccia ma anche alla Cina di trattare con Bruxelles dopo l’accordo sui dazi; in poche parole la Cina apre alla Ue sull’Ucraina se la Ue (ri)apre ai prodotti cinesi.
Se l’Europa fosse non solo intelligente ma anche consapevole del proprio (scarso) peso, accetterebbe. Ma siccome - ad oggi - l’atteggiamento europeo è quello di puntare alla sconfitta politica di Putin, potrebbe non accettare la mediazione considerandola troppo a favore della Russia. In quel caso toccherebbe a Zelensky decidere se affidarsi all’Europa oppure accettare la mediazione proposta da America e Cina. E terminare il massacro.
di Gianluigi Paragone