Usa, licenziati 4 dipendenti Microsoft pro-Palestina: parteciparono a proteste a Redmond per chiedere stop a collaborazione con Israele
Microsoft licenzia quattro dipendenti pro-Gaza. Protestavano contro l’uso di Azure per la sorveglianza israeliana, mentre cresce la crisi umanitaria a Gaza
La Big Tech Microsoft ha licenziato 4 dipendenti pro Palestina che avevano partecipato alle proteste aziendali di Redmond della settimana scorsa, che chiedevano lo stop alla collaborazione fra l'ex azienda di Bill Gates e il governo israeliano.
Usa, licenziati 4 dipendenti Microsoft pro-Palestina: parteciparono a proteste per chiedere stop a collaborazione con Israele
Microsoft ha licenziato quattro dipendenti che avevano partecipato a proteste interne contro i rapporti dell’azienda con Israele, accusata di utilizzare i servizi cloud di Azure per sorvegliare i palestinesi a Gaza e in Cisgiordania. Due lavoratori – Anna Hattle e Riki Fameli – hanno ricevuto la notifica del licenziamento tramite messaggi vocali, dopo aver partecipato a un sit-in nell’ufficio del presidente Brad Smith. Altri due, Nisreen Jaradat e Julius Shan, sono stati allontanati nelle ore successive.
L’azienda ha motivato la decisione parlando di “gravi violazioni delle politiche interne” e di “problemi di sicurezza”, ma i sindacati e i collettivi pro-palestinesi denunciano un chiaro atto di repressione contro chi chiede trasparenza e responsabilità. Il gruppo di lavoratori No Azure for Apartheid accusa Microsoft di “fornire gli strumenti con cui Israele commette genocidio, mentre gaslighta i propri dipendenti sul reale utilizzo delle sue tecnologie”.
Secondo un’inchiesta congiunta di The Guardian, +972 Magazine e Local Call, un'unità dell’esercito israeliano sta sfruttando la piattaforma Azure per archiviare milioni di intercettazioni telefoniche dei palestinesi. Un sistema di sorveglianza di massa che, nel contesto della guerra in corso, assume i contorni di una violazione sistematica dei diritti umani.
Le proteste non si fermano a Redmond: già in aprile altre dimostrazioni avevano interrotto eventi ufficiali dell’azienda, e nelle scorse settimane 18 persone erano state arrestate per manifestazioni all’interno della sede centrale. La repressione di Microsoft segue un pattern più ampio: negli Stati Uniti e in Europa crescono le mobilitazioni contro le grandi aziende tecnologiche accusate di sostenere Israele con servizi e infrastrutture informatiche.